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Sergio Lepri, ex direttore dell'Ansa, rifiuta l'offerta di un editore e lancia in rete il saggio «1943»

«Il 1943 comincia di venerdì e qualcuno dice di aver visto nella notte, verso le due o le tre, il cielo oscuro attraversato da una striscia luminosa che si è persa all'orizzonte. Una stella cadente? Strano, in questa stagione». Che cosa ve ne pare? È l'elegante incipit per un bel libro sul 1943. E del resto non poteva essere altrimenti, visto l'autore, Sergio Lepri, storico direttore dell'Ansa, la nostra maggiore agenzia di informazione che ha guidato per trent'anni. Ma la sorpresa non è soltanto nella freschezza dello stile di un uomo che da quando è andato in pensione non ha mai smesso di inventarsi nuove sfide, quanto il fatto che Lepri, rifiutando l'offerta di un editore, abbia deciso di pubblicare il suo libro 1943 - Cronache di un anno su Internet. Se cliccate su www.sergiolepri.it comparirà sul vostro monitor un sito fatto con tutti i criteri, da cui apprenderete anche alcune notizie biografiche dell'autore (classe 1919), che alla tenera età di 89 anni ha deciso di stupire tutti con il suo progetto.

Intanto, il libro nasce dalla volontà di non dimenticare, di non disperdere quel patrimonio di testimonianze ancora vivo sull'anno forse più terribile della storia italiana. Ricordiamo soltanto alcuni fatti: la ritirata di Russia, l'avanzata degli Alleati in Africa, la riunione del Gran Consiglio del fascismo che il 25 luglio destituì il Duce, l'armistizio dell'8 settembre, la liberazione di Benito Mussolini al Gran Sasso e la nascita della Repubblica sociale, il sacrificio di Salvo D'Acquisto, la deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma il 16 ottobre, l'inizio della Resistenza. Una densità di fatti che ha consigliato molti di circoscrivere la narrazione: chi come il giornalista del «Corriere della Sera» Paolo Monelli si limitò al perimetro della capitale, «Roma 1943», chi come la storica Elena Aga Rossi a una sola data, l'8 settembre.

I capitoli del libro di Lepri corrispondono ai giorni più significativi di quell'anno cruciale: circa un centinaio, anche se il racconto è pronto soltanto per una sessantina. Ecco la prima novità. Il 1943 di Sergio Lepri — è l'autore stesso a spiegarlo in una divertita prefazione — è un work in progress, un lavoro che si basa su un ampio nucleo preconfezionato dal giornalista che viene aggiornato continuamente, un cantiere aperto che non resta mai uguale a se stesso. Se Lepri giustamente impone le sue scelte di stile, l'organizzazione dei temi, i collaboratori che offrono contributi sono tantissimi, teoricamente tutti gli ultrasettantenni che hanno un ricordo significativo del 1943, ma anche gli studiosi e i più giovani che hanno qualcosa da dire.

Con l'avanzare del lavoro un libro quasi tradizionale è diventato un testo multimediale, con link a vari siti di documentazione o a video di interesse storico. La pagina del 28 dicembre contiene per esempio il link all'intervista su YouTube di Maria Cervi, figlia di Antenore, uno dei sette fratelli Cervi. Sembra che Sergio Lepri abbia scoperto le nuove virtù del libro nell'era di Internet: intanto, la possibilità di correggere continuamente gli errori e di dialogare con i propri lettori e collaboratori. E poi dar vita a un'opera che non conoscerà la polvere degli scaffali né le lame del macero. Un'opera destinata a fluttuare nel cyberspazio per sempre.

(Fonte)

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