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Albert Einstein

Un'Associazione Culturale Mi Chiede Di Cedergli Il Dominio .Com A

7 messaggi in questa discussione

Un problemino giuridico e spero possiate aiutarmi anche in questo....

Ho gestito per anni un dominio .com per un'associazione culturale insieme al loro sito.

Tutti i contenuti del sito sono stati scritti da me.

Siccome il presidente cambiava spesso, il dominio .com è stato intestato a me e sempre io ho pagato i rinnovi annuali senza mai chiedere rimborsi.

Preciso che ho sempre lavorato a titolo gratuito perdendoci anche soldi del rinnovo dominio.

Il sito, grazie ai miei sforzi nel creare i contenuti ha dei buoni risultati nella serp di Google.

Ora è cambiato il consiglio direttivo dell'associazione e, senza dirmi nulla hanno acquistato un dominio .it e mi hanno intimato di dargli le password del mio dominio .com (che ripeto ho pagato per anni e di cui sono regolarmente proprietario).

Mi sono rifiutato di cederlo a loro al massimo posso scrivere sul sito che questo non è più il sito ufficiale dell'associazione culturale. Di più non mi sento di fare...

Possono togliere un dominio .com al suo legittimo proprietario giusto perché qualcuno, appena eletto, nel nuovo consiglio direttivo ha così deciso?

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Ahem...

A che titolo?

Dominio intestato a te, fatturato a te, probabilmente hai le ricevute dei pagamenti... forse tramite causa possono "estorcerlo" (come è successo nel celeberrimo caso di Armani.it), ma prima dovrebbero investire denaro in avvocati e carte bollate.

A mio modesto ed ignorante parere, una associazione culturale non ha le stesse motivazioni e tutele di riconoscimento di una azienda.

Però, per poter evitare appigli, dovresti da subito togliere i riferimenti all'associazione culturale. Altrimenti rischi di essere chiamato in causa come millantatore.

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La situazione in cui ti trovi è un po' complicata e merita una riflessione prima di poter dare un risposta che - come leggerai - non è nemmeno una risposta certa, dato che siamo in Italia. Leggendo capirai il perché.

Il nostro paese è in fortissimo ritardo per ciò che riguarda una seria disciplina della tutela dei nomi a dominio e dei loro possessori e questo non ha fatto altro che causare una serie di disguidi, pasticci e azioni giudiziarie infinite. Il tutto parte da una domanda:

chi è il proprietario di un dominio?

Leggendo il regolamento del Registro .IT si evince a chiare lettere che il soggetto che chiede la registrazione di un nome a dominio viene, da quel momento in poi, indicato come "assegnatario" del nome a dominio e non come "proprietario"; ciò implica che, interpretando in senso letterale l'art. 832 c.c., non possiamo parlare di "acquisto" perché non vi è trasferimento di alcun diritto di proprietà (inteso in senso codicistico). Non a caso, la registrazione di un nome a dominio non configura uno dei modi d'acquisto della proprietà tipizzati dal nostro legislatore, fra i quali il più comune è quell'atto per cui si cede il diritto di proprietà di un bene previo il pagamento di un corrispettivo (il prezzo); quando si registra un dominio, invece, non si paga un "prezzo" per acquisire un diritto di proprietà ma si paga una sorta di "concessione" per l'uso di un nome a dominio Internet e, che la somma versata non costituisca un prezzo d'acquisto della proprietà, è dimostrato dal fatto che la registrazione ha una durata limitata nel tempo - di solito annuale - per cui, al termine di tale periodo, si deve procedere ad un nuovo pagamento per poter continuare ad usare quel dominio, pena la perdita del possesso e l'eventuale cancellazione del dominio stesso.

