enomis86

Utenti
  • Numero contenuti

    8,096
  • Iscritto

  • Ultima visita

Tutti i contenuti di enomis86

  1. Voglia di privacy per il Parlamento Europeo Il Parlamento Europeo mira a un maggior rigore per la tutela della privacy online. Nel corso dei prossimi mesi, gli europarlamentari valuteranno la possibilità di modificare gli attuali equilibri tra sicurezza e diritto alla riservatezza online, nel tentativo di offrire ai cittadini nuovi standard per proteggere le loro identità e i loro dati personali in Rete. I nuovi provvedimenti dell'Istituzione del vecchio continente potrebbero interessare anche gli Stati che non fanno parte dell'Unione. Una commissione dell'assemblea dei parlamentari europei ha per ora approvato un documento che fa appello ai 27 Stati membri e alla Commissione Europea per lo sviluppo di linee comuni da seguire per la protezione dei dati personali, mantenendo un giusto bilanciamento tra sicurezza e libertà di espressione online. Il documento da poco accolto è stato redatto dall'europarlamentare socialista Stavros Lambrinidis (Grecia), che ha spiegato come «Chiunque, le forze dell'ordine, le compagnie private e perfino i criminali vorrebbero avere ampio accesso ai nostri dati personali, per scopi legali e non. [...] Venti o trenta anni fa nessuno sapeva che libri o giornali leggessi. Oggi queste informazioni sono spiattellate tutte in Internet». Secondo il rapporto da poco approvato, la rapida crescita dei social network e di altri sistemi di aggregazione di contenuti personali online potrebbe portare soggetti malintenzionati a collezionare facilmente le informazioni su centinaia di migliaia di persone. Un effetto "Grande Fratello" che sembra inquietare i membri del Parlamento Europeo, desiderosi di porre nuove regole per rendere chiare e comprensibili le politiche sulla privacy adottate dai servizi online. «Le grosse compagnie telematiche ed i governi hanno molto più potere e conoscenza dei singoli naviganti» ha dichiarato Lambrinidis, ricordando come speso gli utenti forniscano il loro consenso per l'uso dei dati riservati senza aver davvero capito le condizioni poste da chi offre loro un servizio in Rete. Secondo gli europarlamentari, tale sbilanciamento di potere andrebbe eliminato, riportando il rapporto tra utenti e fornitori di servizi online - come i social network - a una sostanziale parità grazie a un quadro normativo chiaro, univoco e valido in tutti i paesi dell'Unione. Il prossimo Parlamento Europeo sarà dunque chiamato a proseguire il lavoro avviato da Lambrinidis, studiando nuove soluzioni in materia di sicurezza e privacy in Rete. L'europarlamentare socialista auspica la futura istituzione di un "Codice dei diritti online", un testo moderno e chiaro in grado di tutelare la riservatezza dei dati dei cittadini, senza precluderne le libertà sul Web. L'iter legislativo sarà probabilmente lungo, ma l'Istituzione europea sembra essere determinata a rivedere l'attuale impianto normativo, offrendo maggiori garanzie ai cittadini europei. Fonte
  2. Google non disattivi account senza motivo La storia raccontata dall'Huffington Post è quantomeno peculiare. Da una parte c'è Google, a difendere il proprio operato ed il proprio diritto di difendere gli advertiser dal click fraud. Dall'altra c'è Aaron Greenspan, nome noto per essere colui il quale a suo tempo ha rivendicato la paternità sul progetto Facebook (per poi trovarsi spodestato prima da ConnectU e quindi da Mark Zuckerberg). La vittoria, infine, andrà a Greenspan, con i legali Google a protestare per la scelta del giudice. Ma è la causa in sé a destare interesse. Aaron Greenspan ha affidato all'Huffington Post un racconto dettagliato della propria avventura con Google (non c'è la versione della controparte, occorre fidarsi del racconto esistente), partendo dalle esperienze da utente, quindi da inserzionista deluso di AdWords, infine da fruitore di AdSense. Tutto si sviluppa, infatti, per mezzo di un dominio acquistato da Greenspan il quale, notando il forte traffico in entrata nonostante i contenuti nulli del sito, ha deciso di approfittare della cosa per trarne giovamento tramite AdSense. Tutto andava bene, finché un giorno Google non ha disattivato l'account di Greenspan senza addurre motivazioni concrete. Semplicemente, a login effettuato, l'interfaccia restituiva un messaggio indicante una posizione di «pericolo» adducente al fatto che il dominio potesse essere stato utilizzato a fini di click fraud. 