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cheyenne

Nasce La Cooperativa Include: Banda Larga Contro Il Digital Divide

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La neonata cooperativa funzionerà come un gruppo d’acquisto per quanto riguarda la banda larga e i servizi informatici a valore aggiunto, provvederà a gestire il roaming sulle reti dei provider aderenti (anche per permettere il voip gratuito tra gli utenti Include) e potrà partecipare alle gare e ai bandi che le regioni e le province stanno emanando per ridurre il divario digitale.

Venerdì 24 marzo nella sede torinese di Anti Digital Divide è stata costituita la cooperativa Include.

Erano presenti 24 soci fondatori, in rappresentanza dei Sindaci, dei Comuni, di Anti Digital Divide, delle comunità montane, dei provider e della società civile.

La neonata cooperativa funzionerà come un gruppo d’acquisto per quanto riguarda la banda larga e i servizi informatici a valore aggiunto, provvederà a gestire il roaming sulle reti dei provider aderenti (anche per permettere il voip gratuito tra gli utenti Include) e potrà partecipare alle gare e ai bandi che le regioni e le province stanno emanando per ridurre il divario digitale. Nel direttivo sono rappresentati tutti i soggetti fondatori, è stato designato quale presidente Maurizio Gotta, per Anti Digital Divide e quale vicepresidente Alessandro Pianta, della società Wave-Tech, in rappresentanza dei provider. L’idea della Cooperativa, partorita da Anti Digital Divide, accomuna le esperienze maturate dai diversi soggetti, che si sono seduti ad un tavolo di confronto per trovare una soluzione che nascesse dai diversi punti di vista ed interessi in gioco.

La cooperativa non sarà un cerchio chiuso, nel prossimo futuro potranno aggiungersi partecipazioni di altri rappresentanti eticamente compatibili con lo scopo della stessa, per garantire ancora più "potere" mediatico e fisico, capillarità territoriale e nuove energie per portare avanti progetti innovativi, mirati ad annullare le discriminazioni che stringono in una morsa il futuro degli italiani, di tutti i cittadini italiani.

Proprio le persone saranno il centro del progetto Include, le stesse persone che hanno subito per anni il digital divide, che hanno dovuto fare i conti con ingiustizie e abusi delle compagnie. I principi su cui si basa la cooperativa mettono in primo piano la tutela degli utenti e la loro libertà di scelta tra i servizi, il rispetto dei principi di obiettività, trasparenza e non discriminazione. Si tratta di una cooperativa a mutualità prevalente il che vuol dire che i suoi clienti potranno essere sia soci che non soci, ma che il fatturato dovrà essere almeno per il 50 per cento costituito da prestazioni ai soci. Più soci ci saranno più zone si potranno coprire e maggiori saranno le possibilità degli utenti digital divisi di essere raggiunti dalla banda larga. Quindi grande importanza per la riuscita del progetto, hanno gli utenti, sia attraverso l’azione di sottoscrizione delle quote sia attraverso quella di divulgazione di notizie sul progetto Include, in modo da coinvolgere il più ampio numero di cittadini. Se tutte le persone non raggiunte dall’adsl sottoscrivessero anche solo un’azione si riuscirebbe a ridurre in maniera considerevole il digital divide.

Dal 25 marzo 2006 è possibile sottoscrivere le pre-adesioni per diventare soci della cooperativa i dettagli su come aderire sono presenti sul sito dedicato al progetto Include. Il taglio minimo delle quote azionarie sarà di 25 euro.

Essere soci comporta diversi vantaggi, oltre ad aumentare la possibilità che la vostra zona sia coperta dalla banda larga, ad esempio, vi è la possibilità di ricevere utili (secondo quanto stabilito dalla legge) sulle quote sottoscritte, inoltre quando la vostra zona sarà coperta potrete risparmiare sulla bolletta telefonica, non pagando più il canone Telecom (circa 200 euro/anno) e telefonando gratis con gli utenti Include attraverso il Voip. Quindi si può considerare la sottoscrizione delle azioni come un investimento che porterà diversi vantaggi.

