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6 Scrittori Propongono Il Termine Che Meglio Racconta I Nostri Tempo

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Variazione sul tema del «Vocabolario europeo» di Giuseppe Antonelli

La vita in una parola, le scelte degli autori

Il cane della Giménez, il tradimento di Erofeev: 6 scrittori propongono il termine che meglio racconta i nostri tempo

Dal nostro inviato ALESSANDRA MUGLIA

FESTIVAL--180x140.JPG Lo scrittore indiano Amitav Ghosh con Giuseppe Cederna al Festivaletteratura di Mantova (Fotogramma)

MANTOVA - Raccontare il mondo con una parola, scegliere il vocabolo che meglio dica il nostro tempo: l'invito è stato riproposto quest'anno ad alcuni scrittori presenti al festival, per la nuova edizione del «Vocabolario europeo». Una piccola raccolta di lemmi d'autore, che aprono squarci, condensano storie e generano intrecci di lingue e culture. Un'iniziativa presentata in affollatissimi incontri qui a Mantova dal suo ideatore, Giuseppe Antonelli, storico della lingua. Non ce ne voglia il professore, se sull'onda di questo successo abbiamo esteso l'invito ad altri autori, anche di diversi continenti, trascurandone altri. Così accanto al russo Vicktor Erofeev e alla spagnola Alicia Giménez Barlett (tra i 14 autori del Dizionario «ufficiale»), riportiamo «la parola d'ordine» di altri quattro autori avvicinati in questo finale di festival: la canadese Anne Michaels, l'indiano Amitav Ghosh, la spagnola Silva Peréz Vitoria, la buthanese Kunzag Choden. Ora tocca a voi lettori: quale di questi termini d'autore ritenete più adatto a raccontare la nostra epoca? In quale vi riconoscete di più? (VOTA) Il motivo che spiega la scelta degli scrittori potete leggerlo di seguito o ascoltarlo dalla loro voce nelle video-interviste (guarda i video).

CELEBRAZIONE - L'indiano Amitav Ghosh, una delle voci del Subcontinente più originali e lette nel mondo, adotta la parola "Tamasha" e restituisce l'omaggio che il festival gli ha fatto dedicandogli l'unica retrospettiva di questa edizione: tre incontri per scandagliare tutta la sua opera da «Schiavo del manoscritto» (appena riedito) a «Mare di papaveri», primo romanzo di una trilogia dedicata alle grandi migrazioni. «Scelgo una parola che deriva dalla lingua hindustani e che è poi passata anche all'inglese, la ritroviamo infatti nell'Oxford Dictionary: è "tamasha", che significa celebrazione, evento, happening. Vorrei dedicarla al festival di Mantova, che può essere definito la grande tamasha. Questo perché il modo di oggi gira intorno al mondo egli eventi, degli happening, credo lo rispecchi».

TRADIMENTO - Lo scrittore russo Vicktor Erofeev, censurato durante il regime sovietico per la sua collaborazione con i dissidenti, autore de «Il buon Stalin» adotta la parola «predatelstvo» che significa tradimento. «In ultima analisi siamo tutti traditori. Coscientemente o no, commettiamo tutti una serie di tradimenti anche se preferiamo definirli in un altro modo. Diventando adulti tradiamo la nostra infanzia e le nostre convinzioni giovanili. Tradiamo gli amori, gli amici e diciamo che siamo cambiati. Attraversiamo la nostra vita immersi nello strano aroma del tradimento. Più veloci girano le ruote del progresso intellettuale e tecnologico, più aumentano i tradimenti».

CANE - Alicia Giménez Barlett, la scrittrice di gialli più famosa in Spagna, una delle più lette d'Europa, ribattezzata in Italia la «Camilleri iberica» per la sua serie sull'ispettrice Petra, sceglie la parola «perro», cane, come «animale più civile dell'uomo». «Un cane non eredita i peccati dei padri, le colpe delle generazioni passate, non ha fatto l'Olocausto. Un cane non mente né tradisce, non compra né vende. Mi siedo a scrivere davanti al pc mentre i miei due cani mi sfiorano le gambe e posso dire che sono felice».

TRASFORMAZIONE - Kunzang Choden arriva dal Tetto del mondo. E' la prima scrittrice del Buthan pubblicata a livello internazionale e tradotta in italiano. Ha scelto la parola «jurma» (in buthanese trasformazione) «perché la mia vita è stata da sempre una continua, incessante trasformazione. Perché io stessa ho perso e ritrovato più volte le cose più importanti. Perché le donne del mio Paese si devono confronatre ogni giorno con le sfide di una modernizzazione rapida e incessante. Perché è importante che anche chi è più debole e indifeso non perda la propria identità e dignità, quando tutto, tutto intorno, improvvisamente comincia a cambiare. Perché anche la democrazia, che in Bhutan abbiamo adottato solo da poco più di un anno, obbedisce alla legge del continuo cambiamento».

PETRICHOR- Il termine adottato dalla poetessa canadese Anne Michaels è anche il titolo dell'ultimo capitolo del suo ultimo romanzo «La cripta d'inverno». Ha adottato la parola «petrichor». «Un termine scientifico che indica l'odore della pioggia, quell'odore meraviglioso che viene rilasciato dalle sostanze che sono intrappolate nella pietra quando questa viene bagnata dalla pioggia. Il motivo per cui è importante è che questo è un odore meraviglioso di cui noi facciamo esperienza solo quando viene lavato via. E questo in un momento in cui così tanto è a rischio anche da un punto di vista ecologico e ambientale ci porta a riflettere su quanto è importante quello che rischiamo di perdere».

CONTADINI - La spagnola Silva Peréz Vitoria ha fatto della difesa dei contadini come risorsa indispenabile per garantirci un futuro il fulcro del suo lavoro di economista, sociologa e autrice di documentari. Con il saggio «Il ritorno dei contadini» si è aggiudicata quest'anno il premio Nonino. Ha adottato la parola «campesinos». «Nonostante l'occultamento della questione contadina, scomparsa di fatto dalle agende politiche dei governi nazionali, i contadini sono sempre presenti e stanno guadagnando nuovi spazi. Bisogna capire che la questione contadina ci riguarda tutti: la nostra alimentazione, il nostro ambiente, il nostro stile di vita e la nostra cultura. Questo non significa diventare tutti contadini ma modificare l'aberrante nozione di sviluppo che fino ad oggi ha pensato di sbarazzarsi di chi coltiva la terra».

13 settembre 2009

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