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«gesù Volle Essere Consegnato Ai Romani»

7 messaggi in questa discussione

Una versione che contrasta con le testimonianze degli altri discepoli

«Gesù volle essere consegnato ai romani»

La rivelazione contenuta nel Vangelo di Giuda, uno scritto che si riteneva perduto e che sarebbe invece stato recuperato e tradotto

WASHINGTON - Fu Gesù Cristo a chiedere a Giuda di consegnarlo alle autorità romane dopo aver svelato solo a lui la verità del Regno dei cieli. E' quello che sarebbe scritto in un documento ritenuto finora perduto: il Vangelo di Giuda. Il manoscritto, in copto, è stato autenticato e tradotto 1.700 anni dopo la sua composizione con un lavoro durato cinque anni. Alcune pagine ricostruite sono state mostrate in pubblico per la prima volta alla National Geographic Society di Washington. Il codice, scritto su papiro e legato da un laccio di pelle, è stato probabilmente copiato in copto intorno al 300 d.C. ed è stato ritrovato negli anni Settanta nel deserto presso El Minya, in Egitto. In seguito finì nelle mani di mercanti di antichità, lasciò l'Egitto per giungere prima in Europa e poi negli Stati Uniti, dove rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000. Quando i suoi tentativi di rivendere il manoscritto fallirono, la Tchacos - preoccupata per lo stato di grave deterioramento del codice - lo cedette nel febbraio 2001 alla Maecenas Foundation for Ancient Art di Basilea per farlo conservare e tradurre.

NUOVA VERSIONE - Il Vangelo di Giuda presenta una nuova visione del rapporto tra Gesù e Giuda e fornisce nuove informazioni sul discepolo che tradì Cristo. Contrariamente a quanto raccontano Matteo, Marco, Luca e Giovanni nel Nuovo Testamento, dove Giuda è ritratto come un traditore, questo nuovo vangelo presenta un Giuda che consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo. L'ipotesi formulata da Craig Evans, docente di Nuovo testamento presso l'Acadia Divinity College dell'Acadia University di Wolfville, in Canada, è che Gesù avesse in privato dato istruzioni a Giuda di portarlo alle autorità romane. Si spiegherebbe così la frase a lui rivolta e riportata dal Vangelo di Giovanni: «Qualunque cosa tu debba fare, falla in fretta».

FONTE

Nota: La scoperta sarà oggetto di uno speciale su National Geographic Channel domenica 9 aprile alle ore 21.00

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Autenticato antichissimo manoscritto: «Giuda non tradì il Cristo»

Fu Gesù a chiedere all'apostolo di consegnarlo alle autorità romane dopo aver svelato solo a lui la verità del Regno dei cieli 0spaziovuoto.gif WASHINGTON - Fu Gesù Cristo a chiedere a Giuda di consegnarlo alle autorità romane dopo aver svelato solo a lui la verità del Regno dei cieli.

A rivelare la nuova, sconvolgente versione dei rapporti tra il Messia e l'apostolo è uno straordinario documento ritenuto finora perduto: il Vangelo di Giuda.

Il manoscritto, in copto, è stato autenticato e tradotto 1.700 anni dopo la sua composizione con un lavoro durato cinque anni e al termine di una straordinaria odissea iniziata nelle sabbie del deserto egiziano e passata per una casetta di sicurezza a New York. Alcune pagine ricostruite sono state mostrate in pubblico per la prima volta alla National Geographic Society di Washington.

Il codice, scritto su papiro e legato da un laccio di pelle, è stato probabilmente copiato in copto intorno al 300 d.C. ed è stato ritrovato negli anni Settanta nel deserto presso El Minya, in Egitto. In seguito finì nelle mani di mercanti di antichità, lasciò l'Egitto per giungere prima in Europa e poi negli Stati Uniti, dove rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000.

Quando i suoi tentativi di rivendere il manoscritto fallirono, la Tchacos - preoccupata per lo stato di grave deterioramento del codice - lo cedette nel febbraio 2001 alla Maecenas Foundation for Ancient Art di Basilea per farlo conservare e tradurre.