Questa iniziativa nata dal basso è un esempio di come la volontà e le buone idee possano pagare ed essere portatrici di speranze troppo spesso lungi dall'esser scorte. Include ha trasformato la protesta in azione, un’importante iniezione di fiducia in un paese che crede poco al valore delle energie dei singoli cittadini. Cinque persone hanno fondato un’associazione per protestare e chiedere attenzione sul problema del digital divide, sono riuscite a coinvolgere migliaia di persone e ad ottenere diversi risultati, ora si passa dalla protesta alla soluzione del problema, attraverso il progetto Include. Il successo di Include dipenderà dalla volontà degli utenti, che fino ad ora sono stati penalizzati e dimenticati, di non fermarsi solo alle proteste e lamentele ma, di passare all’azione sostenendo questo progetto.

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«Adsl? Abruzzo, situazione drammatica». Una coop contro la discriminazione

Un gruppo di utenti nel 2004 decide di unirsi e creare l'associazione Add Antidigitaldivide (www.antidigitaldivide.org), con lo scopo di lottare contro ogni forma di discriminazione tecnologica, a partire da quella che vede, triste protagonista, il mercato della banda larga.

Un percorso dalle idee chiare che si concretizza ufficialmente nel 2005 e che era partito a seguito di due proteste.

La prima, quella per i prezzi troppo alti delle Adsl in Italia rispetto all'estero (la stessa Telecom in Francia offriva connessioni 6 volte più veloci alla metà del prezzo) e la seconda per la scarsa copertura del territorio.

PrimaDaNoi.it ha parlato con Alessio Susi, abruzzese, che ci ha spiegato come funziona il settore e ha svelato molte cose di cui nessuno parla.

Come mai la nascita di questa associazione? Cosa vi ha spinto a fare qualcosa di più oltre una protesta?

«Avevamo fatto tanto, petizioni, denunce, convegni, lettere ed articoli, ma ad un certo punto abbiamo deciso di passare dalla protesta alla proposta, cercando di capire cosa fosse necessario nel mondo delle telecomunicazioni. Ed ecco che a distanza di un altro anno nasce il 24 Marzo 2006 verso le ore 16 presso la sede Torinese di Add, la cooperativa Include ha visto la luce, fondata da 24 soci in rappresentanza di utenti, comuni, sindaci, Antidigitaldivide, comunità montane e wisp».

Siete tanti…

«Sì e tutti con diversi interessi e problemi da mettere sullo stesso tavolo».

Che cosa fate?

«Lavoriamo per ridurre -ed un giorno cancellare- il digital divide in ogni sua forma, cioè la discriminazione dovuta ala diffusione della banda larga. Portiamo connessione laddove i grossi provider ritengono non giustificato l'investimento e dove i piccoli provider da soli non riuscirebbero».

Un progetto che mancava in Italia…

«Sì. La cooperativa fungerà da gruppo di acquisto per quanto riguarda la banda larga ed i servizi informatici a valore aggiunto, gestirà il roaming sulle reti dei provider aderenti (ossia l'interconnessione tra le reti sparse sul territorio nazionale) per permettere il voip gratuito tra tutti gli utenti Include, inoltre potrà partecipare a gare e bandi che gli enti pubblici stanno emanando per ridurre il digital divide. Inoltre avrà licenza ufficiale di isp, quindi potrà gestire direttamente l'erogazione dei servizi nelle zone ove nessun wisp aderente al progetto ne abbia la possibilità. Ma soprattutto faremo in modo da diffondere cultura telematica sotto ogni aspetto, offrendo strumenti, ma anche insegnare ad usarli».

Perché lo fate?

«Perché lo ritenevamo necessario e perché gli utenti ce lo hanno chiesto. Il disinteresse dei grandi provider nazionali verso le zone scoperte, per via del mancato ritorno economico, ha portato alla nascita di tanti piccoli provider locali che hanno a loro volta creato centinaia di reti civiche e a diffusione locale».

Non bastavano?

«Queste reti permettono l'accesso a banda larga, ma alcune volte i provider operano ai margini della legalità o addirittura oltre, oppure il servizio offerto non rispetta degli standard di qualità che noi come Antidigitaldivide abbiamo individuato e chiesto agli aderenti alla cooperativa».

Il settore si sta trasformando in una vera giungla…

«Esatto. E’ un mercato potenzialmente selvaggio dove l'ignoranza che ancora dilaga rende il terreno fertile per gli approfittatori di turno. Inoltre, il piccolo provider avrebbe avuto vita dura quando il circondario dove opera, un giorno, fosse stato raggiunto dalla connessione a banda larga terrestre».

