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Diablo

[LIBRI]Senza Coscienza E Senza Speranza

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LIBRI/ Escono romanzi amorali su nazisti riciclati e impuniti

e sull'America senza eroi della giungla d'asfalto e del proibizionismo

Senza coscienza e senza speranza

viaggi lungo la cattiva strada

Tra le novità anche l'ultimo noir del maestro scozzese Rankin

e un pamphlet sulla guerra in Iraq del premio Nobel Jelinek

di DARIO OLIVERO

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SENZA MORALE

Il protagonista di questo libro è il sosia cattivo e oscuro di Forrest Gump. Un idiot savant dell'orrore con una storia raccapricciante. Nato e cresciuto in un ambiente di miserabili, un focolaio di sciatteria in cui ben attecchirà il male imminente, con una madre prostituta, di padre incerto fra cinque e patrigno stupratore e violento. Con un solo amico, bello biondo ma ebreo. Quel "ma" è perché la storia incomincia in prima guerra mondiale, prosegue a Weimar e ha il suo culmine con Hitler.

Il protagonista, seppur piccolo e bruno vanta quattro quarti di sangue ariano (in tutti e cinque i candidati padri) e, nonostante (o forse grazie a) un evidente ritardo mentale probabile effetto delle attenzioni del patrigno scala la carriera degli onesti e volenterosi carnefici di Hitler. Quando finisce la seconda guerra, il suo amico biondo ma non ariano è morto in un campo di concentramento, come tanti che il nostro protagonista ha fatto morire. Quando le cose si mettono male, l'uomo si sa riciclare e ne assume l'identità e vive da ebreo. Bisognerebbe indignarsi dalla prima all'ultima riga, ma lo stile amorale di Edgar Hilsenrath - ebreo e sopravvissuto - ce lo impedisce e ci lascia spaesati. Si intitola Il nazista e il barbiere (tr.it. M. L. Bocchino e M. Luppi Cortaldo, Marcos Y Marcos, 16).

CADUTA

Questa è la storia di una caduta, di un suicidio sociale consumatosi nel profondo della provincia americana degli anni Venti. Di una cupio dissolvi che i borghesi ben vestiti e benpensanti della piccola cittadina in cui si svolge tutto non capiranno mai ma che, come ogni turista del macabro rifugiato nella sua normalità, si godranno dall'inizio alla fine. E' la storia di Julian English e sua moglie Caroline, una delle coppie più belle e più in vista di Gibbsville, Pennsylvania. Nel corso di una festa, Julian scaraventa un bicchiere di whisky in faccia a un altro membro del club. E' uno di quei gesti che si rimpiangeranno per tutta la vita ma che per un insieme di forze misteriose, di incapacità ad adattarsi, di smania di fuga e di riscatto sociale o umano non si può fare a meno di fare. Il libro si intitola Appuntamento a Samarra (tr.it R. Lotteri, minimum fax, 10,50) di John O'Hara, scrittore e sceneggiatore della generazione dei Fitzgerald e dei Sinclair inquieto quanto il suo Julian.

GIUNGLA

Praticamente coetaneo di O'Hara, ma a differenza di questi ben più noto è William Riley Burnett. Sellerio ripubblica il suo capolavoro, Giungla d'asfalto (tr.it. F. Romeo, 11). La vicenda è quella portata al cinema da John Huston. Nel libro c'è in più la prosa di Burnett alla quale gli scrittori di noir e gangster story devono molto. Ma la differenza tra Burnett e i manieristi è nel quadro d'insieme: il lettore intusice ben presto che tutti quegli uomini raccattati dal grande vecchio per mettere a segno il colpo della loro vita hanno il destino scritto in faccia. E che non hanno un'occasione su questa terra.

SCOZIA AMERICANA

Il più americano degli scozzesi e una nuova avventura del suo John Rebus, eroe in patria come da noi è il commissario Montalbano. Ian Rankin in Una questione di sangue (tr.it A. Rusconi, Longanesi, 17,60) in effetti mette lì qualche cliché più da NYPD che da fredda, alcolica e vecchia Edimburgo. Così troviamo l'investigatore alle prese con la paura della disciplinare che lo crede - forse a ragione - coinvolto nell'omicidio di un delinquente che aveva minacciato la sua partner. Ma soprattutto alle prese con un delitto americano: un ex agente dei corpi speciali britannici che entra in una scuola e uccide due ragazzi prima di togliersi la vita. Quante volte viene usata la parola l'epressione "raptus di follia" per dare una spiegazione a ciò che apparentemente non ne ha? E quanto volte scopriamo che anche i buoni scricchiolano?

ESCHILO IN IRAQ

Elfriede Elinek, premio Nobel per la Letteratura 2004, ha scritto un libello o un pamphlet o un monologo teatrale o un remake postmoderno dei Persiani di Eschilo o una serie di associazioni libere incominciate con un'idea precisa, la guerra in Iraq. Si legge senza interruzione senza mai inciampare nonostante non sia un testo facile. Cheney, la Halliburton, gli elicotteri abbattuti, i giornalisti embedded, i discorsi messianici del presidente Bush, i pacifisti: tutto spalmato in uno scenario onirico combinato in modo tale da staccare le incrostazioni di cui normalmente siamo soffocati. Si intitola Bambiland (tr.it C. Groff, Einaudi, 8,50).

(12 gennaio 2006)

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