SemPliceMenteAnna

Poesie E Poeti

490 messaggi in questa discussione

John Keats

Ode sopra un'urna greca

I

Tu della quiete ancora inviolata sposa,

alunna del silenzio e del tempo tardivo,

narratrice silvestre che un racconto

fiorito puoi così più che la nostra

rima dolcemente dire,

quale leggenda adorna d'aeree fronde si posa

intorno alla tua forma?

Di deità, di mortali o pur d'entrambi,

in Tempe o nelle valli

d'Arcadia? Quali uomini

son questi o quali dei,

quali ritrose vergini,

qual folle inseguimento, qual paura,

quali zampogne e timpani,

quale selvaggia estasi?

II

Dolci le udite melodie: più dolci le non udite.

Dunque voi seguite, tenere cornamuse, il vostro canto, non al facile senso,ma, più cari, silenziosi concenti date all'intimo cuore.

Giovine bello, alla fresca ombra mai può il tuo canto languire, né a quei rami venir meno la fronda.

Audace amante e vittorioso, mai mai tu potrai baciare, pur prossimo alla meta, e tuttavia non darti affanno: ella non può sfiorire e, pur mai pago, quella per sempre tu amerai, bella per sempre.

III

O fortunate piante cui non tocca perder le belle foglie, né, meste, dire addio alla primavera;

te felice, cantore non mai stanco di sempre ritrovare canti per sempre nuovi;

ma, più felice Amore!

fervido e sempre da godere, e giovane e anelante sempre, tu che di tanto eccedi ogni vivente passione umana, che in cuore un solitario dolore lascia, e sdegno: amara febbre.

IV

Chi son questi venienti al sacrificio?

E, misterioso sacerdote, a quale verde altare conduci questa, che mugghia ai cieli, mite giovenca di ghirlande adorna i bei fianchi di seta?

Qual piccola città, presso del fiume o in riva al mare costruita, o sopra il monte, fra le sue placide mura, si è vuotata di questa folla festante, in questo pio mattino?

Tu, piccola città, quelle tue strade sempre saranno silenziose e mai non un'anima tornerà che dica perché sei desolata.

V

O pura attica forma! Leggiadro atteggiamento, cui d'uomini e fanciulle e rami ed erbe calpestate intorno fregio di marmo chiude,

invano invano il pensier nostro ardendo fino a te si consuma,

pari all'eternità, fredda, silente, imperturbabile effige.

Quando, dal tempo devastata e vinta, questa or viva progenie anche cadrà, fra diverso dolore, amica all'uomo,

rimarrai tu sola,

"Bellezza è Verità" dicendo ancora:

"Verità è Bellezza". Questo a voi, sopra la terra, di sapere è dato:

questo, non altro, a voi, sopra la terra,

é bastante sapere.

Keats descrive un momento di estasi evocato dalla vista di un gruppo di ragazzi che rincorrono delle fanciulle: una corsa immortalata nel tempo, giovinezza e desiderio che non finiranno mai perché mai quei giovani raggiungeranno quelle fanciulle, e mai invecchieranno. Fotogramma di un film senza inizio e senza fine.

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John Keats

Ode sopra un'urna greca

!!!!!!

Proprio ora mi era venuto in mente di postare la stessa poesia! :)

Ne propongo un'altra allora.. stesso autore, mi piace troppo!

Ode alla Malinconia

1

No, no, non precipitarti verso il Lete; non trarre vino velenoso

Dall'aconito, torcendo le sue saldi radici, no

Non lasciare che la tua pallida fronte sia baciata

Dal rosso grappolo di Proserpina, la belladonna;

No, il tuo rosario non fare con le bacche del tasso,

Né la tua lamentosa Psiche siano lo scarabeo

O la falena della morte; non condividere

Col gufo piumato i misteri del tuo dolore,

Che troppo assonnata l'ombra verrà all'ombra

Ad annegare la vigile angoscia dell'animo.

2

Ma quando dal cielo improvviso l'attacco cadrà

Di malinconia, come una nuvola in pianto

Che tutti i fiori nutre dal languido capo

E il verde colle nasconde in un sudario d'aprile,

Sazia allora il tuo dolore con una rosa mattutina,

Sazialo con l'arcobaleno dell'onda salata di sabbia

O con la ricchezza delle tonde peonie.

