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Diablo

Il Requiem Di David Gilmour

4 messaggi in questa discussione

Intervista esclusiva a Londra con l'artista: "La band? It's over"

"Riuniti per la causa, per superare pessimi rapporti e per evitare rimpianti

Il requiem di David Gilmour

"I Pink Floyd? Sono finiti"

DAL nostro inviato GINO CASTALDO

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David Gilmour

LONDRA - Pazienza per i fan in gramaglie. La notizia è ufficiale. Il marchio Pink Floyd si è dissolto, finito, definitivamente defunto. I quattro pezzi che hanno proposto a Live 8 sono stati l'ultimo atto. Ce lo ha confidato David Gilmour in un'intervista esclusiva concessa a Repubblica: "Penso di averne avuto abbastanza. Ho 60 anni. Non voglio più lavorare tanto. È un'importante parte della mia memoria, ho avuto enormi soddisfazioni, ma adesso basta. È molto più confortevole lavorare per conto mio". E non stiamo parlando della riunione con Roger Waters, già ritenuta improbabile ("Roger ha lavorato in questi ultimi vent'anni in modo assolutamente autocratico e avrebbe grandi difficoltà a far parte di un'unità democratica"), ma dello stesso marchio Pink Floyd che dopo alcune battaglie legali era rimasto a Gilmour, Rick Wright e Nick Mason, col quale, senza Waters, hanno inciso due dischi e portato in giro clamorosi concerti. "It's over, è finita" precisa Gilmour.

"La questione di Roger è irrilevante, perché anche senza di lui non ho voglia di andare avanti come Pink Floyd. Sono felice della mia vita, fare cose come Pink Floyd, è un affare troppo grande per me, ora. Quando ti muovi come gruppo è tutto gigantesco, le attese sono enormi, le pressioni altissime. Vorrebbero farci fare cento concerti. Io sto bene così. È stato fantastico ma adesso non ne ho più voglia".

David Gilmour è un signore elegante e compito. Ci riceve in una splendida houseboat chiamata Aurora, ancorata sul Tamigi a una ventina di chilometri a ovest di Londra. Un piccolo paradiso. E il paesaggio, i rumori, sembrano uscire da un disco dei Pink Floyd: l'acqua che scorre, maestosa, i cigni che nuotano sullo sfondo, canottieri che sfrecciano sotto la barca. Entriamo in un piccolo perfetto studio di registrazione. Sullo sfondo del personal computer c'è l'immagine di una neonata. "È mia figlia, nel momento in cui è nata, ora ha quasi quattro anni" racconta Gilmour, che ha appena inciso il suo terzo album solista, On an island, sognante, crepuscolare, prezioso, proprio come se fosse un disco dei Pink Floyd, con molti ospiti di prestigio, tra cui Crosby e Nash, Robert Wyatt, Phil Manzanera. Il disco uscirà il 6 marzo, prima di un tour che porterà Gilmour anche a Milano (il 24 e 25 marzo al teatro degli Arcimboldi) e Roma (il 26 all'Auditorium).

È un caso che il disco esca più o meno nel giorno del suo sessantesimo compleanno?

"No, non è una coincidenza. È una scelta".

Molti avranno difficoltà a distinguerlo da un album dei Pink Floyd...

"Neanche io capisco molto la differenza. Non è importante. In fondo sono la voce e il chitarrista dei Pink Floyd. È naturale che sembri in parte un disco dei Pink Floyd. La differenza è chiara solo nella mia testa. E comunque anche se mi sono sempre sentito molto libero all'interno del gruppo, è pur sempre un lavoro collettivo. Questo è più intimo, personale. In gran parte l'ho inciso a casa mia. Ho suonato io stesso molti strumenti, compreso il sassofono".

A cosa si riferisce l'isola del titolo?

"L'isola non è Lindos, dove ho una casa. È un'isola greca che si chiama Castellorizo, come il titolo del primo brano dell'album, a tre miglia dalla costa turca, dove hanno girato il film Mediterraneo. C'è anche una canzone che s'intitola On an island, ed è su una serata passata con gli amici su quell'isola. È un'isola strana. Fino agli anni venti il pezzo di costa di fronte apparteneva alla Grecia. Da quando Ataturk ha ripreso quel pezzo di costa l'isola è rimasta tagliata fuori, molti se ne sono andati, è quasi deserta, sembra un'isola fantasma, il pezzo è sulla partenza, sull'abbandono, e poi la frase ha una speciale risonanza per un inglese, nato su un'isola, ma anche per ogni essere umano ha molti significati".

