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[ARTE]De Pisis, Il Poeta

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LE MOSTRE BRESCIANE

De Pisis, il poeta

A Brescia, al Museo di Santa Giulia, si celebra Filippo de Pisis con 30 capolavori della Collezione Rimordi. Con questa retrospettiva continua il sequel di esposizioni di questa città

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Brescia - Il bello nel povero. Il fascino nel dramma. La grazia di semplici oggetti immortalati come protagonisti di una sublime natura morta. Al posto di mele e arance, ecco conchiglie svuotate, pesci marci abbandonati su un pezzo di carta oleosa, fiori recisi, ortaggi e crostacei lasciati in primo piano sulla spianata desertica di un paesaggio marino, funghi disposti caso su un tavolo. Eppure, questo piccolo mondo di banalità quotidiane appare raccontato con una pittura delicata, concitata e frenetica nel tratteggio, con tocchi di colore nervoso e virgolato, ma giocato tutto sulla raffinatezza di chiarori e riverberi. La pittura si fa lirica, il segno pura poesia. Perché poeta lo era veramente, Filippo De Pisis, il grande artista ferrarese (1896-1956), cresciuto all'insegna dell'euforia metafisica di Giorgio de Chirico, Alberto Savinio e Carlo Carrà, conosciuti all'ospedale militare della città durante la prima guerra mondiale, e maturato, come pittore e letterato, alla Scuola di Parigi, dove si stabilì dal '24, suggestionato dalla forza espressiva di Soutine e Braque.

Ed è in occasione del suo cinquantesimo anniversario della morte, che cade il 2 aprile 2006, che il Museo di Santa Giulia lo ricorda con una piccola grande mostra, dal 21 gennaio al 26 marzo, che riunisce una scelta accurata di 30 opere di de Pisis presenti nella Collezione Rimoldi di Cortina d'Ampezzo, costruita con cura e devozione nei confronti dell'artista ferrarese da Mario Rimoldi, albergatore cortinese, straordinario appassionato d'arte - tanto da comprare i primi quadri nel 1921, quand'era ancora allievo della scuola alberghiera di Roma e che conosciuto de Pisis nel '29, ne diventerà uno dei massimi sostenitori. Sarà Rimoldi, infatti, ad organizzare la retrospettiva di de Pisis nel 1956, alla morte dell'artista. Di lui possedeva ben 54 opere, molte di qualità assoluta, non poche dipinte proprio durante i soggiorni cortinesi o portate a Cortina dalle vacanze riminesi che costantemente precedevano quelle tra i monti.

L'omaggio a de Pisis fa da apripista al nuovo poker di mostre portate a Brescia dal "re-mida" dell'arte Marco Goldin, collezionista di trionfi espositivi come l'ultimo messo a segno di "Gauguin/Van Gogh. L'avventura del colore nuovo", prorogata ancora in contemporanea al Museo di Santa Giulia fino al 26 marzo, che si è aggiudicata lo pole position delle mostre più viste d'Italia, aggiudicandosi ben 216.823 spettatori, con dati all'8 gennaio per 76 giorni d'apertura, con una media giornaliera di 2.853 persone. Con de Pisis, Goldin, infatti, propone anche le rassegne monotematiche su di Claudio Olivieri, "L'azzurro", romano, classe '34, uno degli artisti italiani che più ha espresso l'essenzialità della visione come puro spazio, puro colore in scena al Museo del Risorgimento, Piero Ruggeri, "Il nero", uno dei pittori italiani più versatili e "internazionali" che, sin dagli anni giovanili, si è avvicinato ad alcuni grandi artisti europei e americani (De Kooning, Dubuffet, Bacon), e il "Trittico" di Loreto Martina e Roberto Casiraghi allestite, dal 21 gennaio al 26 marzo, al "Piccolo Miglio" in Castello.