E quando mostri la tua amante una ricca ira,

La sua dolce mano imprigiona; lasciala delirare

Mentre tu ti nutri e ti sazi dai suoi occhi senza pari.

3

Sì, abita con la bellezza, lei, con la bellezza che deve morire;

E con la Gioia, che sempre una mano tiene sulle labbra

Per augurare addio: e vicino alò Piacere, che fa soffrire,

E si tramuta in veleno mentre come un'ape succhia la bocca:

Sì, nel tempio stesso del Diletto

Ha il suo santuario sovrano la velata Melanconia,

Anche se nessuno la scorge se non quello la cui strenua lingua

Schiaccia il grappolo della Gioia sul palato da intenditore:

Assaggerà allora l'anima sua la tristezza di quel potere

Che la farà rimanere sospesa tra i suoi nebulosi trofei.

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Hermann Hesse

Sono una stella del firmamento

che osserva il mondo, disprezza il mondo

e si consuma nel proprio ardore.

Io sono il mare di notte in tempesta

il mare urlante che accumula nuovi

peccati e agli antichi rende mercede.

Sono dal vostro mondo

esiliato di superbia educato, dalla superbia frodato,

io sono il re senza corona.

Son la passione senza parole

senza pietre del focolare, senz'arma nella guerra,

è la mia stessa forza che mi ammala.

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rosarossa4.gif

Temo un uomo di poche parole

Temo un uomo che tace

l'arringatore - posso superarlo

il chiacchierone -

posso intrattenerlo -

ma colui che pondera

mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno -

di quest'uomo diffido

temo c'egli sia un grande.

Emily Dickinson

rosarossa5.gif:):P

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rosarossa4.gif

Temo un uomo di poche parole

Temo un uomo che tace

l'arringatore - posso superarlo

il chiacchierone -

posso intrattenerlo -

ma colui che pondera

mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno -

di quest'uomo diffido

temo c'egli sia un grande.

Emily Dickinson

rosarossa5.gif:P:P

eppure giuro che con Emily non ho mai avuto niente a che fare ............... :):P:P

Avremo letti pieni di profumi

lievissimi, divani come tombe

profondi, e su scaffali strani fiori

schiusi per noi sotto cieli più belli.

Usando poi le estreme fiamme a gara,

i nostri cuori saranno due fiaccole

superbe, che le loro doppie luci

rifletteranno dentro i nostri spiriti,

questi specchi gemelli. In una sera

fatta di rosa e di un azzurro mistico,

ci scambieremo un unico baleno,

come un singhiozzo lungo, denso, pieno

di addii. Più tardi un Angelo, le porte

dischiudendo, verrà lieto e fedele,

per ravvivare gli appannati specchi

e risvegliar le nostre fiamme morte.

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:):P:PTi con Zero ;):P

Penso che uno spirito appassito debba essere il tesoro più tremendo da possedere,

così come uno spirito sempre in boccio debba essere il più dolce .

fleur_li4.gif

:P:P

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Spiegami come il lume della notte,

come il delirio della fantasia.

Spiegami come la donna e come il mimo,

come pagliaccio che non ha nessuno.

Spiegami perché ho rotta la sottana:

uno strappo che è largo come il cuore.

alda merini

:)

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:)

Non vivere su questa terra come un inquilino

Ragazzo mio,

io non ho paura di morire.

Tuttavia, ogni tanto

mentre lavoro

nella solitudine della notte,

ho un sussulto nel cuore,

saziarsi della vita vita, figlio mio,

è impossibile.

Non vivere su questa terra come un inquilino,

o come un villeggiante stagionale.

Ricorda:

in questo mondo devi vivere saldo,

vivere

come nella casa paterna.

Credi al grano,

alla terra,

al mare

ma prima di tutto

all'uomo.

Ama la nuvola,

il libro

la macchina,

ma prima di tutto

l'uomo.

Senti infondo al tuo cuore

il dolore del ramo che secca,

della stella che si spegne,

della bestia ferita,

ma prima di tutto

il dolore dell'uomo.

Godi di tutti i beni terrestri,

del sole,

della pioggia

e della neve,

dell'inverno e dell'estate,

del buio e della luce,

ma prima di tutto

godi dell'uomo.

Nazim Hikmet

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Il Pianto del Vampiro

Io sono notte.

E ombra senza pace.

Le membra mie, corrotte,

hanno dimora dove tutto tace.

