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P2p, Decine Di Denunce In Italia

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File sharing: sequestrati server a Milano, decine di denunciati

martedì, 4 aprile 2006 12.29 spacer.gif

MILANO (Reuters) - Mentre l'industria discografica mondiale ha annunciato oggi una nuova ondata di azioni penali e civili contro il file sharing illegale, in Italia i controlli contro la condivisione illegale di file hanno portato al sequestro di diversi server e alla denuncia di decine persone.

Una nota della Fimi, la Federazione dell'industria musicale italiana, spiega che il Nucleo Regionale della Guardia di Finanza di Milano, nel corso di 39 perquisizioni effettuale su tutto il territorio, ha sequestrato 15 server appartenenti alla comunità "Freeazzurra" (www.freeazzurra.com), che consentivano la condivisione di milioni di file musicali illegali da parte di migliaia di utenti.

La nota precisa che nell'ambito della stessa operazione sono state denunciate 44 persone, che diffondevano illecitamente materiale musicale protetto da copyright.

Anche il Nucleo Provinciale della Guardia di Finanza di Brescia ha sequestrato altri 3 grandi server utilizzati dalla comunità "Darkbios" e denunciato 5 "uploader", cioè persone che caricano file su Internet.

Nel complesso, le forze dell'ordine hanno sequestrato tre web radio, due siti Internet e oltre 200 milioni di file, chiuso due siti Web, confiscati oltre 70 personal computer e più di 60 hard disk.

"L'Italia è oggi il sesto mercato mondiale in termini di musica digitale e le azioni antipirateria sono in questo momento fondamentali per tutelare lo sviluppo dell'offerta legale e difendere coloro che stanno investendo milioni di euro nella musica online", dice nella nota Enzo Mazza, presidente della Fimi.

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Milano - Sgominata comunità virtuale 0spaziovuoto.gif

La Gdf ha denunciato 44 persone e sequestrate tre web radio, due siti internet e oltre 200 milioni di file per contrastare la violazione del diritto d'autore 0spaziovuoto.gif

MILANO - In un'operazione denominata 'Wild Sharer', la Guardia di Finanza ha smantellato una comunità virtuale dedita alla illecita cessione su internet di opere dell'ingegno tutelate dal diritto d'autore. Sono state denunciate 44 persone e sequestrati tre web radio, due siti internet e oltre 200 milioni di file.

Le indagini, iniziate nello scorso gennaio, sono state condotte dai finanzieri del Nucleo Regionale pt Lombardia, coadiuvati da personale della Federazione contro la Pirateria Musicale (F.P.M.) per contrastare la violazione del diritto d'autore mediante scambio e messa in condivisione, tramite programmi di file su internet, di materiale informatico coperto da copyright. L'operazione, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Gianluca Braghò, ha riguardato l'illecita condivisione di file relativi ad opere musicali dei maggiori artisti italiani e stranieri e opere cinematografiche di recente o prossima uscita nelle sale di proiezione, nonchè programmi software di alto valore commerciale.

L'intero sistema - ha spiegato la Guardia di Finanza - era costituito da una comunità virtuale in grado scambiare, divulgare on line, trasmettere attraverso web radio clandestine, materiale tutelato dal diritto d'autore pari a 890 terabyte, quantificabile, approssimativamente, in circa 200 milioni di file. Le persone denunciate partecipavano ad un vero e proprio network, che si avvaleva tra l'altro dei due siti web e delle 3 web radio sottoposte a sequestro, le quali trasmettevano illegalmente su internet i relativi palinsesti in forma digitale.

Sono state eseguite 39 perquisizioni contemporaneamente in cinque diverse regioni italiane nei confronti di 'grandi utilizzatorì di sistemi file sharing (nell'ordine di diverse centinaia di gigabyte) nonchè amministratori dei 2 siti e delle 3 web radio, in grado di realizzare guadagni da banner pubblicitari ospitati sui propri spazi on line e dalla vendita di gadget recanti il logo del network, denominato Freeazzurra.

In alcuni casi, nel corso delle operazioni di polizia giudiziaria sono stati rinvenuti alcuni prezzari relativi alla vendita per corrispondenza di cd e dvd masterizzati contenenti opere illegalmente riprodotte, nonchè, in una circostanza, materiale pedo-pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di bambini.

