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Diablo

I Colori Di Matisse

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GRANDI MAESTRI

I colori di Matisse

Interni, nature morte, odalische, nudi. Tutto raccontato con colori esplosivi e selvaggi. E' il mondo di Henri Matisse, alla Fondazione Beyeler di Basilea, nella grande retrospettiva con 160 opere, tra pitture, sculture e disegni

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Basilea - "Il colore di Matisse. La forma di Picasso. Due direttive verso una grande meta". Eccola l'equazione dell'arte perfetta che scoprì Kandinsky nel 1910 all'alba della rivoluzione dell'arte astratta. Come dargli torto. Perché Matisse deve la sua grandezza all'entusiasmo per il colore, che non insegue più, come negli amici impressionisti, la "verità" luministica dell'atmosfera naturale, ma diventa protagonista assoluto della scena, il fine ultimo per creare la figura e lo spazio. Come accade nell'opera "Fiori e ceramica", un duetto strabiliante tra blu e verde, dove il blu dominante scandisce i profili ortogonali dello spazio, e il verde racconta la presenza di un piatto di ceramica, di un foglio piegato e di un vaso di fiori. E' il contrasto tra i due colori a creare l'effetto scenico. E questo è uno dei mirabili lavori che sfilano nella mostra "Henri Matisse. Figura Colore Spazio", che dal 19 marzo al 9 luglio 2006 invade letteralmente la Fondazione Beyeler di Basilea con le sue 160 opere, selezionate tra pitture, sculture, disegni e stampe, a documentare tutte le fasi creative dell'artista francese (1869-1954).

Un omaggio monumentale all'artista che della vivacità coloristica, ricercata accanitamente come un'autentica "joie de vivre", ha fatto l'emblema di tutta la sua produzione, sperimentando una tavolozza brillante, costruita con chiarezza ed equilibrio, contrastata ma armonica insieme, facendone il suo personalissimo stile. E proprio questa sua devozione esistenziale al colore diventa il fil rouge di una grande rassegna che è riuscita a raccogliere un numero mozzafiato di prestiti provenienti da musei americani ed europei ma anche da numerosi collezionisti privati, dal Pompidou al Museo di Arte Moderna della città di Parigi, dalla Tate Modern di Londra al MoMa e al Metropolitan di New York, dall'Ermitage di San Pietroburgo ai Baltimore Museum of Art, Filadelfia Museum e National Gallery di Washington, passando per Francoforte, Düsseldorf, Amsterdam, Copenhagen, Stoccolma. Una mostra che vanta anche la collaborazione della Pierre e Maria-Gaetana Matisse Fondation Collection di New York e la Collection Maeght di Parigi.

Nato non per essere pittore, ma, come ebbe a dire lui stesso, "figlio di un commerciante di sementi, al quale avrei dovuto succedere nella gestione del negozio", Matisse passò per uno studio legale e per ipotesi di una carriera da farmacista, per poi abbracciare definitivamente la vocazione da artista fino a divenire un pioniere del modernismo. Contribuirono all'affermazione di una poetica matissiana l'entusiasmo per Seurat, Van Gogh e per Gauguin, la curiosità per le arti orientali, per quell'eleganza lineare dello stile giapponese, per quell'intricato ed esuberante decorativismo delle stoffe moresche e delle ceramiche persiane, la passione per l'arte africana, per quello schietto primitivismo, fatto di stilizzazione, minimalismo, intensità espressiva. Nessun pittore moderno ha attribuito a stoffe e tappeti e maschere una così grande importanza nelle sue creazioni.

E' vero che non fu un bambino prodigio come Picasso, ma a 36 anni Matisse trovò gli elementi che determineranno la formula unica e preziosa della sua arte. Il valore assoluto del colore in funzione creativa, linguaggio unico per dipingere un quadro, dove le superfici di colore dense di contrasti liquidano ogni tensione di segni e volumi per orchestrare linee ritmiche e ornamento. E Matisse divenne la guida dei fauves e di quel fauvismo, lanciato dalla provocatoria esposizione al Salon d'Automne del 1905, che scandalizzò l'epoca per la violenza "selvaggia", tutta emotiva ed esistenziale, così innaturale, del colore. Una formula, quella di Matisse, che verrà elaborata di volta in volta nei suoi interni, chiusi o a volte aperti da una finestra panoramica, abitati da vasi di fiori, tavole apparecchiate, nature morte, tappezzati di tessuti sgargianti, visitati da donne esotiche, odalische o danzatrici, infuocati d'erotismo da nudi distesi dall'incarnato rosaceo.

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"Lusso, calma e voluttà", per citare il titolo di una sua opera stranota, elementi che ricorrono nelle sue scene, concepite tra realismo e decorazione. La mostra racconta tutto questo. L'esposizione si apre sugli interni tranquilli degli anni 1890, dettati da un moderato impressionismo, che lascia già intuire però l'interesse per il colore puro. Ancora non è esploso il nuovo Matisse selvaggio, indugia ancora su tonalità cupe, dove la luce appare repressa e soffocata. Poi, la svolta. Negli anni antecedenti la prima guerra mondiale, si afferma la reputazione di avanguardista di Matisse. I suoi quadri privilegiano le grandi superfici e cedono maggiormente all'astrazione intanto che i suoi motivi aumentano d'audacia simbolica. E' a questa epoca che alla richiesta dei collezionisti russi Sciukin e Morosov, Matisse crea le celebri composizioni monumentali de "La danza" e "La musica", scene che negano vertiginosamente lo spazio reale e tendono verso l'astrazione.