Il manoscritto, noto anche come Codice Tchacos, verrà riconsegnato all'Egitto e ospitato dal Museo Copto del Cairo.

Il Vangelo di Giuda presenta una nuova visione del rapporto tra Gesù e Giuda e fornisce nuove informazioni sul discepolo che tradì Cristo. Contrariamente a quanto raccontano Matteo, Marco, Luca e Giovanni nel Nuovo Testamento, dove Giuda è ritratto come un traditore, questo nuovo vangelo presenta un Giuda che consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo.

L'ipotesi formulata da Craig Evans, docente di Nuovo testamento presso l'Acadia Divinity College dell'Acadia University di Wolfville, in Canada, è che Gesù avesse in privato dato istruzioni a Giuda di portarlo alle autorità romane. Si spiegherebbe così la frase a lui rivolta e riportata dal Vangelo di Giovanni: «Qualunque cosa tu debba fare, falla in fretta».

Si tratta di un documento di straordinaria importanza che ribalta completamente la visione cristiana contemporanea e mostra quanto variegata fosse l'interpretazione della cristianità ai suoi albori.

Il Vangelo di Giuda, in sostanza, afferma che Giuda Iscariota fu l'unico apostolo a conoscere la verità della grandezza del Cristo. Si presenta con un titolo fortemente evocativo: «Il racconto segreto della rivelazione fatta da Gesù a Giuda Iscariota nel corso di una settimana, tre giorni prima la celebrazione della Pasqua». Emergono temi che gli studiosi considerano coerenti con le tradizioni gnostiche. Nella prima scena Gesù ride dei suoi discepoli che pregano il loro Dio, nel senso del dio minore del Vecchio Testamento che ha creato il mondo. Esorta i discepoli a guardarlo e a comprendere cosa egli sia davvero, ma questi non lo fanno. Il passaggio fondamentale arriva quando Gesù dice a Giuda: «...tu supererai tutti loro. Perchè tu farai sì che venga sacrificato l'uomo entro cui io sono». Aiutando Gesù a liberarsi del suo corpo terreno, Giuda lo aiuterà a liberare la sua entità spirituale, la sua essenza divina. Lo status di Giuda viene più volte descritto come speciale: «Allontanati dagli altri a te rivelerò i misteri del Regno. Un regno che raggiungerai, ma con molta sofferenza», gli dice Gesù. E ancora: «Ti ho detto tutto. Apri gli occhi e guarda la nube e la luce che da essa emana e le stelle che la circondano. La stella che indica la via è la tua stella».

Il testo suggerisce inoltre che Giuda sarà deprecato dagli altri discepoli ma sarà comunque superiore a loro. «Sarai maledetto dalle generazioni ma regnerai su di loro», gli dice Gesù. Giuda ha poi una visione in cui gli altri discepoli lo contestano: «nella visione vidi me stesso mentre i 12 discepoli mi prendevano a sassate e mi perseguitavano». Un passaggio del testo sembra fare riferimento alla trasfigurazione di Giuda: «Giuda aprì gli occhi e vide la nube luminosa, e vi entrò».

La gente a terra ode una voce proveniente dalla nube, ma ciò che questa dice poterebbe rimanere un mistero dato che manca una parte del papiro.

Il testo si interrompe all'improvviso: «Essi (coloro che erano venuti ad arrestarlo) avvicinarono Giuda e gli dissero, Cosa fai qui? Sei un discepolo di Gesù. Giuda diede loro la risposta che volevano, ricevette da loro del denaro e glielo consegnò».

Nel documento non si fa accenno alla crocifissione nè alla resurrezione.

Il punto di vista degli studiosi è che questa visione alternativa del rapporto tra Gesù e Giuda sia un importante esempio della mentalità dei primi cristiani e offra nuove importanti prove sulla diversità della primitiva Chiesa cristiana. Elaine Pagels, docente di Storia delle religioni a Princeton e una delle massime autorità internazionali nel campo dei vangeli gnostici, sostiene che «la sorprendente scoperta del Vangelo di Giuda, insieme a quelle dei Vangeli di Tommaso, Maria Maddalena e i molti altri vangeli recentemente scoperti dopo 2000 anni, stia trasformando la comprensione degli albori della Cristianità. Queste scoperte stanno minando il mito di una religione monolitica, dimostrando quanto diversificato e affascinante fosse il primo Cristianesimo».

