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[LIBRI]Noir/ Laura Grimaldi: "i Giovani Giallisti?

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Con l'intervista a Laura Grimaldi, "la signora in giallo" per eccellenza, s'inaugura questa settimana in Coffee Break Weekend la nuova rubrica settimanale "Noir", dedicata al giallo e agli autori che hanno restituito grande popolarità a questo genere letterario.

di Bruno Perini

"La differenza tra il giallo e il noir? Il giallo è l’ordine, il noir è il caos. Chi legge il giallo ha lo spirito del gioco enigmatico, la razionalità di un mondo ordinato. Chi ama il noir ha in sé un po’ dell’assassino che è accucciato in ognuno di noi".

Laura Grimaldi è nata a Firenze nel 1928 e naviga tra il giallo e il nero da quando aveva 18 anni. Oggi è considerata "la signora del giallo", anche se tutti sanno che ama di più il noir. Ha fama di stroncatrice. E’ molto severa con gli esordienti ma chi ha lavorato con lei sa quanto siano preziosi i suoi consigli. I suoi tre "gioielli" sono "Il sospetto", "La colpa" e "La paura", pubblicati rispettivamente nel 1988, nel 1989 e nel 1993. Una trilogia, ripubblicata nel 1996 da Marco Tropea, che ha lanciato in Italia il noir della famiglia, attraverso racconti mozzafiato che descrivono normalità e follia dell’istituzione che domina la società italiana. "La colpa" ha vinto un premio letterario in Francia come miglior romanzo europeo.

Laura Grimaldi guarda la nuova generazione dei giallisti italiani con un certo distacco, è convinta che ci sia un invasione di campo e un eccesso di provincialismo in alcuni autori ma preferisce non fare nomi. "Vuole sapere quali autori mi piacciono tra i giovani italiani? Credo che Carlo Lucarelli sia un bravo scrittore. Mi piace anche Marcello Fois. Mi è piaciuto il libro scritto da Colaprico e Valpreda perché viene descritta con intensità la milanesità. Ma sono convinta, mi perdoneranno spero, che ci sia un’inflazione di giallisti italiani di serie C. Credo che ci sia poca cura nel pubblicare libri di questo genere e non la considero una buona abitudine perché il giallo, ma soprattutto il noir, dovrebbe essere il vero romanzo contemporaneo".

La città di Vigevano le ha appena conferito un premio per la letteratura. Lo stesso premio conferito a Pontiggia, Pivano e Camilleri. Traduttrice di oltre 300 libri, Laura Grimaldi è reduce da una grande fatica: la traduzione di tutte le opere di Raymond Chandler per i Meridiani Mondadori.

Visto che il giallo è un genere così amato dal grande pubblico, possiamo partire con qualche consiglio di lettura. Mi rendo conto che è un compito arduo con tutto quello che c’è in libreria, ma ci proverei ugualmente...

"Già, è molto difficile districarsi nella giungla della libreria. Di recente ho letto e recensito per il Sole 24 ore, su cui scrivo abitualmente di giallisti stranieri, 'L’isola della paura', di Dennis Lehane, pubblicato da Pm. L’ho trovato molto intenso, la storia ti tiene sulle spine dall’inizio alla fine e questo per il genere di cui stiamo parlando è un grande merito".

Le è piaciuto il "Codice da Vinci"?

"Sì, a dispetto di chi lo ha criticato con un atteggiamento un po’ snob, mi è piaciuto. A mio parere è un giallo perfetto".

Qualche autore classico?

"Non le dirò Raymond Chandler, visto che ho tradotto tutte le sue opere di recente, ma le dico sicuramente Durrenmatt. E’ un autore che tutti gli appassionati del genere dovrebbero leggere anche se faccio fatica a considerarlo un giallista".

Le piace Cornell Woolrich, l’autore da cui Francois Truffaut ha tratto alcuni suoi film? Mi viene in mente "La sposa in nero o "La mia droga si chiama Julie"...

"Ha fatto bene a ricordarmi Cornell Woolrich. Un uomo pieno di problemi, con una capacità di scrittura davvero straordinaria. I suoi libri ti conducono con delicatezza verso il gorgo della paura. Credo, purtroppo, che Truffaut, malgrado la sua bravura, non sia riuscito a tradurre nei suoi film la tensione che si respira leggendo i libri di Woolrich".

Cornell Woolrich ha anche affascinato con un suo libro il grande Alfred Hitchcock. La Finestra sul cortile è tratto da un romanzo di Woolrich. E’ vero che lei ha conosciuto Hitchcock o invece si tratta di una leggenda metropolitana?

"E’ vero, ebbi occasione di conoscerlo e di parlargli tanti anni fa. Mi colpì la sua generosità e la sua disponibilità a parlare delle sue cose, delle sue idee, dei suoi progetti e anche dei suoi segreti. Un grande genio del cinema e del giallo. Tutti gli scrittori di gialli hanno imparato qualcosa da Hitchcock".

Cosa ne pensa del fenomeno Camilleri?

"Camilleri è un grande scrittore, un grande stilista. I suoi racconti della Sicilia lasciano il segno, anche se talvolta il suo occhio è troppo affettuoso nei confronti della sua terra".

"Un'esistenza in nero" è il titolo dell’introduzione alla sua trilogia. Quando ha cominciato a navigare tra il giallo e il nero?

"Lei mi vuole riportare a un passato lontanissimo. Il primo giallo l’ho scritto a 18 anni. 'Il poliziotto è marcio'. Alberto Tedeschi lo pubblicò per la Mondadori e da allora per decenni collaborai con la casa editrice fino a diventare, alla fine degli anni ’70, direttore del Giallo Mondadori".

Che cosa ricorda di quegli anni in Mondadori?

"Quelli erano anni in cui la cultura non era ancora finita in edicola. Ricordo che andavo a prendere il caffè con Elio Vittorini e Vittorio Sereni. Le sembra poco?"

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