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Diablo

[LIBRI]Mantova E Salgari, Lettura Collettiva

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Iniziativa del Festivaletteratura. Ventimila copie del romanzo regalate

una ogni due cittadini e l'invito a leggerlo e a parlarne negli stessi giorni

Mantova e Salgari, lettura collettiva

con "Jolanda, la figlia del Corsaro Nero"

La storia della figlia del conte di Ventimiglia che si fece pirata per vendicare

la morte dei fratelli. La giovane bucaniera prigioniera a Maracaibo

dal nostro inviato MICHELE SMARGIASSI

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La copertina de "Il Corsaro Nero" di salgari, che precede quello su Jolanda

MANTOVA - Tutti pazzi per Jolanda. Almeno quelli che già la conoscono. Ma è probabile che entro un mese tutta Mantova arderà di passione. "Sedici anni, alta e flessibile come un giunco, dalla pelle pallidissima, quasi alabastrina, due occhi grandi, d'un nero intenso, e lunghe ciglia che lasciano cadere sul viso la loro ombra, capelli neri come l'ala di un corvo, legati da un filo di perle azzurre". Che importa se nessuno l'ha mai vista, se non nei disegni di Alberto Della Valle che non rendono giustizia alla sua fama.

Che importa se Jolanda non è mai esistita, se non nella fantasia di uno scrittore. Jolanda ha cent'anni: è La figlia del Corsaro nero, l'eroina bucaniera di Emilio Salgari, prima edizione 1905. Alla sua bella e tonda età torna all'arrembaggio: espugnerà l'immaginario collettivo di un'intera città, nel più ambizioso e originale esperimento di lettura condivisa mai tentato in Italia. Ventimila copie del romanzo stampate e regalate a tutti i cittadini, una copia ogni due abitanti alfabetizzati, corredate dal caldo invito a leggere, nelle stesse settimane, lo stesso libro.

Poi nient'altro: solo l'attesa che il contagio si diffonda, che il gioco prenda piede; e la curiosità di vedere quel che accadrà. Quel che potrà fare una città immersa nella medesima storia, rapita da una trama, sedotta da un personaggio letterario. "Noi non siamo organizzatori, non ci sono spettatori, la speranza è che tutto accada da sé, che si discuta su Jolanda al bar, in pizzeria, a scuola, al lavoro, nelle riunioni sindacali", sogna Luca Nicolini, libraio, che a sé e agli amici del comitato del Festival Letteratura attribuisce solo il ruolo di volano di un evento culturale anomalo e dagli esiti imprevedibili.

L'idea non è inedita: fu la biblioteca cittadina di Seattle, Usa, a inventare nel 1998 la lettura simultanea di massa dello stesso libro; lo schema One book, one community è poi dilagato in 46 stati americani, in Australia, in Canada, in Gran Bretagna: "Mai però nella dimensione delle decine di migliaia di lettori coinvolti", s'inorgoglisce Laura Baccaglioni, che ha condotto l'istruttoria. Cosa farà Mantova di Jolanda?

Quel che si muove prima ancora che il libro sia distribuito (lo farà in piazza Erbe alla mezzanotte del 3 febbraio un Davide Riondino con benda sull'occhio) è sorprendente. La Jolanda craze è già esplosa.

Spontaneamente, incuriositi solo dal sito internet quicomincialalettura. it, da cui si può anche scaricare il romanzo integrale e a cui si può annunciare il proprio contributo, a decine si sono aggregati al gran gioco: biblioteche, questo è ovvio, con letture animate, cacce al tesoro e conferenze, ma anche singoli lettori, classi elementari, amici del bar.

Nella bacheca del sito, barcaioli promettono crociere giamaicane sul Mincio, pasticcieri e ristoratori preparano le pentole (torta Jolanda ai sapori caraibici, caffè Jolanda speziato, menù Jolanda creolo, agnolotti Jolanda al ripieno misterioso, frittelle del corsaro), panettieri e droghieri i forni (panini Tortuga a forma di teschio), scuole di danza rispolverano bolero e fandango, estetisti ricercano quel pallore impareggiabile, quelle ciglia ombrose, sarti ridisegnano la "mantiglia di seta nera con pizzi di Venezia", ragazzine si offrono per riassunti a uso dei pigri, scolaresche fanno collette per aumentare la tiratura del libro, un gruppo esperantista lavora alla traduzione. Una radio leggerà il romanzo tutto di filato in una maratona a staffetta, i due quotidiani cittadini lo pubblicheranno uno a feuilleton l'altro in forma di sequel scritti dai lettori, studi dentistici e lavanderie lo offriranno ai clienti in anticamera o assieme ai pantaloni stirati, e per chi ha più entusiasmo che idee è a disposizione una task force di pronto supporto creativo filibustiere. "È bastata una spintarella e la fantasia è esplosa", gioisce Marzia Corraini, editrice del volumetto con la copertina amaranto (volumone: trecento pagine in un bel corpo 13 perché lo possano leggere anziani presbiti e bambini sillabanti) che va in tipografia in queste ore, "il tipografo s'è commosso, Jolanda fu il suo primo libro di lettura, ne ha stampate un po' di copie per sé".

