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Il Porno All’italiana: L’industria «vietata»

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Il porno all'italiana: l'industria «vietata»

Dalla caduta del Muro alla scoperta della Cina le nostre luci rosse sono sempre puntate a Est

Dalla grande illusione del cinema e dell'home video di ieri — epoca di edicole, sexy shop e lap dance—ai film amatoriali di oggi, con pay-tv, Internet, i-Pod, telefonini. Con il titolo ironico di «Non lo fo per piacer mio», il tifoso di cinema (e di Sampdoria) Bruno Vecchi ha raccolto in un brillante saggio la storia dell'industria porno in Italia. Edito da Melampo (pag.115, 10 euro) il libro racconta come la caduta del Muro di Berlino, nell'89, abbia travolto gli ideali e liberato le belle ragazze bionde dell'Est, turiste «non per caso», e trasformato il vecchio cinema sexy all'italiana in una vera industria che lavora però soprattutto negli ex Paesi comunisti. Oggi che il passo è compiuto — dice l'autore — la nuova meta erotica è la Cina: nell'autunno 2005 è stato inaugurato a Shangai il primo mercato del sesso e i porno asiatici sono già i preferiti negli Usa.

Ma torniamo a Milano, anni 70, epoca di porno notturni con antenne portatili per carpire segnali di emittenti locali. Nel '76 nasce il Majestic (ex Delle Stelle) primo cinema a luci rosse, poi se ne aggiungono altri 20, con spettatori intimiditi e semiclandestini. Gola profonda è subito caso di costume, ma poi con l'avvento di vhs e dvd l'hard core cambia. Ora sono giochi senza frontiere: le nuove pornostar sono ucraine, russe, moldave, ungheresi, ceche, slovacche, rumene, perfino bulgare. Budapest diventa la nuova capitale delle luci rosse, si gira a buon prezzo, come quando si facevano gli spaghetti-western in Spagna. Rocco Siffredi — vera star italiana—prende la residenza ungherese. Evgenia Eremina, in arte Ashanti, scrive sul suo sito: «In America sono pagata 1500 dollari l'ora per un servizio di nudo, in Russia 400 dollari al giorno». Urge ottimizzare i visti d'ingresso che durano tre mesi: vado, giro e torno, un film alla settimana. Scene sexy da 350 a 600 euro, cash e in nero: bisogna capitalizzare dopo i 30 è la pensione, come il calcio.

Accanto alle star che negano ogni piacere, comeDeborah Wells, che fece la controfigura a Megan Gale nella doccia in Vacanze di Natale 2000, ci sono le love story. Rosa Caracciolo, il vero nome lo sa solo lei, dall'Est è giunta da noi, ha conosciuto lo stallone Rocco, l'ha sposato e ha messo su famiglia. Marilyn Chambers oggi è la testimone di un sapone per bambini, ma ieri era la star di uno dei porno cult. Moana Pozzi — unico vero mito italiano — divenne da porno star una testimonial tv («Matrioska ») e dei salti del comune senso del pudore, diceva: «Faccio in pubblico quello che altre fanno sul divano dei produttori». Scrisse anche un libro di ricordi intimi. Morì il 17 settembre del '94, mentre si apriva fra bolgia di folla il primo Mi-Sex d'Assago, 62.350 presenze in 3 giorni, blocco dell'autostrada per Genova. Tante storie: Manya, ragazza madre romana, il porno l'ha fatto per mantenere il piccino. Venere Bianca era sposata col pugile Nino La Rocca e quando scappò con il figlio si inventò questo lavoro. Gessica Massaro diceva di essere l'amante di Pacciani, il mostro di Firenze. Ursula Cavalcanti, in arte Patrizia, morta di tumore, aveva fatto un hard con fascisti e partigiani, commentato da l'Unità: fu scandalo.

Ma, accanto alla deputata radicale Cicciolina, la storia più nota è forse quella di Eva Henger, anche lei dell'Est, hard star della scuderia di Riccardo Schicchi diventata poi angelica icona per i bimbi tv con «Paperissima sprint»: «La trasgressione ha una scadenza, altrimenti diventa abitudine». La Staller, star erotica alla radio, non può tornare alla Maldive, Paese musulmano dove girò un film porno: se la beccano, condanna a morte. E gli uomini? Roberto Malone usciva di casa ogni mattina come ogni buon impiegato, a Torino, ma andava a girare i film hard. Quando la moglie se ne accorse lo lasciò e lui andò a raccontare la sua vita da Costanzo.

Maurizio Porro

FONTE

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