11 dicembre: due giorni dopo la disattivazione dell'account, per combinazione o per curiosa concomitanza, Google apre il propri programma AdSense for Domains, dedicato ai domini parcheggiati. Greenspan compie un ultimo atto di buona volontà tentando l'iscrizione al programma per aderirvi con il proprio sito, ma Google ha respinto ogni richiesta ulteriore. Anche il nuovo programma è inaccessibile e l'account rimane off limits con tanto di 721 dollari precedentemente accumulati e la cui riscossione risulta a questo punto inaccessibile. Tra le parti non v'è più stato incontro alcuno. Greenspan ha contattato AdSense, ma si è imbattuto nella non esistenza di un servizio di assistenza clienti. Ha quindi contattato i legali del gruppo, ma si è scontrato contro un muro di gomma che ha impedito ogni richiesta diretta. Impossibilitato ad avere chiarimenti, Greenspan si è quindi rivolto ad un giudice, ottenendo un'udienza per i primi giorni di marzo. Il dibattito in tribunale può essere riassunto in uno scambio di battute. «Possiamo cancellare l'account per qualsiasi motivo» ha attaccato la rappresentanza Google. «Non per il colore dei miei occhi» ha risposto Greenspan. Il giudice, non ravvisando motivo alcuno dietro la decisione di Google, ha deciso per una scelta conservativa: il gruppo dovrà rimborsare a Greenspan i 721 dollari accreditati all'account sospeso e dovrà 40 dollari ulteriori per spese ulteriori legate al procedimento legale. A sentenza pronunciata, spiega ancora Greenspan, i legali di Mountain View avrebbero protestato: «Non è giusto! Cosa succederebbe se tutti coloro i quali hanno l'account cancellato denunciassero Google?». A quest'ultima domanda non c'è stata risposta, ma Greenspan offre la propria rivalsa: «Dovrebbero». Fonte
  3. BuzzMetrics spia il Web italiano A distanza di circa 10 anni dalla sua introduzione negli Stati Uniti, giunge ora anche in Italia BuzzMetrics, lo strumento per l'analisi del passaparola online della società di rilevazione Nielsen. Come suggerisce il nome stesso, BuzzMetrics misura il "buzz" in Rete, ovvero l'insieme dei contenuti creati dagli utenti e che spesso contengono consigli, opinioni e confronti diretti su marchi e prodotti. Uno strumento molto utile per le aziende che, tastando preventivamente il polso alla Rete, possono calibrare con maggiore efficacia le loro campagne di marketing sia online che al di qua dello schermo. «Stiamo assistendo al boom dei contenuti generati dagli utenti. I nostri dati ci dicono che sempre più persone frequentano community, blog, social network: nel mondo a dicembre 2008 erano quasi 250 milioni, 16 milioni solo in Italia ma ciò che colpisce è il tempo che queste persone vi dedicano: nel nostro Paese una media di oltre 3 ore e mezza al mese a testa» dice Luca Bordin, Managin Director di Nielsen Online [PDF]. Grazie alla quantità crescente di utenti e ai contenuti da loro prodotti, il Web si rivela dunque un ambiente ideale per comprendere istanze e opinioni dei consumatori, come ha già dimostrato nel corso degli ultimi anni l'esperienza statunitense di BuzzMetrics. Il nuovo servizio offerto da Nielsen è principalmente indirizzato alle aziende, alle istituzioni e ai personaggi pubblici desiderosi di conoscere meglio i consumatori della Rete, offrendo poi campagne mirate per fare breccia nei loro interessi. BuzzMetrics sfrutta numerosi database per raccogliere costantemente il passaparola della Rete, identificando le tematiche e le discussioni maggiormente in voga in un certo periodo temporale. Il sistema indicizza circa 103 milioni di blog e oltre 100mila forum in tutto il mondo, estraendo poi dati quantitativi e qualitativi sul "buzz" della Rete. «Il servizio offerto da BuzzMetrics è andato perfezionandosi nel corso di oltre dieci anni di esperienza internazionale, grazie anche alla collaborazione con oltre 125 tra i più importanti