«La scoperta di un nuovo vangelo manoscritto è un fatto estremamente raro, soprattutto se si tratta di un testo menzionato dalle prime fonti cristiane» ha aggiunto Marvin Meyer della Chapman University, mentre Evans sottolinea che il Vangelo di Giuda è «un'importante testimonianza di come i primi cristiani avessero opinioni diverse su Gesù e i suoi discepoli» e «forse riuscirà a far capire meglio il senso di cose solo suggerite dal Nuovo Testamento».

Il lavoro di ricerca è stato sostenuto dalla National Geographic Society insieme alla Maecenas Foundation for Ancient Art e al Waitt Institute for Historical Discovery.

Lo svizzero Rodolphe Kasser, uno dei massimi studiosi di copto a livello mondiale, è stato incaricato di ricostruire il manoscritto per poi trascriverne e tradurne il testo. Le 66 pagine del documento non contengono solo il Vangelo di Giuda, ma anche un testo intiolato Giacomo (noto anche come la Prima Apocalisse di Giacomo), una lettera di Pietro a Filippo e un frammento di un quarto testo che gli studiosi hanno deciso di chiamare provvisoriamente Allogeni (Book of Allogenes).

«Il Codice è stato certificato come autentico e riconosciuto appartenente alla letteratura apocrifa degli albori della cristianità grazie a 5 metodi di ricerca: datazione al radiocarbonio, analisi dell'inchiostro, imaging multispettrale, prove paleografiche e di contesto», ha dichiarato Terry Garcia, vicepresidente esecutivo per le missioni della National Geographic Society. «Questa straordinaria scoperta di un antico testo non biblico - considerata da alcuni la più importante degli ultimi 60 anni - accresce la nostra conoscenza degli albori della cristianità dal punto di vista storico come da quello teologico. Sarà utile che questo testo continui ad essere studiato dagli storici come dai teologi. Il lavoro è appena cominciato, sarà molto lungo e richiederà un confronto continuo».

Nel gennaio 2005, piccoli campioni del papiro e della pelle sono stati analizzati presso il laboratorio di datazione al radiocarbonio con spettrometria di massa con acceleratore dell'Università dell'Arizona, uno dei più importanti al mondo in questo campo. I risultati ottenuti hanno datato il codice tra il 220 e il 340 d.C.

Nel testo, non sono state trovate tracce di sovrascrittura, nè di utilizzo di inchiostri diversi. Gli studiosi che hanno esaminato il contenuto e lo stile linguistico del Codice, scritto in dialetto copto-saidico, sostengono che i concetti teologici e i tratti linguistici del testo rispecchiano quelli trovati nella Biblioteca di Nag Hammadi, una raccolta di testi scoperta in Egitto nel 1945 anch'essa risalente ai primi secoli dell'era cristiana. Marvin Meyer, professore di studi biblici e cristiani presso la Chapman University, di Orange, California, e Stephen Emmel, professore di studi copti presso l'Università di Munster in Germania, concordano con il fatto che il codice rispecchia la visione gnostica prevalente nel secondo secolo d.C.: periodo in cui il testo originale greco del Vangelo di Giuda venne redatto per la prima volta, prima di venire successivamente tradotto in copto.

Il professor Kasser, responsabile della traduzione del manoscritto, sostiene di non averne mai visto uno in condizioni peggiori. Vi erano pagine mancanti, pagine ricomposte, e la metà superiore contenente i numeri di pagina era stata strappata. Inoltre, almeno un migliaio di frammenti si erano staccati. «Il manoscritto era talmente fragile che avrebbe potuto sbriciolarsi al minimo tocco», ha detto Kasser delle 26 pagine scritte su 13 fogli di papiro, sia sul fronte che su retro.