E avrebbe vinto quindi lo squalo più grosso…

«Sì. La capacità mediatica dei grandi operatori infatti avrebbe fatto strage dei piccoli wisp locali. Sotto il cappello della cooperativa invece, si farà in modo che l'attività svolta fino ad oggi dai piccoli provider locali, si trasformi da “soluzione temporanea per gli scoperti” ad “alternativa per tutti”, sempre!»

Cosa ci guadagnano gli utenti?

«Gli utenti vogliono la banda larga, per le più disparate ragioni. C'è chi ci lavora, c'è chi ci gioca ecc ecc. Tutti hanno il diritto di poter accedere a questo servizio e le uniche possibilità sono attendere che Telecom provveda, oppure provvedere loro stessi. Aderendo alla cooperativa aumenteranno le possibilità che la propria zona venga coperta, apporterà maggior forza economica al progetto, potrà partecipare direttamente alla soluzione del proprio problema e ne velocizzerà il processo».

Come vi muovete nella pratica?

«Quando viene richiesto l'intervento, chiediamo sempre un appoggio di un referente in loco. Tramite questo contatto si farà opera di sensibilizzazione e sarà utile per conoscere la zona. Chi meglio di coloro che ci abitano può conoscere i problemi e le caratteristiche della propria zona! Oltre al servizio di accesso alla banda larga nel proprio territorio, lo stesso account sarà utilizzabile ovunque vi sia un operatore aderente al progetto in tutto il territorio nazionale, inoltre si avrà a disposizione la possibilità di telefonare gratuitamente a tutti gli utenti Include ovunque».

E i costi?

«Economicamente parlando, il solo distaccamento dall’operatore nazionale comporterà l’immediato risparmio del canone mensile (circa 200 euro l’anno)»

Per un Comune quali sono i vantaggi?

«I piccoli comuni vivono disagi ben peggiori del digital divide ma forse risolvendo questo problema, molti altri ne trarranno beneficio. I giovani migrano verso le città per i più disparati motivi, avendo invece una serie di servizi e possibilità presso il proprio territorio, avrebbero quanto meno maggiore possibilità di scelta. Questa opportunità non è offerta solo dalla banda larga che è un semplice strumento, un canale di accesso, ma dalla cultura che il progetto Include trascina dietro di sè, tentando di evolvere nel vero senso della parola, coloro che sono vittime di una discriminazione geografica e sociale per colpe non loro, ma di un mercato il cui unico fine è il profitto».

E voi non pensate al profitto?

«Il fine della cooperativa è ben chiaro nello statuto ed i profitti dei soci sono minimi, proprio perché gli utili devono essere reinvestiti in progetti ed attività per la comunità».

Quali sono i vostri primi risultati? Siete soddisfatti?

«Dall'esperienza maturata in diversi mesi con Antidigitaldivide, ci siamo accorti che le statistiche sulla banda larga che ci sbandiera il giaccaecravatta di turno, sono assolutamente false. Secondo i nostri dati almeno il 37% dei comuni è messo fuori dalla banda larga, ma bisogna considerare anche le grandi città che hanno alcuni grossi quartieri inserviti».

E l’Abruzzo?

«L’Abruzzo vive una situazione drammatica e non rappresenta un’eccezione purtroppo, tutte le zone dell’entroterra e lontane dalle dorsali sono inservite. Sarebbe lunghissima la lista delle zone scoperte! Moltissimi piccoli centri rurali sono scoperti e lo resteranno per molto tempo ancora, data la poca appetibilità del bacino d'utenza. Ma guardando su scala nazionale consideriamo che enormi quartieri delle stesse Roma, Milano sono inserviti».

Qual è il limite della legalità?

«Molti operano ai margini della legalità, se non addirittura oltre. In particolare Add ha “smascherato” wisp che operavano senza le opportune licenze, ciò nonostante riuscivano ad ottenere appalti pubblici grazie alla poca esperienza degli addetti ai lavori, che accettavano questi preventivi assurdi»

Cosa bisogna fare per operare in regola?

«Per poter essere in regola, un wisp deve essere ovviamente iscritto alla camera di commercio, e presentare al Ministero delle Comunicazioni i

seguenti documenti. Senza queste autorizzazioni non si può esercitare l’attività di wisp».

Arriveremo un giorno alla copertura totale?

