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Diablo

[ARTE]Misticismi A Basilea

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FONDAZIONE BEYELER

Misticismi a Basilea

Quadri di polline, stanze di cera, pietre di latte. La Fondazione Beyeler di Basilea celebra il tedesco Wolfgang Laib, famoso per usare materiali naturali. Con lui, la super-collettiva di 70 opere d'avanguardia della UBS Art Collection

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Basilea - Si respira un'aria di energico benessere alla Fondazione Beyeler. Sarà per quelle fragranze remote di luoghi e tempi lontani, per quelle suggestioni scenografiche di culture esotiche merito di Wolfgang Laib, il filosofo, il mistico, celebrato per la prima volta dal museo svizzero. Tedesco di Metzingen, classe '50, Laib è uno degli artisti più straordinariamente innovativi degli ultimi trent'anni, annoverato tra i protagonisti outsider della Land Art, che fa arte con materiali naturali, capaci di impregnare delle loro essenze l'intero ambiente espositivo, e di evocare nelle loro forme plastiche l'esperienza diretta di civiltà monumentali come quelle dell'India, del Tibet, della Cina. Ma quell'energia che si respira sarà dovuta anche al fermento per gli imminenti grandi eventi che bollono in pentola nella casa di Mister Ernst Beyeler, come l'imponente rassegna dedicata a Henri Matisse, che porterà a Basilea dal 19 marzo al 9 luglio un vasto repertorio di capolavori, seguito dalla grande manifestazione articolata per cicli espositivi, dal 6 agosto al 18 febbraio del 2007, dedicata all'Eros nell'arte.

E il 2007 sarà un anno di celebrazioni, perché la Fondazione compie dieci anni e per festeggiare l'importante compleanno la direzione sta preparando una mostra sui generis, dal titolo "L'Altra Collezione", che raccoglierà tutte le opere vendute da Mister Beyeler e signora a musei nel mondo o a privati, durante la loro ultra-cinquantennale attività di galleristi. Per tornare alle atmosfere mistiche, la Fondazione accoglie la prima retrospettiva completa di Wolfgang Laib - dal titolo "L'Effimero è l'Eterno", in scena fino al 26 febbraio, insieme alla super-collettiva "Contemporary Voices" che porta a Basilea per la prima volta una selezione dei capolavori della UBS Art Collection - e inaspettatamente, gli spazi razionali concepiti dall'architetto Renzo Piano, quei "white-cubes" dalla rigorosità ortogonale impreziosita dal sistema d'illuminazione naturale, ne appaiono completamente trasfigurati. Qui sfilano, infatti, le sue sculture-installazioni, forgiate da un'ispirazione che viene dalle filosofie orientali, da una devozione buddista, da un'euforia mistica ed ecologica.

Ci sono le sue pietre, il suo latte, l'adorato polline, l'amata cera d'api, il riso, il legno laccato. Perché Laib, figlio di un medico e con una laurea sì in medicina, ma che sceglie fin dagli anni Settanta il misticismo e la spiritualità orientale e soprattutto l'India, quella del suo profondo sud che considererà sempre la sua "casa spirituale", raccoglie polline dai campi infiorati che circondano la sua casa nel Sud della Germania, per avere un giallo magico, brillante, accecante, indefinibile, quasi cosmico nella sua luminosità. Usa il latte, il suo bianco biologico compatto e, allo stesso tempo, deteriorabile, per rivestire tavole di marmo bianco poste al suolo e impercettibilmente scavate sulla loro superficie. Ricorre alla cera d'api, estremamente duttile, solida e malleabile al contempo, con cui plasma creature totemiche, scale monumentali che salgono fino al soffitto come una sorta di ziggurath mesopotamiche o torri di Babele, o ancora, con cui congegna stanze-ipogee percorribili, dove blocchi di cera rivestono pareti e soffitti.

E poi usa il riso, l'alimento essenziale nelle culture asiatiche che lui dispone nei "thali", i tipici piatti d'uso quotidiano per mangiare o per presentare offerte al tempio, o converte in apparati coreografici intorno a casette di marmo. Quella che si gode nelle sale della Fondazione Beyeler è una passeggiata di serafica ebbrezza. Di pacifica sensualità. Cullata anche dall'orizzonte di verde boschivo che circonda il museo in quella linea impercettibile di confine tra la Germania e la Francia. Ecco subito un esemplare di "Brahmandas" (Uova-mondi), la grande pietra massiccia nera perfettamente levigata, simbolo ancestrale dell'origine del mondo, che segna il debutto della sua carriera creativa all'inizio degli anni Settanta. Accanto, una delle sue famose pietre di latte (Milchsteine), che comincia a produrre dal '75 e che attraggono subito critica e pubblico. Una tavola di tre centimetri di spessore adagiata al suolo come una lapide, impercettibilmente concava, su cui Laib ha versato quasi quattro litri di latte fino a donare una luminosità bianca ed un riflesso inusuale, tale da sembrare lacca o smalto. Bellissima ed effimera del suo bianco puro ma corruttibile. Se il marmo può durare in eterno, il latte marcisce dopo alcune ore. E va cambiato ogni giorno.