Dunque nessuno, in teoria, diviene proprietario di un nome a dominio solo perché paga la registrazione. A questo, poi, aggiungiamo anche che per dimostrare di essere legittimati all'uso di un nome a dominio bisogna anche dimostrare di possedere uno specifico diritto soggettivo sullo stesso nome a dominio: in poche parole, bisogna dimostrare che il nome a dominio registrato rappresenti "un qualcosa" sul quale noi possiamo vantare dei diritti così come riconosciuti dall'ordinamento vigente e opponibili a terzi nelle opportune sedi giudiziarie. Questo criterio sta alla base di tutte (o quasi) le dispute su nomi a dominio che si sono incardinate sia davanti all'Autorità Giudiziaria ordinaria che davanti agli enti privati preposti per la risoluzione stragiudiziale di tali dispute, i cosiddetti PSRD: la tutela applicata ai nomi a dominio .it ricalca in maniera pressoché uniforme la tutela codicistica dei segni distintivi dell'azienda, pertanto si è consolidato un orientamento (anche giurisprudenziale) per il quale la regola del "first come, first served" applicabile nella risoluzione delle dispute sui domini prevista dall'ICANN (l'equivalente del Registro .IT per i domini .COM e .NET) viene superata nel caso in cui il dominio di cui si contesta la registrazione sia il nome di un prodotto commerciale o di un'azienda, anche (e soprattutto) nel caso in cui il sito web collegato nulla abbia a che fare con quel prodotto o azienda. L'esempio del caso "armani.it" citato da Pike è lampante perché è stato uno dei primi ad essere risolto in questo senso: a nulla è valso il fatto che il sig. Luca Armani avesse registrato per primo quell'indirizzo per promuovere il proprio timbrificio, poiché i giudici dei vari gradi di giudizio, in assenza di una normativa chiara, dettagliata e specifica in materia, hanno applicato pedissequamente la tutela dei marchi d'azienda prevista dagli artt. 2569 - 2574 del codice civile, finendo con l'equiparare un semplice indirizzo internet ad uno dei marchi distintivi dell'azienda "Giorgio Armani S.p.a."

Venendo al tuo caso, l'associazione culturale ha le carte in regola per pretendere giudizialmente il rilascio del dominio .COM, nonostante tu abbia pagato per anni e ne risulti il legittimo assegnatario: l'associazione può benissimo citarti in giudizio (in sede civile) per ottenere il rilascio del dominio poiché è il soggetto legittimato all'uso di quel nome a dominio che - molto probabilmente - sarà identico al nome della stessa associazione.

Pur non essendo un'azienda o - comunque - un operatore commerciale, un'associazione culturale - dotata di proprio statuto e regolarmente registrata - è il soggetto che gode di quel famoso diritto soggettivo spiegato in precedenza: a loro basta dimostrare di essersi costituiti in associazione in data anteriore alla registrazione del nome a dominio .COM e, quindi, dimostrare che quel dominio fosse in loro uso per la promozione della propria attività. La tua difesa potrebbe non essere molto solida in un giudizio del genere e, conseguentemente, potresti essere condannato a rilasciare il dominio e, persino, a risarcire un eventuale danno.

Per come la vedo io, la tua posizione è comprensibilissima in quanto risponde ad una domanda implicita: "ho pagato e pago per un dominio internet, perché non posso tenermelo?" Purtroppo, come vedi, l'associazione, se difesa da un giurista informatico, non ha bisogno di aprire una procedura stragiudiziale di riassegnazione: potrebbe benissimo adire l'A.G. italiana ben consapevole del consolidato orientamento giurisprudenziale che ti ho accennato.

A questo punto, ti chiedo: perché non aprire una trattativa con l'associazione per provare ad individuare una soluzione che soddisfi entrambe le parti?

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Azzz :blink:

Speravo di aver ragione da vendere ed invece credo che la mia situazione non sia così allegra.

Ho visto dalla firma (e da come scrivi) che sei un avvocato, eventualmente potresti assistermi legalmente in una trattativa per la cessione del dominio, vorrei almeno rientrarci delle spese e del tempo che ho speso.

Ti mando un MP con i miei dati ;)

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Azzz :blink:

Fai bene a cercare un accordo, non ne vale la pena di farsi portare in tribunale, soprattutto se l'associazione a livello locale è conosciuta ;)

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Azzz :blink:

Speravo di aver ragione da vendere ed invece credo che la mia situazione non sia così allegra.

Ho visto dalla firma (e da come scrivi) che sei un avvocato, eventualmente potresti assistermi legalmente in una trattativa per la cessione del dominio, vorrei almeno rientrarci delle spese e del tempo che ho speso.

Ti mando un MP con i miei dati ;)

Trovi altri miei recapiti sul mio sito personale: http://www.matteoriso.it

Resto in attesa di tue comunicazioni thumbsup5.gif

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Fai bene a cercare un accordo, non ne vale la pena di farsi portare in tribunale, soprattutto se l'associazione a livello locale è conosciuta ;)

Beh... In questo caso non conta tanto la notorietà (anche se per tanti altri casi analoghi, invece, è importantissima): qui conta il fatto che l'associazione era preesistente al dominio .COM registrato e che tale dominio era stato registrato proprio ai fini dell'attività sociale.

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