C'è una passione delicata in questo disco. Una bellezza semplice...

"Lo spero. Spero che la musica sia più semplice ma possa significare di più. Ci sono risonanze in questa semplicità. In fondo quando si scrive si cerca di fare dei pezzi, tutto qui, poi lungo la strada arrivano i significati, ma non è detto che si sappia fin dall'inizio.

Molti testi li ha scritti mia moglie Polly".

Non è complicato lavorare con la propria moglie?

"In questo momento della mia vita mi sembra molto naturale. Naturalmente ci sono problemi, è ovvio, ma i benefici superano di gran lunga le difficoltà. Alcuni li ha scritti da sola, come The blue, è perfetto, sembra che musica e parole siano nate insieme. Qualche volta la musica la ispira, altre volte è come se cercasse di entrare nella mia testa e guardare con i miei occhi per capire quello che sto cercando di dire".

Perché ha aspettato vent'anni per un nuovo disco solista?

"Beh, ho avuto molto da fare. Ho fatto due dischi dei Pink Floyd, e mi sono sentito libero di fare quello che volevo, non sentivo restrizioni, poi mi sono sposato di nuovo, ho avuto altri bambini, e alla mia età ho smesso di essere malato di lavoro, non sono ambizioso come un tempo".

Nella title track ci sono i cori di Crosby e Nash. È la prima volta che collabora con loro. Siete amici da tempo?

"Conosco Graham Nash da quando stava negli Hollies, e attraverso di lui ho conosciuto Crosby. Due tipi fantastici. In giugno erano in concerto a Londra, sono andato a salutarli nel backstage e gli ho chiesto se gli andava di cantare in un mio brano. Hanno detto subito di sì, e pochi giorni dopo erano da me a incidere le voci".

Tornando ai Pink Floyd, perché ha fatto un'eccezione per Live 8?

"Per molte ragioni. La prima era ovviamente aiutare la causa. La seconda è che io e Roger abbiamo avuto pessime relazioni e questo è uno spreco d'energia e anche una brutta cosa da portare nel cuore, per cui avevamo voglia di fare qualcosa per scacciare tutta quella spazzatura. La terza è che se non l'avessi fatto forse l'avrei rimpianto per sempre".

È stato un bel segnale. Ma come ha vissuto il momento?

"Diversamente da tutti voi. Io avevo specifiche e complicate parti di chitarra e dovevo cantare, sentivo una grande responsabilità, ho passato due o tre settimane a provare e quindi ero molto concentrato su quello che dovevo fare. L'emozione mi è arrivata addosso nel momento in cui abbiamo finito".

E poi Syd Barrett, il "crazy diamond" della canzone, il mito dell'assenza evocato continuamente dai Pink Floyd, soprattutto nella loro più celebre canzone Wish you were here. Barrett fondò il gruppo, ne fu il motore iniziale, ma dopo i primi due dischi dovette mollare per gravi disturbi mentali, probabilmente causati da un eccesso di droghe psichedeliche. In un certo senso Gilmour ha preso il suo posto nella band. Una delle più acclamate leggende del rock racconta che proprio mentre stavano incidendo Wish you were here Barrett si sarebbe presentato a sorpresa negli studi di Abbey Road.

Gilmour, è vera questa storia o no?

"Assolutamente sì. Non ricordo quale pezzo stessimo registrando, non ricordo neanche chi fu il primo a riconoscerlo né quello che ci siamo detti. Ma è assolutamente vero: Syd comparve dal nulla proprio in quel momento".

L'ha mai più visto da allora?

"Mai più".

Com'è possibile? Non ha provato il desiderio di andarlo a trovare nel suo eremo a Cambridge?

"Sì, avrei voluto, ma la famiglia è convinta che Syd debba rimanere isolato. Ma non è detto che prima o poi non capiti".

Come vorrebbe che la gente reagisse al suo nuovo disco?

"Mi piacerebbe che chi l'ascolta si sentisse proiettato dal proprio tempo in uno spazio abitato solo dalla musica. Non vorrei che rimanesse in superficie, ma che andasse in profondità. Non vorrei essere un sottofondo, vorrei che la mia musica fosse l'unica cosa importante, almeno nel tempo in cui si ascolta".

(3 febbraio 2006)

Fonte

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A mio avviso erano già defunti da un pezzo.

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Beh gli ultimi album non erano eccezionali...

Alcuni pezzi erano ok ma ben lontani dai fasti di un tempo.

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A mio avviso erano già defunti da un pezzo.

concordo :)

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