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Poi compaiono i quadri di polline, anche questi iniziati negli anni Settanta. Spettacolari superfici colorate da una granulosità impalpabile e indefinibile che stordisce quasi per il suo accecante giallo, colorazione che può variare nelle sfumature cromatiche in base al tipo di fiore scelto per la raccolta. Superfici che possono rasentare i quattro metri di lato, frutto di una meticolosa operazione compiuta dall'artista di passare al setaccio, per quel determinato luogo, il polline da lui raccolto. Un'opera unica in sé, realizzata sempre esclusivamente dall'artista. Ed ecco il riso, cui approda Laib dopo l'esperienza diretta di terre e civiltà come quelle dell'India, Sumatra, Hong Kong, Tibet e Cina (1983). Lo dispone nei thali, i tipici piatti d'uso quotidiano indiano per mangiare o per presentare offerte al tempio, piatti di ottone colmi di riso, disposti longitudinali nella stanza per allestire i suoi "Pasti di riso" (Reismahlzeiten). Oppure lo dispone in mucchi intorno alle piccole "Cinque montagne insormontabili" (Die fünf unbesteigbaren Berge) sempre di ottone. Fino alle "Case di Riso", strutture di marmo circondate da montagne di riso.

E la cera d'api, che lavora dal 1987. Ancora un materiale, ancora una suggestione tutta naturale. Questa volta fomentata dai paesaggi dell'Arizona e del New Mexico, visitati con la moglie Carolyn e la figlia Chandra, da cui prende spunto per l'idea di costruire strutture di cera incastonate nella roccia come spazi abitabili. Spazi nello spazio, un'alterazione del rigore congegnato dal genovese Renzo Piano, sono le "Stanze di Cera", (Wachsräume) ambienti definiti da grandi blocchi di cera illuminate da spoglie lampadine appese al soffitto, corridoi infestati dell'odore mieloso della cera ai quali la presenza dello spettatore apporta un complemento ideale. O ancora, lo "Spazio di lacca" (Lackraum), altro anfratto percorribile, fatto di lacca nera e cinabro tirati di resina thitsi originaria dalla Birmania (Myanmar). Fino all'ambizione ad una verticalità sempre più spirituale con le scale di cera create dalla fine degli anni 1980, le Zikkurat (Zikkurats), strutture monumentali che vivono a braccetto con suggestioni archeologiche e architettoniche della Mesopotamia, visitata nel '95. Per concludere idealmente con le barche modellate con la cera d'api installate su impalcature di legno, (Wachsschiffe), imbarcazioni incantate, che raccontano di viaggi e avventure, anche ultraterrene.

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Ed è a questo punto che, lasciata la serafica calma di Wolfgang Laib, si entra nel frastuono sincopato della UBS Art Collection, che sfreccia attraverso gli ultimi cinquant'anni di avanguardie. E' una cavalcata delle Valchirie, le settanta opere accuratamente selezionate tra le circa 900 dell'intero patrimonio, che sfilano per la prima volta in Europa dopo il debutto espositivo per il pubblico del MoMA di New York. Una piccola grande mostra-evento che fa conoscere da vicino una raccolta privata costituita in trent'a anni e proveniente dall'originale anziana PaineWebber Collection negli Stati Uniti, e da collezioni della UBS in Svizzera e in Europa. In un dialogo serrato, compaiono artisti americani ed europei, quadri e sculture, oli e disegni, grandi formati e dimensioni più intime.