La coreografia di de Pisis è un gran bel vedere. Non c'è l'esuberanza sgargiante dei suoi colleghi-amici ferraresi, ma tutto appare più semplice, apparentemente meno concettoso e teatrale, più legato ad un contingente quotidiano. Ma allo stesso tempo, quei soggetti così ariosi, veloci, leggeri, "stenografati" sulla tela - tela lasciata molto spesso, in alcuni spiragli, emergere grezza nella sua natura - evocano un effetto postimpressionista denso e luminoso. Di grande suggestione. La collezione Rimoldi consente di leggere e comprendere da vicino, la sensibilità poetica di Filippo de Pisis. Sono opere che vanno dal 1925 al 1950, dipinte in larga parte durante i suoi frequenti soggiorni estivi nella Valle d'Ampezzo, ora per i sentieri della valle, ora nello studio. "Talvolta l'atelier era uno dei laboratori dell'antico e oggi scomparso edificio della vecchia Scuola d'Arte - racconta Renato Balsamo direttore del Museo d'Arte Moderna e Contemporanea Rimoldi - oppure il fienile di un albergo o un magazzino di proprietà del Comune in prossimità del municipio. Amava tanto la natura che la sua vita in montagna si svolgeva prevalentemente all'aperto". Tutte le estati che de Pisis risiederà nell'albergo di Rimoldi manterrà per lui i contatti con un certo ambiente artistico parigino.

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De Pisis aveva infatti tutti i caratteri umani per essere amato da Rimoldi: era un artista internazionale ma legato all'ambiente veneto attraverso il Cadore e Venezia, la cui pittura splendidamente decorativa era passata attraverso l'esperienza dell'avanguardia italiana e francese e reggeva su una solida cultura letteraria e critica. In de Pisis, spicca energicamente l'accanimento espressionista per la realtà, ma si respira anche la luminosità acquatica tutta veneziana. Dal Museo Rimoldi sfilano, dunque, dipinti che vanno dal 1926 al 1950 tra cui spiccano veri e propri capolavori come "Il moro di Haarlem" del 1926, i "Fiori" del 1927 e 1928, un soggetto floreale dipinto nel 1930 su un vassoio di un albergo di Campo d'Ampezzo, l'insolito soggetto "Omaggio a Napoleone" del 1931. Un dipinto degno di un grande impressionista francese è "Il vecchio" del 1933. Inconsuete e particolari le tele "Una via di Rimini", e "Le palme di Cannes" del 1934.

Opere simboliche dell'autore sono i dipinti "Chiesa di Cortina" del 1937 ("Premio Bergamo" del 1938), "Il soldatino francese" del 1937, le nature morte, sempre dipinte a Cortina, tra cui quella con la scritta "Viva Mario R", degno riferimento all'amico collezionista, e quella del 1939, di particolare rilevanza, nella quale l'autore volle inserire nell'angolo in alto a sinistra un ombrello quale omaggio a Monet. Da ricordare l'insolito soggetto "Sala d'armi del Museo Poldi Pezzoli", "I rustici di Cortina" e "Studio a Rimini" del 1940. Potenti sono, infine, "Il sacrificio di Isacco", avveniristica, grande tela del 1940 e "La pastorale" del 1942, opera ricca di memorie e di emozioni nella pittura veneto-lombarda del XV secolo.

Le opere di de Pisis sembrano raccontare un viaggio sentimentale. Il suo è un mondo pittorico carico di intimità, emozionale e drammatico, a tratti malinconico, come le opere degli ultimi anni dove l'angoscia esistenziale fluttua in un tonalismo più cupo. Eppure non abbandonerà mai i suoi temi adorati, il piccolo mondo della banalità quotidiana, così bella, così effimera e caduca. Perché, a detta di Marco Goldìn, pochi artisti come de Pisis, "hanno così testardamente, e poeticamente, testimoniato della caducità delle cose, del loro vivere e morire, del loro splendere e presto scomparire. Diventare cenere. Niente si salva da questa sorta di autocombustione, come se il mondo delle cose e dei fenomeni, dopo essersi specchiato, dovesse diventare altro dall'immagine di sé, e dunque solo suono dell'assenza, colore che si sfa, luogo in cui la bellezza celebra anche il suo tragico consistere. E perire, franare".

LAURA LARCAN

Notizie utili - "De Pisis. Opere scelte dalla Collezione Rimoldi", dal 21 gennaio al 26 marzo, Museo di Santa Giulia, via dei Musei 8, Brescia. La mostra è a cura di Marco Goldin

Orari, dal lunedì al giovedì, 8:30-20, venerdì 8:30-22, sabato 8:30-23, domenica, 8:30-21. Ingresso: intero, per tutte le mostre €15, ridotto €12.

Informazioni: Call center , tel. 0438 21306, fax 0438 418108.

Catalogo: Edizioni Linea d'Ombra.

(19 gennaio 2006)

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