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Rubini: «dal Set Con Mel Gibson Volevo Scappare»

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PARLA L'ATTORE, LADRONE NEL CAST ITALIANO DI «THE PASSION». «UN FANATISMO RELIGIOSO CHE INCUTEVA TERRORE»

Rubini: «Dal set con Mel Gibson volevo scappare»

4/8/2006

di Fulvia Caprara

ROMA. L'esperienza con Mel Gibson sul set di The Passion è stata «terribile, un incontro devastante con una forma di fondamentalismo cattolico che fa più paura delle altre perché è come se, d'improvviso, ci si trovasse davanti a un fratello diventato bastonatore».

Autore e attore del cinema italiano di successo, quello che mette insieme critica e pubblico, Sergio Rubini rievoca senza peli sulla lingua i giorni delle riprese a Matera, e oggi, davanti alle ultime notizie riguardanti l'ex-divo muscolare di Arma letale, certi ricordi fanno ancora più impressione. Il sito Tmz.com ha diffuso un filmato risalente a venerdì notte in cui Gibson, immortalato da un cellulare, si scatena con in mano una bottiglia circa due ore prima di mettersi al volante. Sempre Tmz.com rivela l'esistenza di un altro video (inedito) in cui è immortalata la sfuriata antisemita al momento dell'arresto, quella per cui il divo ha pubblicamente chiesto scusa due volte. Gibson rischia fino a sei mesi di carcere. Sulla sua testa pendono tre capi d'accusa considerati negli Usa «misdemanor», cioè reati minori che però possono essere puniti con pene consistenti.

Così i giorni di The Passion, le preghiere continue, lo spirito religioso che aveva contagiato la troupe, prendono toni e colori diversi: «Mi sono trovato malissimo - confessa Rubini -, avevo la sensazione che la cultura americana, il metodo di recitazione Strasberg, venissero applicati ai santi, alla spiritualità, al mondo religioso. Ho sofferto molto, non avendo l'ausilio della fede e non essendo colpito né dall'esperienza umana né da quella artistica, mi sono sentito solo parte di una truppa di attori italiani a disposizione di un americanone un po' matto, ingaggiata da una grande produzione Usa soprattutto per motivi di risparmio, un po' come facciamo noi quando andiamo a girare in Romania».

Nel film hanno recitato tantissimi interpreti italiani, da Monica Bellucci, la Maddalena, a Rosalinda Celentano, il Diavolo; da Claudia Gerini, la moglie di Ponzio Pilato, a Mattia Sbragia, Caifa. A Rubini è toccato il ruolo del ladrone inchiodato sulla croce al fianco di Gesù: «Mentre recitavamo quelle scene e in tutte le sequenze più emotive, apparivano sul set preti integralisti che ci mostravano l'ostia consacrata. Durante le riprese, ogni giorno, venivano celebrate tre messe, in tre forme e lingue diverse, il gesto più amichevole che Gibson poteva fare con noi attori era invitarci a seguire una delle funzioni insieme a lui».

Rubini a un certo punto ha desiderato fuggire: «Percepivo un clima che sconfinava nell'eccesso e quindi provavo un senso di disagio, di paura. In più le pretese del regista e della produzione erano notevoli, la lavorazione del film è stata lunghissima e noi tutti avevamo dato disponibilità totale, Gibson voleva che fossimo sempre pronti e truccati tutti i giorni, a prescindere dalla scena che sarebbe stata girata. Per diventare Gesù l'attore Jim Caviezel doveva iniziare il trucco all'una di notte. Diventava perfettamente identico al manichino usato per rappresentarlo in diverse sequenze, credo di aver salutato quel fantoccio molte volte scambiandolo per Caviezel, era dotato di un meccanismo che gli faceva muovere il torace proprio come se respirasse».

E lui, Rubini, come ha resistito tanti giorni in croce? «Ho provato a scappare, alla fine ho ottenuto di girare le mie scene, almeno i primi piani, seduto su una sedia, appoggiato a una crocetta». Ma il clima mistico intorno montava: «Ogni mattina qualcuno sul set si convertiva, io invece non riuscivo a trovare nessun punto di contatto con ciò che stava succedendo, cose pazzesche, molto pesanti per noi europei abituati a proteggerci da queste forme di integralismo con la nostra bella dose di ironia».

Rubini fa anche autocritica: «Sono stato punito per la mia vanità. Avevo recitato nel Paziente inglese di Minghella e quando si era saputo che Gibson avrebbe girato in Italia The Passion, ho pensato che dovevo fare di tutto per essere nel cast, non mi rendevo conto dell'operazione in cui mi stavo andando a cacciare». In ogni caso il successo del film è stato fenomenale: «E' vero, sono stato smentito dall'esito commerciale della pellicola, si vede che in questo momento la base richiede forme di integralismo che coinvolgono mondi diversi, quello islamico, ma anche quello cattolico». Con quegli incassi stratosferici Mel Gibson, ricorda l'attore, «ha acquistato addirittura un'isola». Eppure sulle notizie di questi giorni, sulle intemperanze che hanno riportato Gibson sulle prime pagine dei giornali del mondo, Sergio Rubini ha una sua idea. Un sospetto che fa riflettere: «E se tutto questo servisse a lanciare il nuovo film sui Maya? Ricordiamo che anche The Passion ha avuto una storia lunga e complessa, Gibson e la sua società di produzione sono stati abilissimi, all'inizio il Vaticano non era poi così entusiasta, poi c'è stato un cambiamento di tendenza, un appoggio che naturalmente ha favorito l'immenso battage pubblicitario. Osservando quello che accade adesso non ho potuto fare a meno di pensarci».

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