L'inchiesta, la prima in Italia - specificano i finanzieri - riguardante web radio e a interessare una comunità virtuale di tali dimensioni, è tuttora in corso.

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Nuova ondata di azioni legali contro il file sharing

Sono oltre 2.000, in circa 10 paesi, le nuove azioni intraprese contro gestori di server e grandi «condivisori» di musica illegale, diffuse tramite le principali piattaforme peer-to-peer: lo rende noto l'Ifpi, la Federazione Internazionale dei Produttori Fonografici. L'industria discografica mondiale ha infatti annunciato una nuova ondata di azioni penali e civili contro il file sharing illegale. Con questi nuovi casi, il totale delle azioni legali intraprese a partire dal 2004 sale ad oltre 5.000, di cui più di 200 solo nel nostro Paese.

Il Nucleo Regionale PT della Guardia di Finanza di Milano, nel corso di numerose ispezioni sul territorio nazionale, ha posto sotto sequestro 15 server appartenenti alla comunità Freeazzurra che consentivano la condivisione di milioni di file musicali illegali da parte di migliaia di utenti.

Nell'ambito della stessa operazione sono stati denunciati 25 grandi «uploader», che diffondevano illecitamente decine e decine di gigabyte di materiale musicale protetto da copyright. Contemporaneamente il Nucleo Provinciale della Guardia di Finanza di Brescia ha sequestrato altri 3 grandi server utilizzati dalla comunità Darkbios e denunciato 5 «uploader». Globalmente le due operazioni hanno consentito di: denunciare 53 persone per violazione della legge sul diritto d'autore; sequestrare 18 server che consentivano a decine di migliaia di utenti di condividere milioni di file illegali; sequestrare migliaia di CD masterizzati con i brani illegalmente condivisi; confiscare oltre 70 personal computer e più di 60 hard disk utilizzati per la diffusione illegale della musica, e chiudere due siti web. Durante le perquisizioni è stato anche rinvenuto materiale pedo-pornografico ora oggetto di ulteriori indagini da parte degli investigatori.

«L'Italia è oggi il sesto mercato mondiale in termini di musica digitale spiega Enzo Mazza, presidente della Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) - e le azioni antipirateria sono in questo momento fondamentali per tutelare lo sviluppo dell'offerta legale e difendere coloro che stanno investendo milioni di euro nella musica online».

Questa nuova ondata di azioni legali rappresenta l'ultima fase di una vasta campagna di sensibilizzazione contro il file sharing illegale, a livello mondiale e locale. In particolare in Italia l'industria discografica ha promosso progetti informativi rivolti alle aziende, con la diffusione di una guida contro il rischi del P2P tramite reti aziendali; agli studenti tramite il progetto Copy or Love, promosso in collaborazione con MIUR (Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca) e nato allo scopo di sensibilizzare i ragazzi delle scuole medie secondarie sull'importanza del diritto d'autore. E alle famiglie con la promozione di una brochure informativa sui rischi del file sharing illegale tramite le connessioni domestiche.

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P2P, decine di denunce in Italia

Due distinte operazioni sono state condotte nel nostro paese in questi giorni contro utenti P2P. Sequestri e denunce che si incardinano in una offensiva internazionale di IFPI, che annuncia 2mila nuove cause in 10 paesi

Il quadro internazionale

Roma - Sono quasi 2mila le denunce che IFPI, la Federazione internazionale dei fonografici, ha annunciato di aver presentato tramite i suoi associati in una decina di paesi, tra cui l'Italia, negli ultimi giorni: questo porta il totale delle denunce presentate in 18 paesi al di fuori degli Stati Uniti a quota 5.500. Ad essere presi di mira sono gli utenti del peer-to-peer e in particolare, sottolinea IFPI, i cosiddetti grandi condivisori, ossia coloro che pongono in sharing un elevato numero di materiali senza autorizzazione.

Per la prima volta la crociata dei discografici contro il P2P si è spinta al Portogallo, una conseguenza del calo delle vendite di brani legali in quel paese, diminuite il 40 per cento nell'ultimo anno, un decremento che come sempre le major attribuiscono proprio al fiorire della pirateria digitale. Ma ad essere stati denunciati in queste ore sono anche utenti italiani, austriaci, svizzeri, tedeschi, islandesi, finlandesi, danesi e persino di Hong Kong.