Non è un caso la scelta di Jolanda, romanzo di sicuro effetto, storia classica, con incipit acchiappa-lettore ("Quella sera la taverna El Toro, contrariamente al solito, brulicava di persone..."), colpi di scena, agnizioni, battaglie, personaggi cattivi-cattivi (il capitano Valera), cattivi che diventano buoni (il conte di Medina) e buoni che sembrano cattivissimi (i compari Carmaux e Wan Stiller), macchiette comiche (don Raffaele), una protagonista fanciulla, fragile e scatenata (a volte sviene, a volte squarta caimani), un climax in cinemascope (l'assalto dei pirati a Panama) e l'ovvio happy end (nozze dell'eroina col masnadiero Morgan).

Il requisito tecnico era un romanzo senza diritti d'autore, per poter essere ristampato, fotocopiato, e-mailato senza rischi. Ma c'erano molti candidati. Nievo, Capuana, Virgilio e Dante: tutti scartati per sospetta o manifesta impervietà. Perfino Manzoni ha ceduto: troppo segnato dalle fatiche scolastiche per riassumerlo e commentarlo ("Ma verrà il momento di riscattare i Promessi sposi dal loro infelice destino di libro di testo", promette Nicolini). Salgari s'è imposto da sé. Autore popolare, facile ma anche snob (il club dei salgariani vanta fior di intellettuali, da Umberto Eco a Paco Ignatio Taibo).

Si capirà solo alla fine se l'esperimento di lettura comunitaria avrà dato un prodotto netto culturale positivo. "Di sicuro farà bene alla comunità. Se farà bene anche alla lettura, tanto meglio", osserva da lontano Luca Ferrieri, il bibliotecario di Cologno Monzese che da alcuni anni ha lanciato in Italia l'esperienza dei "gruppi di lettura", anch'essa un'invenzione anglosassone. "La lettura è un'esperienza individuale, ma ciò che un libro deposita nel cuore del lettore può essere messo in comune". I gruppi, una trentina in Italia (ma mezzo milione negli Usa) sono però piccole comunità di affini, mai più di trenta, di solito amici.

La scommessa di Mantova è sulla massa indifferenziata. Scommessa, e rischio. Il rischio è che il libro sia travolto dal para-libro, il piacere della lettura sopravanzato da quello della festa e del gioco. Perché è l'effetto ludico ad aver scatenato nei mantovani la produzione collettiva ed entusiasta del merchandising piratesco. La metamorfosi della fantasia letteraria in oggetti di consumo, la proliferazione di happening a marchio corsaro, il serpeggiare di un tormentone verbale (l'esclamazione "Tuoni d'Amburgo!" già rimbalza tra i primi lettori) che stanno trasformando questa città in una succursale della Tortuga ricordano altre, meno spontanee promozioni: quelle legate ai film di cassetta, ai serial, ai reality televisivi. Cioè, oggi, le uniche occasioni in cui una medesima storia di fantasia coinvolge contemporaneamente un gran numero di persone. Di J. R., di Indiana Jones e perfino di Taricone in effetti si parlò nei bar d'Italia: a Renzo Tramaglino o ad Anna Karenina non è mai capitato (se è per questo, neppure ai personaggi di Stephen King).

Che gli amanti della lettura, emarginati nelle loro biblioteche fuori moda, abbiano trovato la via della rivincita? Per dimostrare, almeno una volta, che anche il libro sa riempire i sogni ad occhi aperti di una comunità, come fa un film o una telenovela, magari meglio? "Non ci interessa sfidare la tivù", smentisce Nicolini. Però, se un mazzetto di obsoleta carta inchiostrata beffasse i miliardi tecnologici del Grande Fratello, per mille barili di aringhe salate!, sarebbe davvero un bel raid filibustiere.

(20 gennaio 2006)

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