marchi globali nostri clienti, così da avere raggiunto ora standard qualitativi eccellenti» dichiara con orgoglio Shobhana Srinivasan, International Product Manager di Nielsen Online. Per fornire una prova delle capacità di indicizzazione ed elaborazione dei dati di BuzzMetrics, la divisione italiana di Nielsen ha rilasciato alcuni dati su tre importanti eventi mediatici: Sanremo, Grande Fratello e Premio Oscar. L'evento maggiormente discusso in Rete è risultato essere il Festival della canzone italiana, con picchi notevoli in concomitanza dell'apertura e dalla chiusura della manifestazione canora. Sanremo ha ricevuto il 36% di commenti positivi e il 35% di negativi dal campione analizzato online da BuzzMetrics. Curioso il dato sulle canzoni: solamente il 14% dei messaggi rilevati parla della qualità delle esibizioni e dei brani. Anche il Grande Fratello ha beneficiato di molto spazio online nel periodo preso in analisi da BuzzMetrics, ma non per le vicende dei concorrenti nella famosa casa, quanto per l'accesa querelle tra Mediaset ed Enrico Mentana per il mancato speciale di Matrix sul caso Englaro. Presente da circa dieci anni negli Stati Uniti e dal 2007 anche in Gran Bretagna, Germania, Spagna, Australia e Nuova Zelanda, ora BuzzMetrics avvierà il monitoraggio dei contenuti del Web italiano, fornendo una nuova risorsa per le imprese interessate al nostro mercato. Fonte
  4. Il crollo di Tiscali a Piazza Affari: -40% Giornata drammatica per le azioni Tiscali. Il titolo non riesce a far prezzo a Piazza Affari, ove il precipizio è valutato in linea teorica a quota -45% senza tuttavia veder registrato alcuno scambio. Le cause sono da ricercarsi nella rottura definitiva con BSkyB: le trattative per la cessione degli asset inglesi non ha avuto seguito e così la fiducia sul titolo è caduta a livelli pericolosi. Il rating che Milano Finanza consegna al titolo Tiscali è E+, un allarme rosso senza "se" e senza "ma". E l'ultimo resoconto del consiglio di amministrazione dell'azienda sarda (pdf) non fa che confermare tali preoccupazioni: «A seguito del protrarsi delle negoziazioni con BSkyB per la cessione delle attività inglesi del Gruppo Tiscali e del mancato raggiungimento di un accordo, a causa del deterioramento del contesto di mercato in cui opera anche il potenziale acquirente, il Consiglio di Amministrazione ha preso atto della sostanziale impossibilità a procedere nelle suddette trattative». Stando così i fatti, un qualsivoglia accordo di cessione appare al momento poco ipotizzabile e la situazione economica non sembra giovare in alcun modo a tale possibilità. Il futuro, dunque, sarà progettato in un'ottica conservatrice, nella speranza di trovare i necessari accordi per evitare di soffocare il gruppo nei suoi stessi debiti: «il Consiglio ha valutato la necessità di predisporre un nuovo Piano Industriale ed un connesso Piano Finanziario che consentano al Gruppo di avviare un processo mirante alla ristrutturazione dell'indebitamento e volto a garantire l'equilibrio finanziario di lungo periodo. In considerazione di ciò e al fine di potere disporre del tempo necessario per la predisposizione di tali Piani, la Società intende chiedere ai principali istituti finanziatori di concedere un periodo di sospensione dei pagamenti di interessi, quote capitali e dei covenant finanziari, funzionale al raggiungimento degli obiettivi di cui sopra [...] La Società procederà a nominare a breve gli advisor industriali, finanziari e legali per la redazione del Piano Industriale e Finanziario ed a supporto del processo di rinegoziazione del debito». A questo punto o Tiscali riesce a rinegoziare il debito, o altrimenti si aprirebbe un periodo estremamente problematico con il gruppo costretto in operazioni che, lungi dal rappresentare una opportunità, diventerebbero un mero salvagente. Secondo Citigroup, infatti, una soluzione "a spezzatino" sarebbe un'eventualità obbligata, anche se «crescono i timori che gli azionisti non sarebbero i principali beneficiari di tali dismissioni forzate» Il target price è ora spostato attorno agli 0.15 euro per azione. Fonte
  5. bè Piero è un mito ristorante cinese o giapponese?