Questi utenti, afferma IFPI, facevano riferimento ad alcuni dei più popolari network e sistemi di condivisione, che l'associazione industriale definisce non autorizzati, vale a dire le reti di FastTrack (Kazaa), Direct Connect, Gnutella, BitTorrent, LimeWire, WinMX e SoulSeek.

IFPI sottolinea il fatto che questa nuova serie di procedimenti internazionali porterebbe con sé un messaggio rivolto ai genitori, quello secondo cui "sono responsabili dell'attività dei figli". La Federazione riporta una dichiarazione di un rappresentante del network internazionale Childnet International secondo cui "nella nostra esperienza i genitori non sanno quello che i figli fanno in rete e non sanno come iniziare a fare le domande giuste. Su questi siti di file sharing i loro figli non solo possono prendere parte ad attività illegali come la violazione del diritto d'autore ma anche vedere materiali altamente inappropriati, oltre a compromettere la sicurezza del computer di casa. I genitori si devono interessare a quanto combina la propria prole in rete ed avere un ruolo più attivo nel guidarla all'uso di Internet". Va detto che dopo il caso Brianna, negli USA, le sanzioni con cui intere famiglie vengono messe nei guai sono vissute dall'opinione pubblica con grande insofferenza: proprio negli USA sono peraltro attive operazioni di raccolta fondi a favore di quelle che vengono considerate vittime della rapacità delle major.

Secondo IFPI, molti dei casi aperti dalle proprie denunce riguardano persone tra i 20 e i 35 anni e, appunto, genitori che non hanno preso sul serio il problema del P2P. "Queste operazioni - dichiara IFPI - arrivano dopo una intensa campagna educativa dell'industria musicale su questo problema (...)" e dunque "non ci sono scuse per continuare" con l'attività illegale. "Questa è una escalation significativa nella nostra campagna mondiale contro il file sharing illegale - ha dichiarato John Kennedy, chairman di IFPI - C'è un modo molto semplice per evitare denunce o schivare i virus che i programmi P2P spesso portano sul vostro computer: cessare l'uso illegale delle reti P2P e invece scaricare musica legalmente, attraverso uno dei centinaia di siti online e di piattaforme mobili ora disponibili per gli appassionati".

IFPI sostiene che, grazie a questa grande quantità di denunce, molti utenti P2P stanno cessando l'uso di sistemi di condivisione. La Federazione ritiene che il 35 per cento degli utenti P2P in Francia, Germania, Spagna, Svezia e Regno Unito abbia già ridotto la propria attività di sharing o l'abbia cessata del tutto, contro un 14 per cento che avrebbe invece incrementato l'utilizzo del P2P. "Questo significa - sostiene IFPI - che almeno tre milioni di persone stanno riducendo o stanno evitando il file sharing illegale".

Questa teoria, secondo cui alle azioni legali consegue un allontanamento dal P2P, confligge però non solo con numerosi studi fin qui condotti che parlano di una continua crescita dello sharing, ma anche con un rapporto reso pubblico in queste ore, ripreso anche da BBC, presentato dalla società di ricerca XTN data che studia il fenomeno da vicino. Secondo XTN, infatti, il timore dell'azione legale è la misura meno efficace nel prevenire l'uso del P2P. Gli studiosi ritengono infatti che per vincere ci vogliano prezzi più bassi, rimozione del DRM dai brani in vendita e servizi commerciali più accessibili. Il rapporto sviluppato da "TXN data" sull'argomento indica che solo nel 41 per cento dei casi gli utenti P2P ragionano sull'eventualità di ridurre l'uso di sistemi di condivisione a causa delle denunce.

Ma, come accennato, negli ultimi giorni sono state due le operazioni condotte in Italia contro utenti e gestori di questi sistemi. Di seguito i dettagli.

Il Nucleo Provinciale della Guardia di Finanza di Brescia ha condotto un'operazione denominata Dark e rivolta in particolare contro un network noto come Darkbios. L'operazione, coadiuvata dai tecnici della Federazione contro la Pirateria musicale, ha riguardato utenti di Lombardia, Lazio, Piemonte e Puglia ed è stata generata, si legge in una nota, "da autonoma attività info-investigativa e volta alla repressione dello scambio illegale di files musicali in rete (c.d. peer to peer)".

