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cheyenne

Alcatel-lucent/ Nell'industria Del Networking

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Alcatel-Lucent. Nell'industria del networking entra un nuovo protagonista

Confermata la fusione tra i due colossi, da cui nascerà un gigante da 21 miliardi di euro.

Da qualche tempo si scriveva da più parti di una possibile fusione tra il colosso francese e l'americana Lucent Technologies e della nascita quindi di un gigante nel mondo del networking dal valore di 21 miliardi di euro. La notizia è ora stata confermata con i dettagli riportati direttamente dalla stessa Alcatel sul proprio sito. I termini dell'operazione che porta alla nascita di una realtà il cui giro d'affari dovrebbe aggirarsi intorno ai 21 miliardi di euro, vedrà Alcatel detenere una quota del 60%, mentre la rimanente resterà a Lucent.

Il merger tra le due aziende, secondo quanto riportato nel comunicato di Alcatel, costituirà una nuova società che otterrà la leadership in questa area definendo la prossima generazione delle reti a livello worldwide. Grazie al notevole background in termini di ricerca e sviluppo nelle comunicazioni la nuova realtà avrà la possibilità di impiegare una forte squadra di tecnici che grazie al loro profondo know how si distinguono come i migliori dell'industria.

Il nuovo colosso Alcatel-Lucent, che sarà guidato dalla nuova sede parigina da Patricia Russo, chairman e Ceo di Lucent mentre, l'amministratore delegato di Alcatel, Serge Tchuruk, ne sarà il presidente non esecutivo, avrà una forza lavoro di 88mila unità, anche se questa probabilmente subirà un ridimensionamento di circa il 10% (circa 8.800 tagli).

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NOZZE ATLANTICHE I FRANCESI AVRANNO IL 60% DELLE AZIONI: «APPROFONDIREMO LA COLLABORAZIONE CON THALES». IL TIMONE SARÀ AFFIDATO A PATRICIA RUSSO

Alcatel-Lucent, colosso da 36 miliardi

Siglata ieri l’intesa. Nasce il secondo gruppo mondiale (dopo Cisco) nelle infrastrutture di Tlc

di Domenico Quirico

PARIGI. È nato un colosso, il numero due mondiale delle infrastrutture Tlc. Per metterlo insieme si sono assopite persino le baruffe, economiche e diplomatiche tra le due sponde dell’Atlantico. Lieto fine per una storia complicata. E lunga, visto che la francese Alcatel e l’americana Lucent avevano già intensamente cercato la fusione nel 2001. Finì con uno secco no americano; e quella volta i nazionalisti dell’economia non erano sulle rive della Senna ma nel New Jersey. Non volevano che il loro gioiellone, i «Bell Labs» nati nel 1925, finisse in mani francesi. Ora le urgenze di resistere a mercati che stanno diventando arene per urti tra giganti spietati ha mandato in pensione i sussieghi patriottardi.

Ne restano comunque solide tracce nella intensità con cui i dirigenti dei due gruppi si affannano a dire che si tratta di una unione «tra eguali», perché i due cantraenti hanno lo steso numero di seggi nel consiglio di amministrazione. Che non vuol dire poi che sia davvero egualitaria. I francesi avranno un peso superiore nella nuova società, il 60 per cento va agli azionisti di Alcatel, e avrà sede a Parigi. La fusione si farà attraverso lo scambio di azioni. Sarà costituita una filiale americana, separata e indipendente, che «disporrà dei contratti con il governo americano». Soluzione per «santuarizzare» le attività sensibili del gruppo.

Lo guiderà operativamente Patricia Russo, attuale amministratore delegato di Lucent. Serge Tchuruk, patron di Alcatel, si accomoderà sulla poltrona di presidente non esecutivo. Sarà interessante vedere come si risolverà il problema del salario della Russo che ha già sollevato tempeste negli Stati Uniti: otto milioni di euro l’anno. Il povero Tchuruk, a confronto, ha messo in sacoccia una miseria: 2,3 milioni di euro.

L’annuncio di ieri fa debuttare una società che avrà una capitalizzazione in borsa di 36 miliardi di euro e realizzerà una fatturato di circa 21 miliardi. E come ha proclamato il patron di Alcatel «esibirà il portafoglio di prodotti più vasto del settore nelle tecnologie fisse, mobili e nei servizi collegati». Descrizione realistica? Alcatel sommato a Lucent sarà il numero uno mondiale nelle tecnologie per la telefonia fissa, il numero due negli equipaggiamenti di rete per internet e numero due ancora nella telefonia mobile. In un mercato in cui ci si batte ormai con la baionetta innestata, tutte le posizioni sono fragili e momentanee: soprattutto se i concorrenti sono cattivissimi come i cinesi di Hawei e Zte.