  6. LAttina
  7. Secondo me il tasso di quel albero accanto al nano fetente era di sconto, e non di crescita, come suggeritomi dal gran maestro della baluba , che raccontava solo frottole inventate di sana pianta giusto per divertirsi alle fiere di paese. Ma tutto questo non interessava, ma anzi, mi disgustava
  8. folklore
  9. dopo anni di pratica finalmente no (ò cero lo tiuro ) l'udm ha mai visto un ufo?
  10. Quoto al 100% ogni tua singola parola, pertanto mi associo! idem, auguri
  11. buona domenica
  12. Telecom: nasce Working Capital per il rilancio dell'innovazione Nasce Working Capital, il progetto con cui Telecom Italia intende sostenere le migliori iniziative imprenditoriali nell’ambito del web 2.0 e delle nuove frontiere di Internet. Working Capital si propone come uno strumento concreto per il rilancio dell’innovazione tecnologica in Italia e si avvale di un investimento complessivo equivalente a 5 milioni di euro in due anni. Un comitato composto dal top management di Telecom Italia e da autorevoli esperti del settore avrà infatti il compito di individuare progetti d’impresa in settori come ad esempio i social media, le web tv, la musica digitale ed il digital marketing. Le migliori idee d’impresa tra quelle che verranno proposte anche attraverso il sito www.workingcapital.telecomitalia.it potranno usufruire delle infrastrutture evolute e del know-how tecnologico di Telecom Italia, che diventerà loro partner tecnico e concorrerà all’effettivo sviluppo di servizi innovativi a favore della comunità, coerentemente con l’obiettivo dell’azienda di contribuire alla promozione dell’innovazione e alla modernizzazione del sistema Paese. “Telecom Italia guarda con estrema attenzione agli sviluppi del mondo Internet in Italia, e vuole dare un contributo a questo processo anche mettendo a disposizione dei soggetti più meritevoli risorse e competenze”, ha dichiarato Franco Bernabè. “Siamo infatti convinti che il rinnovamento economico e sociale del nostro Paese possa essere facilitato da una generazione di nuovi promettenti imprenditori che sappiano interpretare il futuro della comunicazione digitale”. Fonte
  13. questo mi capita con alcuni fumetti :rotfl:
  14. YouTube e Universal uniti per i video musicali YouTube e la Universal Music Group (l'etichetta musicale più grande ed importante del mondo) sarebbero in procinto di dare vita ad un progetto autonomo per portare i video musicali in rete. Questa, almeno, l'ipotesi avanzata dal Wall Street Journal e da Cnet. Ma le due compagnie ancora non confermano nulla. Il sito dovrebbe chiamarsi Vevo e dovrebbe essere in linea di massima un Hulu per i video musicali, realizzato a quattro mani e potenziato dal grande aggregatore video di Google. YouTube infatti da tempo ha capito come i video musicali (e la musica in generale) siano una delle forze trainanti della propria piattaforma, tanto da essere riuscito anche a trovare diversi modi per monetizzarli. Tutte le fonti ci tengono a precisare che i termini dell'accordo sarebbero in via di negoziazione e che nulla è sicuro. Un'eventuale firma potrebbe distare ancora settimane e dunque il risultato delle trattative potrebbe essere qualcosa di differente da quello che sembra ora. Tuttavia l'idea di un sito Universal potenziato da YouTube sembra, oltre che probabile, auspicabile. YouTube infatti ha necessità di fare cassa con tutti i suoi contenuti e la Universal non vede l'ora di riuscire a trarre concreti ricavi dalla musica online. Già in passato YouTube aveva provato a stringere contratti in esclusiva con le etichette musicali ma ad esempio la Warner aveva seccamente rifiutato l'offerta dell'aggregatore decidendo di rimuovere e far rimuovere ogni tipo di contenuto di sua proprietà dai video di Google. L'idea di un sito "brandizzato" invece sembra più consona e più allettante per un colosso come Universal-Vivendi che pare abbia intenzione di imbastire anche tutto il commercio parallelo a partire dalla nuova risorsa in via di definizione. Fonte
