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E-gov: La Pa Vola Con L'open Source!

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Le amministrazioni pubbliche guardano e utilizzano con crescente interesse il software libero, mentre si moltiplicano le aziende in grado di garantire un servizio di elevato livello

Il 31 ottobre del 2002, il ministro per l'Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca ha promosso l'istituzione della Commissione per il software a codice sorgente aperto nella Pubblica Amministrazione, con l'obiettivo di “esaminare gli aspetti tecnici, economici e organizzativi legati all'utilizzo dell'open source nella Pa”.

La possibiltà di acquisizione e utilizzo di tali programmi informatici è stata ulteriormente sostenuta nella direttiva del 18 dicembre 2003 , a firma dello stesso ministro, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 7 febbraio 2004.

A distanza di due anni, il Cnipa ( Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione) ha costituito un osservatorio per l'open source, con l'obiettivo di promuovere iniziative destinate a diffondere il patrimonio di esperienze open source già maturate o in via di sviluppo in università e centri di ricerca nazionali, oltre allo studio e alla diffusione delle politiche di licensing sui prodotti OS compatibili con le esigenze della Pa. Ma l'osservatorio dispone anche di una struttura dedicata all'analisi del mercato, in grado di individuare tempestivamente le tendenze di un settore in continua evoluzione e sempre più utilizzato anche nell'ambito della Pa. In particolare, sulla scorta dei risultati resi noti lo scorso febbraio, emerge che l'Italia si colloca al 4° posto al mondo tra gli sviluppatori di programmi software open source. Un risultato sorprendente, che dimostra come il nostro Paese potrebbe diventare un punto di riferimento internazionale per l'Ict.

Certo la competizione non manca, ma proprio l'impulso offerto dalla Pa costituisce uno stimolo determinante, soprattutto se continuerà a essere supportato a livello politico. Dal rapporto emerge, inoltre, un altro dato interessante: il 54% delle Pa utilizza, oltre al software proprietario, anche soluzioni open source per i propri sistemi. Per ora, in realtà, si tratta di pochi applicativi, ma si riscontrano positivi segnali di crescita, che inducono un certo ottimismo. Anche perché, sempre secondo l'analisi che scaturisce dal rapporto, la diffusione “può essere messa in relazione diretta al numero crescente di associazioni e gruppi di sviluppatori open source organizzati che si trovano nel territorio nazionale: ormai in ogni regione sono presenti una o più entità”.

Tanti vantaggi, meno costi

Al di là delle valutazioni legate alle possibilità di creare nuovi posti di lavoro, l'utilizzo di soluzioni open source continua a essere visto come un'opportunità di risparmio. Anche perché la concorrenza, favorita dalla scomparsa di una situazione di monopolio, ha fatto decrescere progressivamente i prezzi. Al punto che, come ricorda Roberto Fassina, Linux Marketing Manager HP Italia ( www.hp.com ) : “Si no a poco tempo fa questi prodotti erano gratuiti. Mentre oggi, l'evoluzione del mercato e il posizionamento di questi prodotti direttamente su applicazioni legate al core business impone nuove policy di prezzo legate soprattutto alla necessità di un'adeguata assistenza, capace di tutelare il cliente e gli utenti dei servizi. HP è fortemente impegnata affinché le scelte di infrastrutture e soluzioni non proprietarie risultino semplici e sicure e per questo può offrire l'assistenza necessaria e i servizi di supporto per l'insediamento di queste soluzioni anche in ambienti mission critical”.

Il risparmio, secondo Maurizio D'Ascenzo, Product Marketing Manager South Region di Business Objects ( www.businessobjects.it ) , è sicuramente garantito, in quanto la spesa per il software viene ottimizzata “grazie ai minori costi di acquisto e alla possibilità di impiego in un numero illimitato di postazioni. In particolare, risulta considerevole il risparmio sui servizi di supporto, assistenza e manutenzione. Se ci mettiamo poi dalla parte dell'utente finale, che spesso è il cittadino, è corretto rilevare che molti software open source sono disponibili in modalità Web application server e , quindi , utilizzabili grazie a un semplice browser. Anche l'accesso a testi e dati non comporta , per l'utente , l'obbligo di acquistare uno specifico prodotto software”.

Per ottenere un reale risparmio, supportato anche da adeguate funzionalità operative, Giorgio Chironna, direttore marketing strategico del gruppo Zucchetti ( www.zucchetti.it ), sottolinea come la sua azienda abbia “scelto di identificare le componenti open source strategiche per le applicazioni e di provvedere a un oculato riconoscimento della loro qualità e affidabilità, in modo da poter fornire agli utenti una garanzia di efficienza e sicurezza operativa. Oltre all'aspetto economico è fondamentale ricordare sempre quello qualitativo, anch'esso a vantaggio della scelta strategica di componenti open source per soluzioni applicative, in quanto, in caso di malfunzionamenti di qualunque componente esterno, consente ai tecnici Zucchetti di accedere al codice sorgente diagnosticando e risolvendo anche in prima persona eventuali problematiche. Nel caso di componenti software proprietarie lo sviluppatore di applicazioni non ha questa facoltà e deve attendere che il fornitore provveda a correggere il difetto nella “prossima release”.

Mentre la maggior parte degli interlocutori pone in evidenza come la scelta della Pa sia dettata da logiche di risparmio economico, Gianfranco Previtera, Vice President Public Sector di IBM Italia ( www.ibm.it ), ricorda un aspetto altrettanto importante: “La scelta è dettata dalla volontà di adottare un'architettura che consenta una reale interconnessione tra i sistemi e che permetta anche ai cittadini di utilizzare strumenti eterogenei per accedere alle informazioni”.

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