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Twitter E La Censura

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F1

Twitter e la censura

I piloti non ci stanno

A Shanghai il circus si è scontrato con le severe norme del governo, che ha bloccato l'accesso ai social network. C'è chi come Chandok e Senna è riuscito ad aggirare l'ostacolo e chi pensa di spingere presso Ecclestone per cancellare la tappa cinese dal calendario

dal nostro inviato MARCO MENSURATI

SHANGHAI - La Cina e la Formula 1 sono due mondi che vanno a velocità troppo diverse tra di loro per potersi capire. Non bastasse il totale disinteresse della popolazione per la manifestazione (i pochi che la conoscono la chiamano a tutt'oggi "formula i" perché il primo anno il logo del Circus non era chiarissimo e il numero si confondeva facilmente con la lettera), non bastassero i non pochi problemi logistici e culturali, da quest'anno a confermare la distanza siderale che c'è tra i due pianeti ci si è messa anche l'odiosa (e antica) questione della censura. Il governo cinese, com'è noto, non ama internet e le sue varie declinazioni. In particolar modo ha in uggia i social network e, da Facebook a Twitter, li ha censurati praticamente tutti. Ora, si dà il caso che quest'anno, in moltissimi tra piloti, pr e ingegneri avevano scelto proprio il sito di micro blogging come principale veicolo per le proprie comunicazioni, pubblicitarie, sportive o solo compulsive che fossero.

E così, ieri, quando la maggior parte degli addetti ai lavori è arrivata qui a Shanghai i due mondi sono andati inevitabilmente in collisione. Facendo tornare la voglia a molti di insistere presso Bernie Ecclestone affinché la tappa cinese venga cancellata dal calendario al più presto. Ovviamente non è mancato chi, senza arrivare a tanto, si è ingegnato studiando qualche scorciatoia. La più brillante di tutti è stata trovata da Karun Chandok, il pilota indiano della diroccatissima scuderia Hispania Racing Team. Appena sbarcato all'aeroporto, Chandock, in omaggio alla sua inquietante dipendenza dai twit, ha cercato di aggiornare il suo status e comunicare ai suoi fans (indiani) l'avvenuto atterraggio. Ma si è scontrato contro il blocco governativo. "Poi - racconta - proprio mentre cercavo di trovare una soluzione mi è venuta incontro una dolcissima ragazzina cinese. Era una mia fan. E mi ha dato un foglietto con su un paio di dritte per aggirare il blocco". A quanto pare, però, le istruzioni erano in cinese e quindi Chandock si è dovuto ingegnare non poco per poter accedere al suo sito. E alla fine ce l'ha fatta, per il sollievo di suoi tifosi.

Decisamente più pratico il suo compagno di scuderia, il brasiliano Bruno Senna (nipote di Ayrton) che dopo essersi scontrato un paio di volte con il blocco si è accorto che dal suo Blackberry riusciva ad entrare sia pure un po' a rilento. Non manca chi ha preso la cosa molto più sul serio di Chandock e Senna. E cioè quelle scuderie che attraverso twitter veicolano buona parte dei propri messaggi (e, si sa, il core business della F1 non è la velocità ma, appunto, la comunicazione). Preoccupate per la possibile reazione dei circa 30.000 poliziotti informatici cinesi, hanno evitato comportamenti spregiudicati: "Per quest'anno - dice al sito F1sa.com un anonimo addetto alla pagine twitter di un team - è andata così, ma dal prossimo anno questa cosa la dobbiamo risolvere prima di venire qui". (15 aprile 2010)

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