«Troppo spesso si sostiene che la copertura possa essere portata ovunque. Questo può essere vero in linea di principio. Tecnicamente, anche il paese più sperduto sulla faccia della Terra può essere coperto, grazie al Satellite, che è disponibile ovunque. Ma sostenere questa soluzione senza dichiararlo esplicitamente non è corretto. Telecom bombarda gli utenti proponendo Alice Sat ma omettendo che la connessione (per ovvie ragioni di costi) non è totalmente satellitare, ossia il download avviene via satellite mentre l’upload avviene con una normale connessione analogica 56k! »

E non funziona?

«Per l’utente questa scelta è una presa in giro, oltre che una costosissima soluzione in quanto oltre ai costi dell’abbonamento bisogna aggiungere quelli della connessione telefonica».

E l’alternativa Sat? Funziona?

«Bisogna essere assolutamente chiari delle reali possibilità e dei limiti del servizio offerto così che il contraente sia messo in condizione di valutarne l’appropriatezza. Ma consideriamo che la scelta ideale in termini di rapporto qualità/costi è ovviamente il ricorrere ai ponti radio. É possibile portare la banda larga pressoché ovunque, anche se ovviamente la condizione più favorevole è quella che vede un “aggancio” ad una centrale telefonica vicina e coperta, che garantisce una più semplice gestione sia dei costi che della burocrazia. Questa è la scelta ideale per un servizio di grande qualità ma che soprattutto possa facilmente adattarsi ad esigenze future (sia in qualità che in quantità)».

Qualcos’altro che dovremmo sapere?

«Spesso si tace il fatto che l’adsl via cavo non è e non sarà mai disponibile per tutti ovunque. Vi sono delle caratteristiche della attuale infrastruttura telefonica che impediscono che tale servizio prenda i totale sopravvento nel mondo della comunicazione ed entri in ogni casa. Non sto esagerando».

Come mai?

«Perché metà delle centrali telefoniche nazionali non sono abilitate per offrire connettività a banda larga e quelle raggiunte non sono “potenzialmente” in grado di offrire il servizio a tutti gli utenti collegati ad essa. Capita infatti che l’attivazione venga rifiutata a causa dell’assenza di “posti liberi” in centrale.

Troppo spesso poi nel percorso dalla centrale all’utente, sono presenti apparati Mux e Ucr che impediscono il passaggio del segnale adsl. Questi apparati avrebbero dovuto essere temporanei, ma tutt’ora vengono piazzati, non rimossi.

La distanza dalla centrale pregiudica e a volte impedisce la fruizione di un servizio a banda larga degno di venir definito tale, inoltre si tace che tutto fa ancora capo a Telecom, nonostante da anni avremmo dovuto avvantaggiarci di vivere in un regime di concorrenza e non di monopolio. Si tace che l’unica soluzione per risolvere questi problemi è espandere ed integrare l’infrastruttura via cavo con quella via etere. Le onde NON fanno male (almeno non ci sono studi certi che dichiarino la malvagità delle onde radio usate nel wifi e hiperlan) ed hanno una potenza inferiore a quella emessa da un comune cellulare. La rete via etere proprio per sua natura, è molto più facilmente espandibile, aggiornabile e risolve ottimamente il dilemma della distanza dalla centrale».

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Gentiloni risponde a Anti Digital Divide, ''condivido esigenza apertura mercato''

Roma, 6 giu. (Ign) - Il neoministro per le comunicazioni Paolo Gentiloni ha risposto alla lettera inviata da Anti Digital Divide e ripresa dal Blog di Beppe Grillo. Il tema, la concorrenza nel mercato della telefonia e della banda larga.

La richiesta di un intervento del governo formulata da ADD è stata recepita dal ministro Gentiloni che sul suo blog ha scritto ''condivido l'esigenza di proseguire l'apertura del mercato delle telecomunicazioni (e di avviare l'apertura del mercato del broadcasting). Lo considero uno dei compiti strategici del governo, oltre che dell'attività di regolazione dell'Agcom. Sugli strumenti si può e si deve confrontarsi. Per questo farò subito contattare Anti Digital Divide per acquisire le sue proposte''. La nostra associazione ritiene che questo sia un primo importante passo per avvicinare istituzioni e utenti, per questo ringraziamo il ministro Gentiloni per la sua attenzione nei confronti degli utenti della rete e Beppe Grillo per aver dato risalto al problema concorrenza nel mercato delle Telecomunicazioni.

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