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Addio A Carlo Fruttero

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Addio a Carlo Fruttero

50 anni di ironia e letteratura

Traduttore, giornalista, oltre che scrittore, ha legato gran parte della sua vita al sodalizio artistico con Franco Lucentini. I loro principali successi: "La donna della domenica", "A che punto è la notte", "La prevalenza del cretino". Dopo la morte dell'amico, nel 2002, per qualche anno aveva smesso di scrivere

192845042-fb9cd45f-3167-4df2-a513-e81fe54399cd.jpg Carlo Fruttero

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA - Se ne è andato a Castiglione della Pescaia, in quella casa toscana in cui da tempo si era ritirato. Carlo Fruttero - scrittore, ma anche giornalista e traduttore - è morto a 85 anni. Era nato nel 1926 a Torino e gran parte della sua attività è stata legata al sodalizio artistico e di amicizia con Franco Lucentini. E alla città di Torino, che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare, nella vita e nello spirito.

Con Lucentini ha firmato romanzi, soprattutto di genere poliziesco. Ma gli esordi sono stati legati a una collana di fantascienza, Urania, che i due hanno diretto dal 1961 al 1986 per Mondadori.

Il primo grande successo è legato a La donna della domenica, del 1972, giallo ambientato a Torino da cui fu tratto un celebre film 4di Luigi Comencini (di recente portato di nuovo sullo schermo da Giulio Base). Altro bestseller - sempre a quattro mani - è A che punto è la notte, del 1979. Del 1985 è, invece, La prevalenza del cretino, raccolta di brevi brani e articoli di fondo che mettevano sotto accusa, con ironia, l'idiozia di personaggi e modi di essere caratteristici del panorama umano contemporaneo.

Del sodalizio con Lucentini - emblematica la sigla F&L - si ricorda anche un famoso scontro con Gheddafi, nel 1973, ai tempi della Stampa, quando dedicarono una puntata della loro "Agenda" al colonnello. "Pare che...", s' intitolava il pezzo: una satira feroce del "pazzo di Tripoli" che scatenò la furia del raìs. Il colonnello prima chiese a tutti i Paesi arabi di boicottare le auto Fiat, poi chiese a Gianni Agnelli di licenziare il direttore del quotidiano, Arrigo Levi. E ricevette un sonoro no dall'avvocato.

Dopo il suicidio di Lucentini, nel 2002, aveva smesso di scrivere ma è tornato alla produzione nel 2006 con Donne informate sui fatti arrivato in finale al premio Campiello e la riedizione di Ti trovo un po' pallida. Nel 2007 ha ottenuto il premio Chiara alla carriera; tre anni dopo - sempre alla carriera - anche il Campiello. Nel 2010 il suo ultimo libro, Mutandine di Chiffon in cui scorrono i ricordi di una vita: la famiglia, la scuola, la guerra. Dello stesso anno anche La patria, bene o male, con Massimo Gramellini, raccolta dedicata all'unità d'Italia.

Di Castiglione della Pescaia, dove ha scelto di vivere l'ultimo periodo della sua vita, ha ricevuto anche la cittadinanza onoraria 5. Nei suoi scritti per Vieni via con me - di Fazio e Saviano - aveva ironizzato così sulla vecchiaia: "Passati gli ottant'anni nessuno osa più scrivere di te 'il vecchio Fruttero', ancor meno 'l'anziano Frutterò. Così si passa a un sinonimo lusinghiero: 'il grande Fruttero'. Per far capire che è solo un modo di dire, si può ricorrere a un superlativo: il 'grandissimo' Fruttero, che qui saluta e lascia la scena col suo più bel sorriso". E con la stessa ironia, anche sulla morte aveva saputo scherzare, parlando dei privilegi della vecchiaia: "Puoi perfino giocare la domenica pomeriggio in famiglia alla compilazione del tuo necrologio. Circondato dall'affetto dei tuoi cari..." (15 gennaio 2012)

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