Per avere un'idea del lavoro fatto bisognerebbe prendere un testo di 10 pagine, strapparlo in piccoli pezzi e buttarne via la metà per poi provate a ricostruirlo. Con un lavoro estenuante durato 5 anni, gli esperti sono riusciti a rimettere insieme oltre l'80 per cento del testo. Nel febbraio 2006 una mezza pagina ancora mancante è ricomparsa a New York, è stata fotografa, tradotta e inclusa nel lavoro.

Il primo riferimento noto al Vangelo di Giuda risale al 180 d.C. nel trattato Contro le eresie, di Ireneo, Vescovo di Lione, in quella che era allora la Gallia romana. Si trattava di un fiero attacco contro coloro la cui visione su Gesù e il suo messaggio differiva da quella della Chiesa cristiana ufficiale. Tra coloro che Ireneo accusava vi era un gruppo che «sostiene che Giuda il traditore era l'unico a conoscere la verità» e che «su di esso hanno inventato una storia falsa che chiamano il Vangelo di Giuda».

La National Geographic Society presenterà al pubblico il Vangelo di Giuda con una mostra in cui verranno esposte pagine del codice e che si aprirà il 7 aprile a Washington. Il National Geographic Magazine pubblicherà un ampio articolo nel numero di maggio 2006. Il 9 aprile alle 21.00, National Geographic Channel (in Italia solo su Sky) manderà in onda uno speciale televisivo di 2 ore. Per i prossimi anni è attesa un'edizione critica del manoscritto.

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'Vangelo Giuda' riabilita apostolo

Tradotto un papiro in copto trovato nel deserto egiziano

(ANSA) - WASHINGTON, 6 APR - Presentato a Washington il 'Vangelo di Giuda', che riabilita l'apostolo sostenendo che non tradi' Gesu', ma esegui' i suoi ordini. Ritenuto a lungo perduto, il testo e' stato ritrovato su un papiro in lingua copta scoperto negli anni '70 nel deserto dell'Egitto e risale al terzo secolo dopo Cristo. Il documento offre un'immagine nuova di Giuda dipingendolo come il piu' fedele degli apostoli: denuncio' Gesu' solo per obbedire agli ordini da lui ricevuti.

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PARLA LO STUDIOSO CHE HA RESTAURATO IL VANGELO DELL'ISCARIOTA

Giuda tradì per amore

«Strumento della volontà di Gesù a lui ha svelato tutti i misteri»

7/4/2006 di Paolo Mastrolilli

NEW YORK. Tutto sbagliato: non solo Giuda non tradì Gesù, ma lo fece arrestare su sua richiesta, per liberarlo dalla prigione umana e consentirgli di compiere la propria missione salvifica. Questo, almeno, se diamo retta al Vangelo di Giuda, un antico manoscritto presentato ieri a Washington dal National Geographic, la Maecenas Foundation for Ancient Art e il Waitt Institute for Historical Discovery.

Il testo, scritto in copto dalla versione originale in greco, era comparso in Egitto negli anni 70. Poi però era stato dimenticato per 16 anni in una cassetta di sicurezza americana. Ora è stato restaurato, tradotto e pubblicato (domenica alle 21 sarà presentato al pubblico italiano su National Geographic Channel). Gregor Wurst, professore di Storia ecclesiastica e patristica all'Università tedesca di Augsburg, è uno degli esperti che hanno curato l'operazione.

Professor Wurst, chi ha scritto queste pagine e quando?

«Sulla data siamo abbastanza sicuri, tanto per le analisi scientifiche relative all'età del papiro, quanto per la ricostruzione storica. Il Vangelo di Giuda originale, cioè quello in greco, è stato scritto fra il 100 e il 180 d.C. Invece la versione in copto risale al III o IV secolo. La prima data limite dell'anno 100 nasce dal fatto che le sue pagine citano i Vangeli canonici, e quindi sono state scritte dopo la loro pubblicazione. La seconda la deduciamo perché il Vangelo di Giuda è citato da Sant'Ireneo, il vescovo di Lione e principale autore del canone neotestamentario, che visse nel II secolo. Dunque in quell'epoca esisteva già ed era noto. L'autore probabilmente era uno gnostico greco, di quelli che consideravano il creato come una prigione maligna, dalla quale l'uomo liberava la propria spiritualità benigna solo attraverso la morte».