Ti vedo, bella, nell'oscurità.

Tu passi e mi seduci.

Un attimo soltanto nell'eternità

vorrei scoprire dove tu conduci.

Ma il mio bacio è morte e gelo

non promessa di languida passione:

la notte sui tuoi occhi, come un velo,

ti condurrebbe nella dannazione.

Invocato ho demoni perduti, finanche dei,

nei secoli di cui non tengo il conto

e non so cosa non darei

per ammirare l'alba di un tramonto

H5N1

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Donna Completa

di Pablo Neruda

Donna completa, mela carnale, luna calda,

denso aroma d'alghe, fango e luce pestati,

quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne?

Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?

Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle,

con aria soffocata e brusche tempeste di farina:

amare è un combattimento di lampi

e due corpi da un solo miele sconfitti.

Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,

i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,

e il fuoco genitale trasformato in delizia

corre per i sottili cammini del sangue

fino a precipitarsi come un garofano notturno,

fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.

Perchè tu possa ascoltarmi...

di Pablo Neruda

Perchè tu possa ascoltarmi le mie parole

si fanno sottili, a volte,

come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro

per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.

Più che mie sono tue.

Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.

E' tua la colpa di questo gioco cruento.

Stanno fuggendo dalla mia buia tana.

Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,

e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti

perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.

Tempeste di sogni possono talora abbatterle.

Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.

Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.

Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.

Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.

Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita

per le tue mani bianche, dolci come l'uva.

Modificato da cerere2

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Ciao a tutti,volevo dare anch'io il mio contributo citando il mio autore preferito G.Leopardi:

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

E questa siepe, che da tanta parte

De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminato

Spazio di là da quella, e sovrumani

Silenzi, e profondissima quiete

Io nel pensier mi fingo, ove per poco

Il cor non si spaura. E come il vento

Odo stormir tra queste piante, io quello

Infinito silenzio a questa voce

Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,

E le morte stagioni, e la presente

E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa

Infinità s'annega il pensier mio:

E 'l naufragar m'è dolce in questo mare. Manoscritto originale

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SULLE FERRATE DEL BRENTA

In un periodo della mia vita ho provato delle forti emozioni soprattutto quando giravo per le montagne del Trentino.

E le emozioni mi hanno fatto sgorgare dei pensieri che ho messo sulla carta.

Non la considero una poesia ma solo delle "emozioni in versi".

La mano si stringe con forza tremenda

al ferro ghiacciato che guida il sentiero,

il vuoto incombente sconvolge il pensiero

e attira lo sguardo a vertigin creare.

Non guardo, non voglio, L'anelito vivo

del cuore fremente mi spinge più avanti

al fin di trovare gli spazi accoglienti

che spirito e mento si debbon calmare

L'angoscia s'acquieta lo sguardo s'innalza,

s'incontra con vette che par dì toccare;

la Brenta più alta si lascia guardare,

svettante, infiammata dal solo crescente.

Compagno di un giorno, amico di sempre,

l'amico più caro io seguo d’appresso;

insieme avanziamo ma sempre più spesso

le dure ferrato ci fan rallentare.

Nel lungo arrancare ripenso allo ore

passate a guardare in dolce abbandono

il Campanil Basso e le cime che sono,

nel mesto tramonto, contorno ideale,

L'alpina visione che muta col tempo,

s'avvince nell'animo in modo struggente;

la terra a cui il corpo s'appoggia dolente

trasmette impressioni di forze vitali.

La guglía emergente, il sasso caduto,

il rivolo d'acqua che scende costante,

la nuvola grigia che vedo distante,

il raggio di sole che lento s'adagia

Silenzio abbandono. Si liquefa il corpo

nei sensi appannati dal dolce richiamo

che l' Ente supremo, a cui noi tendiamo,

sussurra in un'aura d’amore avvolgente

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Ode ad un Usignolo

Il cuore si strugge e un'ottusità plumbea

Affligge i miei sensi, quasi, pieno di cicuta,

O d'un sonnifero pesante trangugiato

Pochi istanti fa, fossi affondato nel Lete:

E non certo per invidia della tua razza felice,

Ma troppo felice nella tua felicità

Tu, arborea driade dalle lievi ali,

Che in una macchia melodiosa

Di faggi verdi e sparsa d'ombre in numeri

Canti l'estate con la felicità della gola spiegata.