Una polifonia di gusti e di stili, cui ogni tanto fa breccia l'incursione simpaticamente prepotente dello stesso Mister Ernest Beyeler che - non riesce a farne a meno - personalizza la rassegna con alcune sue opere, ma sempre d'effetto, come un Sam Francis e un Jean Dubuffet strepitosi. Dalla UBS arrivano gli "old Pop" come Lichtenstein, Warhol, Oldenburg e Rauschenberg e i "neo Pop" come Gerhard Richter, Damien Hirst, Sigmar Polke e Neo Rauch. Ma anche un evergreen pop come Ed Ruscha che regala il suo cinematografico "The End". L'inquietante Cindy Sherman e il goliardico Tony Cragg con la sua mezzaluna di oggetti di plastica. Un improbabile Richard Serra, che sfodera in "No Mandatory Patriotism" del 1989, due metri e mezzo di carta su più di cinque metri di larghezza. O, ancora, un inaspettato Bruce Nauman che infarcisce in un collage su tela le scritte "Read/Reap". O, ancora su carta, un Anselm Kiefer del 1978, dove la scrittura è messa in relazione con un mito germanico. Spicca l'imponente scultura a parete di Frank Stella, "The Wheelbarrow " del 1988, estratta dalla sua grande serie detta "Moby ****", accanto al piccolo collage di grande delicatezza di Joseph Beuys, "Hirschkuh", del 1950, e al lavoro particolarmente seducente di Jasper Johns fatto di tratteggi con matite colorate, "Untitled" del 1981. Ci sono le americane Brice Marden con "Chinese Dancing" del 1994 - 1996, coreografico gioco di linee intrecciate dai colori primari, e Sarah Morris con un fitto reticolo ortogonale in cui le linee verticali e orizzontali sembrano scandire il ritmo delle finestre di un grattacielo. Fa capolino, un "Doppio ritratto", padrone-cane, di Lucian Freud, e il guru della neon art Dan Flavin. E tra i fotografi, Andreas Gursky, il cui monumentale "99 Cent" del 1999, saluta il pubblico con un mordace commento sulla società dei consumi.

E se da questo scalpitante tourbillon di avanguardia si vuole recuperare un poco di afrodisiaca serenità, basta recuperare le sale che accolgono ormai dal 18 ottobre del 1997, la spettacolare collezione permanente di Hildy ed Ernst Beyeler che comprende circa 200 pezzi tra quadri e sculture d'arte moderna. Ci sono i 43 folgoranti Picasso, l'artista prediletto dalla coppia, di cui spicca "Le Sauvetage" del '32, opera che il genio spagnolo fece scegliere liberamente nel suo atelier a Ernst Beyeler in virtù della loro amicizia. La parata di Klee e Kandinskij, i recenti Vang Gogh, Cézanne e Degas, l'assolo di Monet col trittico murale delle Ninfee da godersi con la luce riflessa che filtra attraverso il vetro dallo specchio d'acqua della fontana esterna, Léger e Braque, Mondrian e Mirò, Ernst e Pollock, l'inedita accoppiata Alberto Giacometti - Mark Rothko.

di LAURA LARCAN

Notizie utili - "Wolfgang Laib. The Ephemeral is Eternal. L'Effimero è l'Eterno" e "Contemporary Voices. Foundation Beyeler hosts The UBS Collection", dal 27 novembre 2005 al 26 febbraio 2006. Fondazione Beyeler, Baselstrasse 101, Comune di Riehen, presso Basel. Come arrivare: Tram n. 6 da Messeplatz, in direzione Riehen Grenze (20 minuti dal centro).

Orari: tutti i giorni, 10-18, mercoledì 10-20, aperto la domenica e i festivi.

Ingresso: intero Chf 21, ridotto Chf 18, studenti under 30 anni Chf 12, ragazzi 11-19 anni Chf 6, bambini under 10 gratis (gli ingressi sono ribassati nei giorni di lunedì, 10-18, e mercoledì 17-20).

Catalogo "Wolfgang Laib", edizioni Hatje Cantz. "Contemporary Voices", edizioni MoMA.

Informazioni: 41-(0)61-645 97 00. Sito web: www. beyeler. com.

Ristorante della Fondazione Beyeler: aperto ogni giorno dalle 10 alle 18, con cuoco italiano.

Arrivare a Basilea: easyJet, compagnia aerea a basso costo leader in Europa, con partenze per Basilea-EuroAirport da Roma-Ciampino e Napoli Capodichino (oltre ad una scelta tra altre 33 rotte europee in partenza da 9 dei maggiori aeroporti italiani). Tutte le offerte sono consultabili sul sito www. easyJet. com.

Soggiorno a Basilea: Basel Tourismus, Aeschenvorstadt 36, CH-4010 Basel, tel. 41(0)61 268 68 68, Fax 41 (0)61 268 68 70, info@baseltourismus. ch, www. baseltourismus. ch.

Hotel: Ramada Plaza, 4 stelle (Messeplatz 12, basel. plaza@ramada-treff. ch, www. ramada-treff. ch), del gruppo alberghiero Ramada Hotels & Resorts. Caratteristico per essere il più alto della Svizzera, con i suoi 30 piani, ha uno stile d'arredamento ultra-moderno. E' dotato di ristorante, cocktail bar, centro benessere, meeting center.

Ristorante: Chez Jeannot, bistrot del Museum Tinguely sul Reno, aperto dalle 10:30 alle 19, escluso il lunedì (Paul Sacher-Anglade 1, 4058 Basilea, www. tinguely. ch/restaurant).

(10 gennaio 2006)

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