I due gruppi dispongono di un «cervello» di 21 mila ricercatori, certo. Ma servono anche arsenali stracolmi di mezzi finanziari per fare investimenti tecnologici, sapendo che ci vogliono dieci anni tra ricerca, sviluppo e messa sul mercato per sapere se si è azzeccata la strada giusta. Secondo gli analisti, unendo le forze e i soldi i due gruppi accrescono le capacità difensive, ma non cancellano pericolose debolezze strutturali. In particolare li affligge il ritardo nel settore chiave del telefonino di terza generazione dove Ericsson li sovrasta, e su Internet, dove Cisco è avanti alcuni anni luce.

Note liete invece sul piano delle sinergie che ieri sono state indicate in 1,4 miliardi di euro in tre anni di cui il trenta per cento il primo anno e il settanta per cento il secondo. Che dovrebbe tradursi, nota non lieta, «in una riduzione del dieci per cento dell’efettivo globale di 88 mila salariati». Soprattutto negli Stati Uniti, si aggiunge sottovoce. Un po’ poco per rassicurare i sensibilissimi sindacati francesi che già annunciano assemblee infuocate negli stabilimenti questa settimana. Nuova benzina per un malessere sociale francese scoppiettante.

Sul piano dei prodotti e dell’insediamento geografico i due gruppi sembrano essere fatti l’uno per l’altro. Lucent ha puntato sul sistema Cdma, una tecnologia di terza generazione diffusa negli Usa, America latina e Giappone. Alcatel ha sviluppato il sistema europeo Gsm. C’è un secondo fronte della vicenda, quello spaziale, che resta ancora in attesa di una conclusione. L’unione franco americana lo schiude a un nuovo capitolo. Alcatel sottolinea che la nuova società resterà «partner industriale di Thales e un azionista chiave a fianco dello stato francese. I negoziati con Thales continuano».

E' questa la parte che ha determinato le maggiori effervescenze nelle ultime settimane. Perchè la posta in gioco è quella di creare addirittura un «Airbus dei satelliti». Alcatel infatti, con la sua affiliata Alenia-space che detiene con Finmeccanica, vuole legarsi al leader europeo dell’elettronica nel settore della difesa, Thales. Ma l’Eliseo pare preferire un matrimonio a tre con Eads, gruppo mezzo francese e mezzo tedesco. Il cui patron è Noel Forgeard, ricordano i maliziosi, ex consigliere economico e fedelissimo di Chirac. Il patto con Lucent serve a Alcatel per difendersi da attacchi ostili e rafforzare il tricolore in questa alleanza americana.

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Lucent crea divisione a parte dei business strategici per Usa

lunedì, 3 aprile 2006 5.46

WASHINGTON (Reuters) - Lucent Technologies Inc. separerà le attività strategicamente "sensitive" e legate alle commesse governative - i Bell Laboratories sono da sempre fornitori di tecnologie militari Usa - in una divisione speciale che, tra altri, avrà tra gli uomini del nuovo board l'ex ministro William Perry.

Lo annuncia la società che sta per essere incorporata dalla francese Alcatel. "Per garantire il livello appropriato di protezione a questo tipo di attività, alcuni contratti di Bell Labs e Lucent con agenzie governative saranno trasferiti a una controllata separata e indipendente" dice una nota.

Oltre a Perry - che fu segretario alla Difesa tra il 1994 e il 1997 per l'amministrazione Clinton - e che sarà chairman, gli altri prestigiosi ex funzionari che saranno nel cda della nuova entità sono l'ex direttore della NSA Kenneth Minihan e l'ex numero uno CIA James Woolsey.

Lo scorporo delle attività strategiche è già prevista negli accordi per il merger. Le attività saranno in capo a Bell Labs, al cui vertice sarà riconfermato il presidente Jeong Kim.

Lucent ha aperto rispettando il rialzo del preborsa a +1,3% a 3,09 dollari. Anche Alcatel mantiene un'ottima spinta e sale di oltre 5% a 16,24 dollari in Usa e 5% in Europa.

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