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Diablo

Ciampi: "la Nuova Italia Che Repubblica Ha Raccontato"

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IL COLLOQUIO

Ciampi: "La nuova Italia

che Repubblica ha raccontato"

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L'incontro al Quirinale:

Scalfari, Mauro e Caracciolo

con il presidente

della Repubblica

ROMA - "Quel giorno lo ricordo bene. C'era nel primo numero di Repubblica un editoriale senza la firma, pensai che fosse di Scalfari. Ma qualche tempo prima, avevo letto una sua intervista sul nuovo giornale che stava preparando, e mi ero incuriosito, lo aspettavo. Dunque, ecco il giornale, quel formato più piccolo, nuovo, molto maneggevole. Vuole sapere cosa mi ricordo? Le sembrerà strano: una certa aria, come un segno o un'impronta, un carattere. Un timbro, ecco: era il timbro che sentivo aprendo L'Espresso e prima ancora Il Mondo, quelle grandi pagine, quel tono che io sentivo familiare, perché mi ricordava il Partito d'Azione".

Carlo Azeglio Ciampi fa gli auguri a Repubblica, nel suo studio al Quirinale, sfogliando il libro sui trent'anni del giornale. Le vicende del Paese, dal 1976 a oggi, scorrono davanti al Presidente, insieme con la collezione delle prime pagine di Repubblica, specchio e interprete della vicenda italiana. Ciampi chiede a Eugenio Scalfari notizie sul gruppo dei "fondatori", si informa sulle biografie e i percorsi professionali.

Poi chiede a Carlo Caracciolo di rievocare l'inizio di un'avventura editoriale e imprenditoriale, i cinque miliardi che erano la dotazione patrimoniale di partenza, un fondo sufficiente appena a garantire i primi tre anni di vita: decisivi per capire se il progetto aveva gambe per camminare, oppure no. Trent'anni dopo, Ciampi guarda la prima pagina di allora, le fotografie del primo giorno in redazione. "Conosco questo vostro mondo, o meglio potrei dire che conosco gli antenati - spiega il Presidente - . Ricordo che da giovane, a Macerata, si cercava di risparmiare sull'acquisto dei giornali, ma non si rinunciava a leggere. Così la domenica pomeriggio andavo al Circolo cittadino, dove c'era una magnifica emeroteca. E leggevo per ore Il Mondo e L'Espresso, che avevano un'impronta culturale consonante con me: oggi la si definirebbe liberal".

Il Capo dello Stato si ferma a sfogliare le immagini di trent'anni fa, l'Italia di allora. "Io credo - dice - che abbiate avuto anche voi preoccupazioni, ansie e incertezze, all'inizio. Un po' tutti ci domandavamo, allora, se un quotidiano così nuovo, con una personalità così netta e profilata, sarebbe riuscito a sfondare. C'erano stati altri tentativi di creare nuovi giornali, altri esperimenti, e non erano andati bene. Forse nemmeno Scalfari si sarebbe aspettato allora un successo di queste dimensioni e di questa durata. E forse non avrebbe immaginato, trent'anni dopo, questo sviluppo del giornale".

Ciampi fa riferimento al giornale su Internet, Repubblica.it, alla radio del giornale sul web (Repubblica Radio) che proprio in questi giorni sta diventando una radio-televisione. E soprattutto, chiede informazioni su Metropoli, il primo giornale del nostro Paese interamente dedicato agli immigrati, che da domani uscirà alla domenica ogni settimana insieme con Repubblica. Poi Ciampi ricorda la sua antica consuetudine con Scalfari. "Io - spiega - lo leggevo dagli anni Sessanta. Poi lo incontrai poco dopo il mio ingresso alla Banca d'Italia, quando studiavo l'economia reale. Un giorno me lo mandò Guido Carli, il Governatore, per discutere nel dettaglio alcuni dati. Nacque un'amicizia che sarebbe durata negli anni".

Anni scanditi prima dall'Espresso, poi quotidianamente da Repubblica. Ciampi chiude il libro che raccoglie le prime pagine del giornale dal 1976 ad oggi. "Molto semplicemente - conclude il Presidente - io credo che abbia ragione chi ha detto che non si può nemmeno immaginare l'Italia di questi ultimi trent'anni senza la presenza di Repubblica.

(e. m.)

(14 gennaio 2006)

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