Eppure, il famoso girotondo vorticoso di corpi rossi, contorti fino alla deformazione, tra cielo blu e collina verde, si ritrova in un gioco di prospettiva obliqua nella "Natura morta con La danza", del 1909, dall'Ermitage. L'opera testimonia come in questi anni Matisse alterni costantemente le fasi realistiche con quelle decorative: qui infatti, la scena nasce da un'attenta considerazione della realtà, dove le diagonali della tela dialoghino con le diagonali del tavolo dove poggiano la fruttiera, e i vasi di fiori, quasi con un'ottica tridimensionale. E' questa la fase in cui Matisse riconcilia il principio astratto della piattezza decorativa con il principio realistico della tridimensionalità. Interni e nature morte vivono di questa tensione. Come "Il tavolo nero", dove la modella Antoinette è posta in unn ambiente con grandi e festosi disegni: alle sue spalle una tappezzeria a muro che va dal rigido al movimentato, mentre il pavimento, dal forte scorcio prospettico, presenta larghe strisce diagonali. Il nero del tavolo e il bianco della modella è il trionfo del contrasto.

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Negli anni Venti, Matisse accentua l'intesa tra ricchezza di dettagli decorativi e ricerca del realismo. E' il periodo di Nizza, quello delle odalische. Quello delle decorazioni orientali degli interni, del fasto degli arazzi, della sensualità dei corpi, di sguardi ammiccanti all'imminente piacere, di arabeschi e colori portati alla massima espressione, di camere d'albergo o stanze d'atelier trasfigurate in giardini dell'Eden. Gli anni Trenta vedono la produzione dei nudi più significativi, come il "Nudo rosa" del 1935, che immortala Lydia Delectorskaya, la sua modella favorita, sua assistente e forse sua amante. La sua presenza ed il suo splendore carnale, che ispirano molto Matisse sono stati immortalati in moltissimi quadri. Qui la figura diventa simbolo del corpo umano, la modella è ritratta in primo piano, mentre l'ambiente circostante è ridotto a sfondo decorativo. L'estrema semplicità lo portano a ridurre sempre di più figura, colore e spazio ad un sistema di segni, che sfocerà nelle grandiose gouache ritagliate che realizzerà dalla seconda metà degli anni Quaranta. Matisse, infatti, nella sua "seconda vita", dopo essere sopravvissuto ad un cancro e a due embolie polmonari, nel '41, si dedicò anche a opere di piccolo formato con soluzioni figurative nate dalla tecnica, tutta sua, di tempere ritagliate.

Ma il colore lo segue fedele, come evidenzia "Interno rosso, natura morta su tavolo blu" del '47, tutto giocato sulla vivacità cromatica, un saggio di intensa espressività, dove sembra che l'artista abbia voluto applicare le sue esperienze nelle composizioni con ritagli di carta. Protagonisti, il giallo, rosso, blu e verde. Colori luminosi ed equilibrati che esaltano la vitalità dei piani della scena. Ma soprattutto emanano quella forte "gioia di vivere". La stessa che si può cogliere nel fermento per gli imminenti grandi eventi che bollono in pentola nella casa di Mister Ernst Beyeler. Dopo la rassegna di Henri Matisse, arriverà la grande manifestazione articolata per due cicli espositivi, dal 6 agosto al 18 febbraio del 2007, dedicata all'Eros nell'arte. E il 2007 sarà un anno di celebrazioni, perché la Fondazione compie dieci anni e per festeggiare l'importante compleanno la direzione sta preparando una mostra sui generis, dal titolo "L'Altra Collezione", che raccoglierà tutte le opere vendute da Mister Beyeler e signora a musei nel mondo o a privati, durante la loro ultra-cinquantennale attività di galleristi.

LAURA LARCAN

Notizie utili - "Henri Matisse. Figura Colore Spazio", dal 19 marzo al 9 luglio 2006. Il commissario della mostra è Christoph Vitali, con l'assistenza di Ulf Küster e di Philippe Büttner.

Fondazione Beyeler, Baselstrasse 101, Comune di Riehen, presso Basilea (Svizzera). Come arrivare: Tram n. 6 da Messeplatz, in direzione Riehen Grenze (20 minuti dal centro di Basilea).

Orari: tutti i giorni, 10-18, mercoledì 10-20, aperto la domenica e i festivi.

Ingresso: intero Chf 21, ridotto Chf 18, studenti under 30 anni Chf 12, ragazzi 11-19 anni Chf 6, bambini under 10 gratis (gli ingressi sono ribassati nei giorni di lunedì, 10-18, e mercoledì 17-20).

Catalogo: Edizioni Hatje Cantz di Ostfildern-Ruit (tedesco e in francese).

Informazioni: +41-(0)61-645 97 00. Sito web: www. beyeler. com

(20 marzo 2006)

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