Cosa dice il testo?

«Presenta un controritratto di Giuda. Lui è l'unico discepolo a conoscere la vera identità di Gesù, che gli ha rivelato tutti i misteri del Cielo, della Terra e della creazione. Cristo gli predice che avrà un ruolo chiave nella salvezza del mondo. Non gli chiede di tradirlo, ma di sacrificare l'uomo, cioè liberarlo dal corpo che lo imprigiona. Giuda, in sostanza, non è un traditore malvagio, ma lo strumento attraverso cui si realizza la volontà di Gesù».

Quali sono i passaggi più suggestivi?

«Ce n'è uno in cui Gesù dice a Giuda: "Allontanati dagli altri (discepoli) e ti rivelerò il mistero del Regno. È possibile per te arrivarci, ma soffrirai". E poi ancora: "Tu superi tutti gli altri, perché sacrificherai l'uomo che mi contiene».

C'è qualche novità sulla morte di Giuda?

«No, il testo finisce con la consegna di Gesù».

Perché lo avete chiamato «Vangelo di Giuda», se non è stato scritto da qualcuno che aveva una conoscenza storica del discepolo?

«Perché così è stato sempre definito, anche da Ireneo. All'epoca c'erano molti "vangeli" apocrifi, che venivano accusati di eresia. Questo filone gnostico, ad esempio, contestava la tradizione giudaico-cristiana di un Dio onnipotente e benevolo che ha creato il mondo a fini positivi».

I teologi cattolici sostengono il «Vangelo di Giuda» non avrà un grande impatto, perché non è un documento storico sul rapporto fra Gesù e il discepolo, ma solo il punto di vista di una setta. Lei cosa risponde?

«Sono della stessa opinione. Si tratta dello scritto apocrifo di uno gnostico. Il solo fatto che citi i Vangeli canonici dimostra che dal punto di vista storico la fonte originale e privilegiata delle notizie restano Matteo, Marco, Luca e Giovanni».

Allora questo testo cosa aggiunge alla nostra conoscenza?

«Due elementi. Primo, ci aiuta a capire meglio la vivacità e la diversità dei primi cristiani. Secondo, ci invita a una rilettura della figura di Giuda. In fondo gli stessi Vangeli canonici non sono molto chiari sulle sue motivazioni».

Se Giuda non era un traditore, ma piuttosto il discepolo prediletto di Gesù, incaricato di compiere l'atto più difficile per consentire la salvezza degli uomini, che impatto può avere il nuovo testo sull'antisemitismo?

«Limitato, per due ragioni. Come prima cosa, questo vangelo non affronta la questione del rapporto fra Gesù e Giuda sul piano storico. La fonte principale restano i Vangeli canonici del Nuovo Testamento, che come sappiamo sono una delle radici dell'antigiudaismo e dell'antisemitismo. Come seconda cosa bisogna tenere presente che gli gnostici, autori del testo di cui parliamo, negavano anche gli aspetti centrali della teologia giudaica, come la nozione di un Dio creatore onnipotente e buono. Alla luce di questo ritratto, però, bisognerà rivedere la figura e la funzione di Giuda».

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Decifrato il manoscritto che riabilita l'Iscariota. In copto, risale al 300 dopo Cristo. Un testo che riapre il dibattito storico e religioso

Il Vangelo secondo Giuda "Fu Gesù a dirgli di tradire"

Riletta la vicenda dell'uomo che vendette Cristo: qui diventa il discepolo più fedele

di ALBERTO FLORES D'ARCAIS

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Due studiosi studiano 'Il Vangelo di Giuda

"QUI si narra il segreto della rivelazione che Gesù fece parlando con Giuda Iscariota...". Così inizia la prima pagina di un fragile manoscritto in papiro che rilegge in modo radicalmente diverso la vicenda del "traditore" più odiato della storia e lo trasforma nel più fedele discepolo di Cristo; un documento straordinario che oltre a fornire inedite informazioni su Giuda Iscariota lo riabilita presentandolo come colui che consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo: il Vangelo di Giuda.

Al termine di un lunghissimo lavoro (cinque anni) una équipe di esperti linguisti, papirologi e studiosi di storia della religione, una vera e propria squadra di "detective biblici" è riuscita a decifrare il testo e a verificarne l'autenticità e il significato religioso. Il risultato, uno dei più eccezionali documenti dell'archeologia giudaico-cristiana, è stato svelato ieri a Washington nella sede della National Geographic Society. In Italia sarà pubblicato in esclusiva dal "National Geographic Italia" di maggio (in edicola dal 21 aprile) e con la rivista si potrà anche acquistare il libro "Il Vangelo perduto di Giuda Iscariota".

Scritto su papiro e legato da un laccio di pelle il codice è stato redatto in copto - la lingua in uso allora in Egitto - intorno al 300 dopo Cristo; ritrovato negli anni Settanta (del '900) nel deserto presso El Minya, in Egitto finì nelle mani di mercanti di antichità, lasciò l'Egitto per giungere prima in Europa e poi negli Stati Uniti dove rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island, New York, per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000.

Un testo destinato a fare discutere storici, religiosi e filosofi, un testo che fa giustizia anche dell'odioso e brutale antisemitismo che per secoli si è nutrito della vicenda-leggenda di "Giuda il Traditore". Già nel titolo ("Il racconto segreto della rivelazione fatta da Gesù a Giuda Iscariota nel corso di una settimana, tre giorni prima la celebrazione della Pasqua") riecheggiano temi cari alla tradizione gnostica e che ebbero una grande diffusione agli albori del cristianesimo; vicende che contraddicono la storia più tradizionale, quella che ci verrà tramandata dai Vangeli ufficiali (di Luca, Marco, Matteo e Giovanni) e che verrà codificata dai dogmi della Chiesa cattolica nei secoli successivi.

Nel documento - in cui non si fa alcun cenno alla crocifissione nè alla resurrezione - fin dalla prima scena Gesù ride dei suoi discepoli che pregano il loro Dio, il "dio minore" del Vecchio Testamento che ha creato il mondo. Li esorta a guardarlo e a comprendere cosa egli sia davvero, ma questi non lo fanno e non capiscono. Il passaggio fondamentale arriva quando Gesù dice a Giuda: "... tu supererai tutti loro. Perché tu farai sì che venga sacrificato l'uomo entro cui io sono". Aiutando Gesù a liberarsi del suo corpo terreno, Giuda lo aiuterà a liberare la sua entità spirituale, la sua essenza divina.

Uno status, quello di Giuda, che viene più volte descritto come speciale: "Allontanati dagli altri, a te rivelerò i misteri del Regno. Un Regno che raggiungerai, ma con molta sofferenza. Ti ho detto tutto. Apri gli occhi, guarda la nube e la luce che da essa emana e le stelle che la circondano. La stella che indica la via è la tua stella". E Giuda "aprì gli occhi, vide la nube luminosa e vi entrò".

Giuda Iscariota non solo non è "il Traditore" ma è - stando al codice copto - il mezzo attraverso cui Gesù di Nazareth raggiunge il suo scopo, dunque il discepolo decisivo, il più importante. Nel testo si prevede l'ira degli altri discepoli contro il traditore (Giuda ha una visione, "vidi me stesso mentre i 12 discepoli mi prendevano a sassate e mi perseguitavano") ma anche il fatto che sarà comunque superiore a loro: "Sarai maledetto per generazioni, ma regnerai su di loro", gli dice Gesù.

Al papiro manca la parte finale e il testo si interrompe all'improvviso: "Essi (coloro che erano venuti ad arrestarlo) avvicinarono Giuda e gli dissero, "Cosa fai qui? Sei un discepolo di Gesù?". Giuda diede loro la risposta che volevano, ricevette da loro del denaro e glielo consegnò".

Le 66 pagine del manoscritto non contengono solo il Vangelo di Giuda ma anche un testo intitolato "Giacomo" (noto anche come la Prima Apocalisse di Giacomo), una lettera di Pietro a Filippo e un frammento di un quarto testo che gli studiosi hanno deciso di chiamare provvisoriamente Allogeni (Book of Allogenes).

(7 aprile 2006)

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E' un Vangelo apocrifo e come tale va considerato. <_< Nulla toglie la rilevanza scientifica di questo manoscritto. (B)

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Bendetto XVI interviene dopo la traduzione di un manoscritto Nessuna riabilitazione: "E' un bugiardo e un superbo"

Il Papa sconfessa Vangelo di Giuda "Quell'apostolo fa il doppio gioco"

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Il Papa durante la lavanda dei piedi

CITTA' DEL VATICANO - Il Papa sconfessa il Vangelo di Giuda. Nessuna riabilitazione per l'apostolo traditore. "Giuda fa il doppio gioco", ha detto Benedetto XVI durante l'omelia del giovedì santo. "E' un bugiardo e un superbo".

Papa Ratzinger non lo menziona mai, ma il riferimento alla recente traduzione di un manoscritto del 300 dopo Cristo è chiaro. Il quel papiro redatto in copto, la persona di Giuda acquista un ruolo che i vangeli ritenuti autentici dalla religione cristiana mai gli hanno attribuito: non è più il traditore che per 30 denari voltò le spalle a Cristo ma l'esecutore di una richiesta dello stesso Gesù. Nel Vangelo di Giuda la storia è quindi diversa da quella raccontata dai quattro evangelisti: "Tu supererai tutti loro- è la frase attribuita a Cristo - Tu farai sì che venga sacrificato l'uomo entro cui sono. A Te rivelerò i misteri del Regno, un Regno che raggiungerai ma con molta sofferenza".

Benedetto XVI ha voluto cancellare questa interpretazione. Prima della lavanda dei piedi, nell'omelia pronunciata durante la Messa a San Giovanni in Laterano, Papa Ratzinger è stato chiaro sulla figura dell'apostolo: "La vicenda di Giuda dimostra che esiste nel mondo l'oscuro mistero del rifiuto dell'amore di Dio da parte dell'uomo. L'amore del Signore - ha detto Bendetto XVI - non conosce limite, ma l'uomo può porre ad esso un limite''.

Richiamandosi alle parole di Gesù ai suoi discepoli durante l'ultima cena: ''Voi siete mondi, ma non tutti'', Benedetto XVI ha aggiunto: ''Che cosa è che rende l'uomo immondo? E' il rifiuto dell'amore, il non voler essere amato, il non amare. E' la superbia che non vuole confessare e riconoscere che abbiamo bisogno di purificazione. In Giuda vediamo la natura di questo rifiuto ancora più chiaramente. Egli valuta Gesù secondo le categorie del potere e del successo: per lui solo potere e successo sono realtà, l'amore non conta. Ed egli è avido: il denaro è più importante della comunione con Gesù, più importante di Dio e del suo amore. E così diventa anche un bugiardo, che fa il doppio gioco e rompe con la verità; uno che vive nella menzogna e perde così il senso per la verità suprema. In questo modo egli si indurisce, diventa incapace della conversione, del fiducioso ritorno del figliol prodigo, e butta via la vita distrutta''.

A conclusione della sua omelia, il pontefice ha spiegato il senso della lavanda dei piedi e dell'invito di Gesu' a lavarsi i piedi gli uni gli altri. "In che cosa consiste il lavarci i piedi gli uni gli altri'? Che cosa significa in concreto? Ecco, ogni opera di bontà per l'altro - specialmente per i sofferenti e per coloro che sono poco stimati - è un servizio di lavanda dei piedi. A questo ci chiama il Signore: scendere, imparare l'umiltà e il coraggio della bontà e anche la disponibilità ad accettare il rifiuto e tuttavia fidarsi della bonta' e perseverare in essa. Ma c'e' ancora una dimensione più profonda. Il Signore toglie la nostra sporcizia con la forza purificatrice della sua bontà. Lavarci i piedi gli uni gli altri significa soprattutto perdonarci instancabilmente gli uni gli altri, sempre di nuovo ricominciare insieme per quanto possa anche sembrare inutile. Significa purificarci gli uni gli altri sopportandoci a vicenda e accettando di essere sopportati dagli altri''.

(13 aprile 2006)

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