Avere un senso di vino! E ghiacciato

Da secoli nelle profondità della terra,

Saporoso di Flora e della campagna verde,

Dei balli, dei canti provenzali, d'allegria solare!

Oh, sì, bere una coppa piena di caldo meridione,

Colma di rosso, vero Ippocrene,

Con rosari di bolle che s'affacciano all'orlo

E la bocca macchiata di porpora;

Sì, poter bere, e inosservato lasciare il mondo

Per svanire, infine, con te, nelle foreste oscure.

Sparire, lontano, dissolvermi, e dimenticarmi poi

Ciò che tu, tra le foglie, non hai mai conosciuto:

La stanchezza, la malattia, l'ansia

Degli uomini, qui, che si sentono soffrire,

Qui, dove il tremito scuote gli ultimi, scarsi capelli grigi,

Dove la gioventù impallidisce, si consuma e simile

A un fantasma muore,

Dove il pensare stesso è riempirsi di dolore,

E la disperazione regna, dalle ciglia di piombo,

Dove la bellezza vede spenta la luce dei suoi occhi

E l'amore nuovo non riesce a piangerla oltre il domani.

Andarsene, andarsene. E arrivare da te,

Non portato da Bacco e dai suoi leopardi,

Ma sulle ali della poesia, invisibili,

Anche se la mente, lenta, ha perplessità e indugi:

E lì, con te, subito la notte è tenera

Con la sua luna regina sul trono

E le fate stellate tutt'intorno:

Qui, invece, adesso, non ce n'è più di luce, niente.

Se non quella che dal cielo è soffiata

Giù dal vento, nel buio verde e tortuoso di muschio.

I fiori che ho intorno, non li vedo.

E neppure l'incenso dolce che impende sui rami,

Ma nell'oscurità profumata intuisco ogni dolcezza

Con cui il mese propizio rende ricca

L'erba, il bosco e il selvaggio albero da frutta,

Il biancospino e l'arcadica Eglantina,

Le viole, presto appassite, sepolte tra le foglie,

E la figlia più grande del maggio maturo:

La rosa in boccio, muschiata, piena di vino di rugiada,

Casa sussurrante d'insetti nelle sere estive.

Nel buio ascolto, io che spesso

Ho quasi fatto l'amore con la facile morte,

L'ho chiamata coi versi più teneri della mia poesia,

L'ho pregata perché nell'aria via si portasse il mio respiro

E mai come adesso m'è sembrato ricco il morire:

Spegnersi a mezzanotte, senza dolore,

Mentre tu butti fuori l'anima

In un estasi stupenda!

Tu canteresti ancora: per le mie orecchie inutili,

Per me, una semplice zolla davanti al tuo requiem altissimo.

Non sei mica nato per morire, tu , uccello immortale:

Generazioni di affamati non ti calpestano,

E la tua voce, che ascolto in questa notte fuggente,

Fu ascoltata già da re e da villani:

Forse è lo stesso canto che il sentiero trovò

Del cuore di Ruth, quando malata di nostalgia

Pianse in mezzo ai campi stranieri;

Lo stesso, forse, che tante volte ha affascinato

Magiche finestre aperte sulle schiume

Di mari pericolosi in incantate terre deserte.

Deserte! Come una campana risuona questa parola

Che mi riporta alla mia solitudine.

Addio! L'immaginazione non può più illudermi,

Come si dice sia solito fare quest'elfo ingannevole.

Addio, addio. Il tuo canto doloroso svanisce

Oltre i prati vicini, oltre il fiume quieto,

Al di là del colle ed è sepolto adesso

Tra i boschi della valle vicina.

E stato un sogno soltanto? O una visione?

La musica è svanita: dormo? Son sveglio?

John Keats

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Il Pianto del Vampiro

Io sono notte.

E ombra senza pace.

Le membra mie, corrotte,

hanno dimora dove tutto tace.

Ti vedo, bella, nell'oscurità.

Tu passi e mi seduci.

Un attimo soltanto nell'eternità

vorrei scoprire dove tu conduci.

Ma il mio bacio è morte e gelo

non promessa di languida passione:

la notte sui tuoi occhi, come un velo,

ti condurrebbe nella dannazione.

Invocato ho demoni perduti, finanche dei,

nei secoli di cui non tengo il conto

e non so cosa non darei

per ammirare l'alba di un tramonto

H5N1

Émmia!

:)

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