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cheyenne

[LIBRI]La Società Senza Volto Del Low Cost

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“Nuovi ricchi che spuntano ovunque e ostentano la loro opulenza, improvvise povertà anche tra i lavoratori e i pensionati, progressivo assottigliamento dei ceti medi che perdono reddito e sicurezze”.

banner('www.ilsole24ore.it/05/sole4/tempolibero_cultura','HalfPage', '', '');È l’incipit del saggio scritto per l’editore Einaudi da Massimo Gaggi, inviato del ‘Corriere della Sera’ con base a New York, e da Edoardo Narduzzi, imprenditore attivo nel comparto dell’hi-tech. “Un fenomeno comune a gran parte delle altre democrazie industriali dell’Occidente”, precisano subito gli autori, “anche se da noi è esasperato dall’impatto di una stagnazione economica più grave e prolungata che altrove”. Dopo essere stato per oltre due secoli l’elemento fondante della società occidentale, il ceto medio sta dunque per uscire di scena non riuscendo più ad adattarsi ai cambiamenti imposti dalla globalizzazione su scala planetaria. Al suo posto prende forma un ceto indistinto, la ‘classe della massa’, che vuole soprattutto consumare di più e pagare di meno e che trova nella società del low cost il suo riferimento ideale.

Il low cost pesa più di una riforma del fisco o del welfare

Un ceto, quello della ‘classe della massa', che nasce dalla crescente polarizzazione dei redditi e che è delimitato in basso dalle nuove povertà dei lavoratori senza specializzazione e in alto dall’aristocrazia dei grandi patrimoni e dell’elite tecnocratica della conoscenza. Un ceto che trova le sue bandiere in marchi ben noti in tutto il mondo: Ikea, Ryanair, Wal-Mart – la catena commerciale americana, forse il simbolo per eccellenza del low cost, che da dieci anni contribuisce a contenere l’inflazione statunitense – Virgin, Zara, Skype, Google. Marchi che mettendo in atto principi simili – compressione delle spese generali e del costo del lavoro, uso intensivo delle tecnologie informatiche, logistica globale, analisi scientifica delle propensioni al consumo di chi guadagna poco ma vorrebbe qualcosa in più - sono diventati in meno di dieci anni dei giganti che operano e fanno elevatissimi profitti in Europa e in Asia, negli Stati Uniti e in America Latina.

La diffusione dell’offerta di prodotti e servizi ‘low cost’ - e questa è una delle indicazioni più interessanti che emerge dal libro - comincia a pesare “più di una riforma del fisco o del welfare” perché aumenta sensibilmente il potere d’acquisto dei salari” e contemporaneamente induce i Governi europei a ripensare il costoso sistema del Welfare costruito a partire dal dopoguerra sulla capacità contributiva della classe di mezzo. La ‘filosofia di consumo low cost’ è insomma destinata secondo Maggi e Narduzzi a debordare nella sfera pubblica: “ciò significa, per chi governa lo Stato, ripensare l’offerta pubblica tenendo conto della minore disponibilità della classe della massa a sostenere l’onere del suo finanziamento”. Una società organizzata su basi low cost porta insomma inevitabilmente a un welfare ispirato dalla stessa filosofia e dunque a una protezione sociale a basso costo. Con le implicazioni di natura politico-sociale facilmente immaginabili, soprattutto in un paese come l’Italia che invecchia a vista d’occhio. Per evitare guai seri è dunque necessario secondo i due autori arrivare a un “nuovo contratto sociale” che scommetta sulla privatizzazione e personalizzazione di almeno una parte dei servizi sociali senza che tutto ciò comporti una rilevante maggiorazione dei costi a carico del cittadino.

La “Ryanair society” - altro spunto interessante del libro - tende a spostare il ‘bastone del comando’ dai produttori ai consumatori: più offerte a basso costo, più potere d’acquisto, più capacità della ‘classe senza classe’ di incidere sulle scelte produttive. Tutto è alla portata di tutti: vacanze, case, beni di un certo valore, cure mediche, merci e servizi un tempo destinati a ceti più affluenti. E tutto ciò grazie al nuovo modello di business creato dalla società low cost e basato su un’offerta semplice ed economica, standardizzata ma anche personalizzata, e sull’eliminazione di tutti i costi e di tutti gli intermediari inutili fra imprese e consumatori. Un modello che, sostengono gli autori, taglierà definitivamente fuori quelle imprese che “si ostineranno a produrre o a organizzare modelli di offerta pensati per un consumatore che non c’è più”.

Una ‘rivoluzione’ – quella del low cost - non priva di contenuti democratici, dunque, anche se molto ‘insidiosa’ per il mondo politico che appare al momento impreparato a raccogliere questa sfida. “C’è bisogno di una classe politica - sottolineano gli autori - che comprenda questa realtà e agisca di conseguenza” smussando la tendenza al “totalitarismo consumistico” della società low cost e spingendo in direzione di un’umanizzazione di questa nuova realtà sociale.

Tredici capitoli brevi, ma di assoluta incisività. Un libro che ha trovato subito un’accoglienza entusiastica, non solo fra gli specialisti e gli addetti ai lavori: dopo pochi giorni è infatti andato esaurito ed è già in fase di ristampa.

Gaggi Massimo; Narduzzi Edoardo

La fine del ceto medio e la nascita della società low cost

Einaudi

Pagg X-142, euro 13,50

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