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Diablo

Usura, Musica Country E Incesti

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Dopo l'exploit delle "Conseguenze dell'amore" il regista

sta per ultimare la commedia drammatica "L'amico di famiglia"

Usura, musica country e incesti

nell'ultimo film di Sorrentino

L'eroe della storia è uno strozzino sgradevole anche nell'aspetto

"Basta moralismi, voglio trovare la bellezza in ciò che è orrendo"

di CLAUDIA MORGOGLIONE

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Bentivoglio e Rizzo nel film

ROMA - Prima il cantante da night cocainomane (nell'Uomo in più), poi il riciclatore di soldi mafiosi vittima della passione (nelle Conseguenze dell'amore). E adesso Paolo Sorrentino regala agli spettatori un terzo personaggio borderline, disturbante, amorale e fuori dagli schemi: l'usuraio di provincia, sgradevole anche nell'aspetto, protagonista del suo ultimo film, L'amico di famiglia. "E' un individuo che possiede quasi ogni difetto - rivela oggi, a riprese quasi ultimate, lo sceneggiatore e regista - presta i soldi a strozzo, ha un rapporto incestuoso con la madre. Sono questi i caratteri che mi piacciono più di tutti: la sfida è mostrare come ciò che viene considerato orrendo, repellente, può avere una sua bellezza".

Un vero e proprio manifesto cinematografico, quello dell'autore partenopeo. E con una novità rispetto alla sua (pluripremiata) pellicola precedente: stavolta non ci sono solo atmosfere cupe, ma anche un versante decisamente comico. Ecco come Sorrentino racconta ai cronisti questo mix tra risate e dramma. Per un film - prodotto da Fandango e Indigo, finanziato e distribuito da Medusa - che arriverà nelle sale non prima di settembre 2006.

Ci anticipa qualcosa delle trama?

"E' la storia di un piccolo usuraio dell'agro Pontino interpretato da Giacomo Rizzo (veterano del teatro partenopeo, ndr), che ha un rapporto di amicizia e di collaborazione professionale con un maniaco di musica country americana (Fabrizio Bentivoglio). In questa dinamica si inserisce una ragazza (Laura Chiatti) il cui padre, in difficoltà economiche, si rivolge allo strozzino per celebrare degnamente il matrimonio della figlia. E c'è poi una vicenda parallela, visto che il protagonista ha un rapporto incestuoso con la madre".

Come mai la scelta della zona Pontina?

"A me piace curare molto il lato visuale dei film, e l'architettura fascista della provincia di Latina si presta molto a essere raffigurata nel rettangolo dello schermo cinematografico. E poi tutti i personaggi sono velatamente o decisamente di destra, come quella zona. Ma intendiamoci, non è un film politico: voglio solo dire che l'usuraio è destrorso. Tutto qui".

Un elemento forte della storia è la passione country di Fabrizio Bentivoglio, impegnato sul set anche in una tipica danza western. Ma in Italia questo mondo di fan esiste davvero?

"Sì, ci sono sul serio: su questo ci siamo molto documentati. E' una piccola minoranza di persone che vive soprattutto in Veneto, in Emilia Romagna, un po' nel Lazio".

E poi la domanda principale: come mai un protagonista così disturbante, per giunta un usuraio?

"E' sgradevole, molto molesto con le donne, possiede quasi ogni difetto. Sono questi i personaggi che mi piace raccontare: a mio giudizio, le persone più belle che ci siano. Il mostrare la bellezza di ciò che viene considerato orrendo non l'ho inventato io, il cinema, la letteratura l'hanno sempre fatto. La sfida è questa: altrimenti non so proprio dove sia il divertimento. I santi lasciamoli alla televisione".

La sua è una vera poetica dell'usuraio...

"A priori, sono le persone meno affascinanti che ci siano. Ma le cose possono essere viste anche dall'altra parte: in effetti loro restituiscono la vita a chi sta affogando, anche se a caro prezzo. E comunque io credo che il cinema non debba avere un atteggiamento né moralistico né morale. Io poi non mi sento moralmente responsabile verso il pubblico medio, anche perché un pubblico medio non ce l'ho".

Questa passione per i personaggi brutti e cattivi è presente anche nell'Imbalsamatore di Matteo Garrone.

"Già, io credo invece che si dovrebbe fare sempre. Non so se il mio film gli somiglia, magari... certo, le nostre sono tra le poche pellicole italiane che parlano di individui asociali".

Il tutto in chiave anche comica?

"Certo, questo film vuole essere decisamente comico, anche se ci sono elementi drammatici. Era da tempo che pensavo di scrivere una commedia su un usuraio, con Giacomo Rizzo protagonista".

Dunque risate e tragedia, ma - come sempre nei suoi film - in un contesto per nulla ordinario.

"Sono convinto della necessità di scegliere temi eccezionali. Il cinema deve essere per forza il regno dell'eccezionale: del quotidiano si occupa già la tv".

(16 dicembre 2005)

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