Le Fiamme Gialle hanno spiegato che sono stati denunciati grandi condivisori e sono stati sequestrati 3 server che gli inquirenti ritengono consentissero la condivisione di decine di migliaia di brani musicali, film e software senza autorizzazione. I server erano utilizzati da utenti di Direct Connect. Pur con molte differenze nelle policy dei server DC, in molti casi chi vi partecipa deve porre in condivisione un certo numero di materiali, ed è stata proprio la quantità di file in circolazione su quelle macchine ad attirare i maggiori strali dell'industria.

Nel complesso, l'operazione di Brescia ha portato al sequestro di 18 personal computer, decine di migliaia di file mp3 e altri materiali, compresi film di "recentissima programmazione". Nell'insieme le persone denunciate all'autorità giudiziaria per violazione delle leggi sul diritto d'autore sono otto</STRONG>, una delle quali minorenne. "Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Brescia, - si legge in una nota - proseguiranno con l'analisi del materiale in sequestro al fine di quantificare la portata dell'attività illecita ed individuare ulteriori soggetti coinvolti".

Ma ad attirare l'attenzione in queste ore sono i dettagli dell'operazione Wild Sharer a cui Punto Informatico ha accennato nei giorni scorsi, dettagli che disegnano un'inchiesta, coordinata da Gianluca Braghò, Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano, per alcuni versi senza precedenti nel nostro paese.

Sono infatti 15 i server sequestrati dal Nucleo Regionale PT della Guardia di Finanza milanese, tutti ricondotti dagli inquirenti alla comunità di Freeazzurra, i cui siti di riferimento sono, come noto, sotto sequestro ormai da diversi giorni. Secondo gli inquirenti quei server consentivano la condivisione di milioni di file musicali da parte di migliaia di utenti.

Secondo i finanzieri, l'operazione si è resa necessaria dopo che in circolazione grazie a quei server erano stati individuati software commerciali ed opere musicali e cinematografiche di recente pubblicazione. La "dimensione" di questo sharing, stando alle cifre fornite dagli inquirenti, non ha precedenti nelle operazioni fin qui condotte in Italia contro questo genere di attività. "L'intero sistema - spiegano infatti le Fiamme Gialle - era costituito da una comunità virtuale in grado scambiare, divulgare on line, trasmettere attraverso web radio clandestine, materiale tutelato dal diritto d'autore pari a 890 terabyte, quantificabile, approssimativamente, in circa 200.000.000 (duecentomilioni) di file".

Nel corso delle indagini, i cybercop milanesi hanno potuto individuare i soggetti che partecipavano al network, una rete che si avvaleva, come accennato, di due siti di appoggio e 3 web radio che ritrasmettevano online i contenuti senza autorizzazione.

In seguito a questi rilievi, le Fiamme Gialle hanno condotto 39 perquisizioni in cinque regioni italiane, tutte legate - specifica una nota della Guardia di Finanza - a massicce attività di sharing. Secondo gli inquirenti, ad essere sottoposti a perquisizione anche i gestori dei siti web e delle web radio del network, ai quali si ascrive un'attività finalizzata al lucro sia per i banner ospitati in rete che per la vendita online di gadget "Freeazzurra".

"In alcuni casi - si legge ancora nella nota - sono stati rinvenuti alcuni prezziari relativi alla vendita per corrispondenza di CD e DVD masterizzati contenenti opere illegalmente riprodotte, nonché, in una circostanza, materiale pedopornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di bambini".

In realtà Wild Sharer non si è ancora conclusa: la Guardia di Finanza è infatti al lavoro per chiarire molti dettagli della questione e, specifica la nota, "identificare tutte le persone coinvolte nell'illecito". Per ora sono 44 i denunciati in questa operazione.

"L'Italia - ha dichiarato commentando le operazioni italiane Enzo Mazza, presidente della Federazione dell'industria musicale italiana - è oggi il sesto mercato mondiale in termini di musica digitale, e le azioni antipirateria sono in questo momento fondamentali per tutelare lo sviluppo dell'offerta legale e difendere coloro che stanno investendo milioni di euro nella musica online".

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