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Plug-in Audio: L’equalizzatore

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Plug-In Audio: l’equalizzatore

Gli equalizzatori (chiamati spesso semplicemente EQ) sono i primi strumenti di elaborazione con i quali ci si deve confrontare quando si vuole fare musica. Li troviamo in tutte le apparecchiature audio che ci circondano e li utilizziamo tutti i giorni, ma quando si vuole produrre musica seriamente non basta regolare i toni bassi e alti “ad orecchio”… c’è forse qualcosa in più da sapere per far sì che il nostro brano suoni al meglio. Infatti registrando un brano in tracce separate possiamo intervenire sull’equalizzazione di ogni singolo strumento e, possibilmente, migliorarne la resa sonora.

Per conoscere la teoria sui vari tipi di equalizzatore (parametrico, a bande, etc.) vi invito a ricercare su internet e sono certo che troverete tutte le informazioni che volete. Quello che interessa a noi è che un equalizzatore ci permette di ridurre o enfatizzare determinate frequenze. La prima cosa da sapere è che un timbro musicale è un insieme di più frequenze armoniche; se suoniamo un LA a 440 Hz con uno strumento in realtà non è solo quella frequenza ad essere interessata, ma sono presenti moltissime altre frequenze che, sommate tutte insieme, ci fanno distinguere quel determinato timbro. Senza scomodare l’analisi di Fourier (un complicato calcolo matematico che permette di scindere una forma d’onda in tutte le sue componenti sinusoidali) a noi quello che interessa sapere è che con l’equalizzatore possiamo modificare sensibilmente il timbro di uno strumento. In base al suono interessato ci saranno quindi alcune frequenze importanti ed altre che, se presenti, saranno solo di disturbo.

GarageBand ci mette a disposizione un pratico equalizzatore in ogni traccia che permette di lavorare 4 bande indipendenti e, addirittura, di monitorare graficamente il segnale (spuntando “Analyzer”) così da poter vedere, oltre che sentire, gli effetti delle nostre correzioni. Per contro non abbiamo un controllo totale sulle 4 bande potendo solo agire su frequenza e guadagno senza poter modificare a piacimento la larghezza della “campana” (chiamato fattore Q e misurato in decibel per ottava).

Se riteniamo insufficienti i controlli dell’equalizzatore standard in ogni traccia possiamo aiutarci con i plug-in Audio Unit (di serie o di terze parti installabili gratuitamente) in modo da avere un controllo completo e totale sulle frequenze.

Sarà interessante vedere nel dettaglio (in un prossimo articolo) come usare l’equalizzatore sugli strumenti più comuni, quali frequenze aumentare e quali ridurre per modellare il suono. Per adesso vi invito a fare un po’ di pratica lasciandovi guidare dal vostro orecchio e dai preset di equalizzazione di GarageBand. Anche se un preset non sarà certamente subito adeguato alla vostra registrazione vi darà comunque una precisa indicazione su quali frequenze siano più influenti in un timbro.

Aggiungo soltanto alcuni consigli generali personali:

Lavorate al contrario!

No, non vi sto chidendo di mettervi a testa in giù. Intendo dire che per essere sicuri che la frequenza sulla quale state lavorando è quella giusta, provate ad invertire il guadagno. Ad esempio: se un tom o un rullante hanno una nota di coda troppo lunga che vi disturba e state attenuando una frequenza per cercare di eliminarla, provate ad enfatizzare quella frequenza. Noterete subito se è quella giusta.

Esagerate!

Per individuare in modo preciso la frequenza mettete il guadagno al massimo (o al minimo) e fate una scansione avanti e indietro con la campana più stretta possibile. Dovreste sentire più chiaramente quale è il punto su cui lavorare. Poi, mi raccomando, riportate Q e guadagno su valori normali e intervenite solo il minimo indispensabile… interventi “pesanti” di equalizzazione possono creare problemi di fase della forma d’onda e, di fatto, peggiorare il suono.

Tagliate i bassi e gli alti non necessari.

Il problema delle frequenze di disturbo è spesso irrilevante se sentiamo uno strumento da solo, ma diventa estremamente importante in un missaggio finale perché i “disturbi” presenti in ogni traccia possono sommarsi andando di fatto a rendere confusionario il prodotto finale.

Non chiedete l’impossibile.

Un equalizzatore può enfatizzare una certa frequenza solo se questa è presente nella forma d’onda e ovviamente non tutti i timbri hanno al loro interno tutte le frequenze. Può inoltre capitare che la strumentazione utilizzata in fase di ripresa non fosse di ottima qualità e quindi certe frequenze non siano registrate nella forma d’onda. Non è affatto difficile infatti che una bella voce, tonica e ricca, se registrata con strumentazione scadente risulti poi povera in registrazione. L’equalizzazione può certamente correggere alcune carenze, ma se il microfono non ha catturato come si deve sarà molto difficile che si riesca a recuperare ciò che non c’è

A questo proposito vi lascio con un piccolo aneddoto: chi ha sentito dal vivo Maria Callas dice che la sua vera voce, ascoltata in teatro senza alcuna amplificazione elettrica, fosse molto più bella di quella che è arrivata a noi nei dischi. Qualcosa, evidentemente, manca nelle registrazioni e questo in fondo è il motivo per cui si spendono centinaia (ed anche migliaia) di euro in microfoni, preamplificatori e convertitori capaci di catturare fedelmente tutte le frequenze armoniche.

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