  15. Al Gore promuove i domini .eco Prepariamoci all'idea di poter scegliere tra .com, .it, .eu e, prossimamente, anche .eco. L'idea parte infatti con grandi forze alla base, con forti principi e con i capitali giusti. ICANN permettendo, dunque, l'ecologia è pronta ad entrare a far parte del mondo dei Top Level Domain. La proposta parte dalla Dot Eco LLC di Fred Krueger e Clark Landry. Il gruppo si candida alla gestione dei domini stessi, ma fin dal principio tira in causa "An Inconvenient True", il film prodotto da Al Gore per sensibilizzare gli spettatori sul tema dell'emergenza ecologica. Al Gore non si è fatto tirare troppo per la giacchetta ed è immediatamente salito sul carro della Dot Eco LLC: la sua Alliance for Climate Protection, infatti, ha immediatamente promesso pieno supporto all'iniziativa ed Al Gore si è così messo in prima fila nel promuovere i domini .eco come nuova grande opportunità per il proprio mantra ecologico. L'intento della Dot Eco LLC è quello di creare un nome a dominio dedicato a quanti sviluppano progetti ecologisti ed intendono darne pubblicità e mercato sulla rete. I proventi dai domini .eco andranno a coprire le spese gestionali del TlD ed in secondo luogo a finanziare altri progetti ecologisti. La mission del gruppo, dunque, ha finalità sociale, il che è un punto di forza imprescindibile nello spingere la causa verso la giusta direzione. Spiega Cathy Zoi, CEO della Alliance for Climate Protection: «L'iniziativa .eco è un approccio unico al fundraising per lo sviluppo di organizzazioni nonprofit come la nostra. Siamo eccitati dalla possibilità di poter lavorare con la Dot Eco LLC per generare fondi per la nostra organizzazione e per promuovere la sensibilizzazione sui cambiamenti del clima». Nel Board della Dot Eco LLC figurano personaggi del calibro di Davis Guggenheim (direttore di "An Inconvenient True"), Roger Moore (Ambasciatore dell'UNICEF), Richard Muller (collaboratore del Panel on Climate Change) e Jim Dufour (dello Scripp Institution of Oceanography). Il gruppo si è presentato direttamente al meeting messicano dell'ICANN, ove però è emersa una certa confusione relativamente al passaggio verso la nuova realtà dei nomi a dominio liberi. Occorrerà ora capire se l'ipotizzato .eco passerà secondo le vecchie procedure o se potrà essere uno dei primi domini "liberi" ad essere portati sul mercato. In ogni caso i tempi non saranno immediati, soprattutto alla luce della confusione che ancora circonda l'avvio delle nuove procedure di approvazione dei prossimi TlD di nuova generazione. Fonte
  16. esatto brano bellissimo Cold Deep: 286 Raskolnikov: 276 FollowTheNemesis: 226 Eagleman: 219 Kokekokko: 64 Falco: 48 Kokkamilla: 30 Isileth: 22 Orsetta: 16 Angelique: 8 Min3rva: 3 Lucac: 3 a te
  17. così difficile? :rotfl: vi posso dire che questo duetto è inserito nella colonna sonora del film "Il collezionista d'ossa"
  18. strano, openoffice è compatibile con Vista, neanche la versione portable funziona?
  19. ciao sono perfettamente d'accordo con te anch'io leggo moltissimo, sono la rovina dei miei genitori non preoccuparti se vedi autori che possono non piacerti, puoi proporre liberamente i titoli che più ti sono piaciuti e che vuoi condividere con gli altri anzi, più ne segnali più si allarga la scelta possibile a presto
  20. non cambia nulla, ma la puoi installare anche sul tuo hd da dove hai scaricato l'installer malfunzionante?
  21. :clapping::clapping::clapping::clapping: