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«il Codice Da Vinci è Pura Finzione»

60 messaggi in questa discussione

Una vendita così era da aspettarsela...io andrò al cinema lunedi per vederlo e gustarlo :)

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Io non lo andrò a vedere: è talmente pieno di imprecisioni storiche da far inorridire uno studioso di storia come meU_U

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Codice da Vinci, è record nel mondo

224 milioni di dollari in un weekend

Nè le stroncature dei critici nè l'accoglienza tiepida ricevuta a Cannes hanno arginato il successo annunciato de "Il Codice da Vinci". Il film di Ron Howard, tratto dal bestseller di Dan Brown, è uscito lo scorso fine settimana in tutto il mondo è ha fatto... boom. Non tanto negli Stati Uniti dove comunque ha incassato ben 77 milioni di dollari. Quanto nel resto del mondo: 147 milioni di dollari, record mondiale di sempre.

In tutto, se la matematica non è un'opinione, sono 224 milioni di dollari in un solo weekend.

Considerato il semi-flop dell'anteprima all festival di Cannes, le polemiche e i veti incrociati imposti sul film nel mondo da alcune istituzioni religiose, si tratta di un risultato di grande rilievo. Se si prende in esame il boxoffice extra-Usa, si tratta della migliore performance di sempre: con i suoi 147 milioni di dollari incamerati, il "Codice" ha superato infatti il primato di 145 milioni di dollari incassati l'anno scorso dal terzo episodio di "Guerre Stellari". Il record assoluto di incassi mondiali (America e resto del pianeta) resta invece, per il fine settimana di esordio, quello del più recente "Guerre Stellari" che incamerò 253 milioni di dollari.

Il risultato ottenuto dal "Codice" va comunque al di là delle più rosee aspettative dei produttori e del regista di "A Beautiful Mind". Segno che le recensioni generalmente non entusiastiche ricevute dal film non hanno scoraggiato i numerosi appassionati del libro - che ha venduto oltre 40 milioni di copie nel mondo - che hanno affollato i cinema di mezzo mondo per constatare di persona la rispodenza del film alla celebre storia raccontata da Brown (che ipotizza che Gesù abbia sposato Maria Maddalena avendo una figlia).

Negli States, dove gruppi religiosi avevano istituito preghiere di protesta all'esterno di alcune delle sale dove era proiettato il film, la pelllicola di Howard ha comunque superato le previsioni degli esperti che stimavano tra i 50 e i 70 milioni di dollari l'introito potenziale del primo fine settimana. I 77 milioni di box-office Usa de "Il Codice da Vinci" non costituiscono comunque un primato perché il film è uscito solo per tre giorni (dal venerdì alla domenica). Nel 2002 "Spider-Man" aveva incassato 115 milioni di dollari (ancora un primato) ma uscendo nei cinema al mercoledì, con due giorni in più quindi di proiezioni

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A mio parere nelle stanze del potere ecclesiastico sono convinti di avere a che fare con una massa di creduloni gestibili a loro piacimento...Pensano addirittura che non si abbia la capacità di valutare con la propria testa la veridicità o meno di un films (o qualsiasi altra voce fuori dal loro "schema") Se pretendono ci farci credere che una vergine ha partorito per opera dello spirito santo e la resurrezzione e quant'altro.....lascino che anche un romanziere possa dire che il Cristo ha sposato una meretrice...si tratta di un romanzo!!!Poi sarà chi vede o ascolta il messaggio a darne il valore che riterrà opportuno..Non siamo poi così influenzabili...................................o no??? :dia:

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IL CASO

Ebreo e agnostico, ma contro il Codice sto con la Chiesa

Il Codice da Vinci non è solo un film desolante. Non è solo una rimessa in gioco puerile — il Cristo e sua moglie hanno una figlia — del testo delle Scritture. È qualcosa di più, e di peggio, della truffa intellettuale denunciata qui e là da giornalisti che si sono presi la briga di sbrogliare, nel guazzabuglio di quelli che ci sono presentati come «i fatti», la parte di documento e quella di fantasia. È un film che, puntando senza dirlo su alcuni fra i temi più ambigui dell'immaginario politico contemporaneo, flirta anche con il peggio.

Tre libri molto utili sono usciti di recente in Francia, scritti da Pierre-André Taguieff, Philippe Muray e René Rémond.

Quello di Pierre-André Taguieff,

La foire aux illuminés, consente di capire come questo sfoggio di falsa scienza e semplicemente di falsità, l'accozzaglia di credenze in una congiura mondiale fomentata all'alba della Storia contemporanea e rimasta impenetrabile fino al nostri giorni, l'illusione di accedere, attraverso il libro e adesso il film, al mistero dei misteri, all'enigma assoluto, attingano a una vena complottistica che fu quella di tutti i totalitarismi.

Quello di Philippe Muray, Dix-neuvième siècle à travers les âges, naturalmente non parla del Codice da Vinci ma stabilisce la genealogia di un «occultismo politico» che ci porta ai grandi illuminati che forgiarono il corpo dottrinario dei fascismi.

E poi Le nouvel antichristianisme di René Rémond, che raccomando a tutti coloro che, cristiani o no, subodorano il cattivo profumo di regresso e di oscurantismo — massì, di oscurantismo! —, di odio del pensiero e della vera scienza che aleggia sui processi istruiti, questi ultimi tempi, contro una Chiesa che, da Pio XII a Benedetto XVI, è ritenuta colpevole di tutti i mali.

Si comincia a sapere che il famoso Priorato di Sion, che nel film occupa un posto essenziale e ci è presentato come un Ordine occulto, fondato mille anni fa da Goffredo di Buglione e votato a preservare quel Santo Graal che sarebbe stato il segreto del matrimonio di Gesù e Maria Maddalena, è un'associazione creata dopo la Seconda guerra mondiale da una banda di scansafatiche nostalgici di Vichy. Mentre si sa meno come il patronimico del personaggio di Dan Brown — il Radcliffe di Angeli e demoni — plagia quello di John Readcliff, presunto autore di un Discorso del rabbino degli anni 1860 e considerato uno dei testi precursori dei Protocolli dei Saggi di Sion.

Quel che si sa appena un po' meglio è che l'idea paranoica di una verità nascosta fin dalla notte dei tempi da potenti stirpi di congiurati, il credo scientifico alternativo in un governo mondiale con codici che spetterebbe decifrare ad alcuni iniziati rientrarono in tutte le elucubrazioni degli emuli francesi del III Reich: la lotta, non delle classi, ma delle società segrete, vero motore della Storia? Ma sì! Era la convinzione, prima di Dan Brown, del saggista Henry Coston il quale, denunciato negli anni Trenta il «pericolo ebraico», finì la sua vita, sessant'anni più tardi, ossessionato dalle sinarchie, dai governi ombra, dalle trilaterali e da altre internazionali massoniche e neomassoniche.

Quello che per ora non si vuole sapere è che spesso basterebbe sostituire, nella prosa e nelle immagini di Brown, l'Opus Dei con la Compagnia di Gesù, il personaggio di Silas con quello di Loyola, o la «guardia bianca » del Papa con gli «uomini in nero» della Compagnia di Gesù, per ritrovare il tono delle diatribe antigesuitiche che infiammarono il XIX e poi il XX secolo e culminarono con l'invio sul fronte dell'Est o a Dachau di deportati con il marchio «nzv», letteralmente «non affidabili, come gli ebrei». Il loro crimine era di essersi mostrati successivamente complici del giacobinismo, del bolscevismo, dell'internazionale ebraica e infine — ma qui era vero — di una resistenza tedesca antinazista alla quale, per esempio a Kreisau, aderirono da eroi.

Non sto difendendo l'Opus Dei, naturalmente. Ma ricordiamoci che le parole hanno una storia e che, dietro a queste parole, cioè dietro al fantasma di una confraternita di monaci mafiosi e assassini che non avevano altro obiettivo se non di sfruttare sistematicamente l'universo, c'è un peso di delirio e di crimine che evoca ricordi paurosi e contro il quale non è inutile mettere in guardia il pubblico.

Che i primi interessati non lo facciano, è una cosa. E in questo, fra parentesi, c'è un esempio di sangue freddo su cui potrebbero meditare gli altri offesi che, confrontati poco tempo fa a certe «caricature» che avevano una carica simbolica e una risonanza dieci volte minori del Codice da Vinci, reagirono con l'esagerazione che sappiamo. Ma questo non significhi, per altri, l'obbligo di tacere anch'essi! Questo non impedisca, qui, ad un agnostico ed ebreo, di dire il disgusto che gli ispira ciò che chiamerà, con Freud, la marea nera del nuovo anticattolicesimo.

(traduzione di DanielaMaggioni)

Bernard-Henri Lévy

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India, stato del Punjab vieta uscita film "Codice Da Vinci" venerdì, 26 maggio 2006 9.50

CHANDIGARH, India (Reuters) - Lo stato del Punjab, nel nord dell'India, ha vietato l'uscita del discusso film "Il Codice Da Vinci", nel timore di violenze da parte di fedeli cristiani che si oppongono alla pellicola. Lo ha annunciato oggi il ministro dell'Interno statale.

"I servizi di informazione statale hanno indicato la probabilità di violenze in alcune zone del paese a causa dell'uscita del film", ha detto il ministro dell'Interno del Punjab B. C. Gupta.

Il Punjab, a maggioranza sikh, ha una minoranza cristiana che rappresenta l'1,2% dei 25 milioni di abitanti. Le autorità cattoliche locali avevano già chiesto di proibire il film.

"Il divieto è stato imposto per evitare di ferire i sentimenti di alcune persone", ha detto il premier del Punjab Amarinder Singh.

Nei giorni scorsi, lo stato del Nagaland, a maggioranza cristiana, ha messo al bando il libro da cui il film è tratto, affermando che il suo contenuto è un "affronto" alla fede cristiana.

Il Nagaland ha anche proibito la circolazione dei dvd e dei cd del film.

La settimana scorsa il governo centrale di Nuova Delhi ha autorizzato la proiezione del film, ma accompagnata da una nota che informa che si tratta di una fiction. L'uscita del film è prevista in India per oggi.

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ISLAM CONTRO CODICE DA VINCI PERCHE' CRISTO APPARE ANCHE NEL CORANOOPINIONISTA INDIANO AKBAR SU FILM CHE FA SCANDALO ANCHE A NUOVA DELHI

Nuova Delhi, 26 mag. - (Adnkronos) - E' interessante vedere come in India vi siano imam musulmani che si sono schierati accanto ai preti cristiani per chiedere il bando al film ''Il Codice da Vinci'', nota M.J.Akbar, scrittore indiano e autorevole opinionista del giornale in lingua inglese ''Asian age''. In questo essi non fanno che seguire la loro etica, ''perche' Gesu' non appartiene solo ai cristiani. Se viene chiesto il bando a libri che discreditano il Profeta (Maometto), allora e' logico che venga chiesto il bando ad un film che discredita Gesu''', argomenta l'autore in un lungo articolo in cui si ricorda che Cristo viene nominato ben 11 volte nel Corano. I musulmani, sottolinea Akbar, considerano Gesu' (Issa) lo spirito di Dio, anche se non ne riconoscono la natura divina come i cristiani

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Il Pakistan censura "Il codice da Vinci" domenica, 4 giugno 2006 11.24 spacer.gif

ISLAMABAD (Reuters) - Il Pakistan ha vietato la proiezione del film "Il codice da Vinci" dopo gli appelli lanciati sia dalla minoranza cattolica che dalla maggioranza musulmana, hanno detto oggi le autorità.

L'adattamento per il grande schermo del best-seller di Dan Brown, la storia di un'operazione di occultamento del Vaticano che coinvolge Gesù Cristo e suoi presunti eredi, ha guadagnato centinaia di milioni di dollari in tutto il mondo da quando è uscito nelle sale lo scorso mese.

Ma la proiezione del film in Pakistan, o il possesso di una sua videocassetta o disco è illegale nel paese, ha detto Jalil Abbas, segretario del ministero della Cultura.

"Il film è sacrilego per tutte le religioni, è questa la ragione", ha detto a Reuters.

Alla polizia è stato ordinato di condurre raid e confiscare copie pirata del film, ha aggiunto.

I cristiani sono circa il 2% dei 160 milioni di pakistani, a stragrande maggioranza musulmani.

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Egitto: sequestrate 2mila copie film "Il Codice da Vinci"

IL CAIRO - Sequestrati a Il Cairo 2mila dvd pirata della controversa pellicola di Ron Howard "Il Codice da Vinci", la cui proiezione non e' ancora stata autorizzata nel Paese dalle autorita'. La polizia egiziana ha arrestato il proprietario di una societa' di produzione cinematografica della capitale che aveva masterizzato il film. (Agr)

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Cina ritira dalle sale "Codice da Vinci" per aiutare film locali venerdì, 9 giugno 2006 9.04 spacer.gif

PECHINO (Reuters) - La Cina ha ordinato alle sale cinematografiche di non proiettare più il discusso "Codice Da Vinci" in modo da dare più spazio ai film prodotti nel Paese asiatico. Lo ha annunciato oggi un quotidiano di Stato.

La decisione è giunta dopo gli appelli di diversi gruppi che rappresentano l'industria cinematografica cinese, ha scritto il quotidiano in lingua inglese China Daily, pur suggerendo che il film potrebbe continuare ad esser visto.

"Non siamo contrari ai film stranieri. La mia società continuerà ad organizzarne le proiezioni secondo la domanda del mercato", ha detto un dirigente non identificato della distribuzione cinematografica cinese, citato dal giornale.

Una fonte dei media ha detto ieri a Reuters che i giornali locali hanno ricevuto dal dipartimento propaganda del governo centrale una nota che chiede loro di non pubblicare più notizie sul film. La fonte ha detto che la nota è stata diffusa dopo le proteste contro il film da parte di gruppi religiosi.

Prima dell'esordio del film in Cina lo scorso 17 maggio, poco prima del gala di apertura a Cannes, la Chiesa cattolica ufficiale cinese aveva già diffuso una nota che chiedeva ai fedeli di boicottare il film.

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