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Facciamo Un Gioco

1,141 messaggi in questa discussione

Forse si è arresa

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ora pensa al lavoro

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L'urlo squarciò il silenzio di quella maledetta notte piena di grida, mentre la luna osservava, pallida e silenziosa cosa, chiedendosi se a volte anche gli uomini pensano a quello che sarà.

La madre si voltò lasciando cadere il gelato sul tappeto di colore avorio e in silenzio raccolse le gocce di pistacchio, fragola e puffo.

Trovandosi di fronte ad un tizio mai visto, che piano piano ansimava l'unica parola che lei non avrebbe voluto sentire uscire dalla sua bocca, per un attimo si fermò, chiedendosi se stesse sognando. Tese una mano verso l'uomo, mano che gocciolava gelato: non era gelato, ma un ricordo lontano perso nei sentieri della felicità, riparato dalla brezza della vita... così cara al cuore tornò l'immagine di quell'urlo di quella maledetta notte fredda buia e poi improvvisamente si svegliò.

Turbata da quel sogno, mentre cercava di svincolarsi dalle catene che la tenevano legata a un camioncino trasportante frutta che scendeva giù per la discesa a gran velocità, perchè aveva molta fretta di finire dentro un burrone, lei guardò nel sole che si girò schifato e d'improvviso fu buio, le catene si dissolsero.

Quando riaprì gli occhi si guardò intorno per cercare indizi che rievocassero il suo passato, ma vide solo un gatto che aveva tanta fame, fino al punto che gli versò del latte sul quale si avventò senza fare troppi complimenti, perché quella vita di gatto gli andava stretta, proprio come quando si comprano dei pantaloni che hanno il cavallo stretto, e vorresti urlare per liberarti dal tuo dolore, ma la stretta è possente e non riesci neanche a fare la minima mossa.

All'improvviso si alzò e cominciò a camminare verso quel rigagnolo di fiume morente, trasportata dalla brezza della notte piena di ricordi.

Marco ormai non era più una semplice donna. Identificarsi per lui era un'ardua impresa, poiché non lo sapeva neanche che lo avrebbe fatto.

Eppure lo aveva voluto, era stato lui a invidiare Luca per il modo in cui si destreggiava con lo zucchero filato, e poi non ebbe il coraggio di rinunciare a quell'incarico. Di conseguenza Marco, rimandato l'appuntamento con il dentista, decise di andare a fare compere con il dente dolente e prese a schiaffi il suo bel visino per ridestarsi dal torpore.

Incamminandosi per il sentiero tortuoso che portava nel cuore di un dirupo, vide arrivare da lontano l'elicottero con cui sarebbe dovuto andare in Madagascar a pescare tonni e del pregiatissimo corallo, per farsi una bella collana da indossare per sottolineare il viso e lo sguardo da uomo allupato.

C'era una festa nella propria lussuosa villa, dove la polvere bianca gli scatenò l'allergia e quindi gridò: "Allegriaaaaaaa!!!!!" Ma arrivò Mike Buongiorno, scatenato in una tarantella, chiedendo: "Vuoi la uno, la due o la treeeeeee?"

Si iscrisse a Genius, per illustrare le sue capacità intellettuali: la prima non era proprio una televendita della Rovagnati, ma la cosa più pazzesca si sarebbe rivelata essere la più rivoluzionaria, il campo della nanoelettronica. ... controlli, calcoli, verifiche, test e... segretarie, le famose nanosegretarie, anche un po' nanosexy, però ha rischiato grosso, una non era così sexy come faceva supporre la sua pianta del piede destro, allungando cosi quel suo brodo di gallina caldo nel piatto natalizio, per ricordare quella festa quando comparve improvvisamente lei, Genoveffa, sulla gamba destra una cicatrice vecchia di almeno 20 anni, per cui restava solo un grosso e massiccio corpo immobile grande e potente; l'ossatura di un bradipo tatuata faceva da cornice a un'anima candida, dolce.

Tra suoni d'immenso bagliore percepì quello che credette di capire che sorta di noia avesse provato, guardando quel ridicolo film con quella mora mozzafiato.

Ora però non c'era più nulla da vedere, e, spenta la tv, disintossicandosi dal calcio delle polemiche, si gustò un ghiacciolo al tamarindo, fresco, ma ecco che vide un elefante rosa, ubriaco.

Non appena fece un passo si accorse di lei. Era Lucia, la nonna di cappuccetto rosso, quella che entrò all'istante. "Che bocca grande hai...", le disse ghignando famelico, sentendosi come il lupo; non resistette alla tentazione di urlare il suo orrore per il pelo che gli usciva fuori dal naso. Ululò con tutta la voce che aveva tante volte immaginato e non era mai riuscito ad esprimere pienamente. Nel suo cuore sapeva che tutto ciò non avrebbe prodotto risultati, se non spaccare i timpani degli accaniti oppressori di quella specie canina. Il suono produsse un'onda anomala su un tratto di mare tra le città dell'emisfero opposto alla Patagonia. L'onda crebbe un pendulo azzurro baldacchino di schiuma, si infranse, costringendolo finalmente a concludere la sua corsa. Lucia forse si è arresa ora pensa al lavoro con il caldo che le trapassa i vestiti

***Chi si ricorda questo bel giochino? Forza le regole sono nel primo post del thread, e la storia si sta infittendo, armatevi di fantasia (e di una buona dose di demenza :)) che si riparte, io ho già dato***

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non la lascia respirare :leggi:

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doveva comunque continuare a

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non le ho capite le regole di questo ... :)

Perchè non facciamo ex-novo? :P e una parola ciascuno :P

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infatti con quattro parole è piu facile e non si da spazio all imprevedibilità.. :)

quindi quoto orsetta... :up1:

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disintossicandosi dal calcio delle polemiche, si gustò un ghiacciolo al tamarindo, fresco, ma ecco che vide un elefante rosa, ubriaco.

questo pezzo è bellissimo! :):P

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Peccato perchè stava venendo su una storiella strampalata, lavoro di 1 anno :)

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doveva comunque continuare a

lottare per quello che

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@Cold Deep: purtroppo tra un intervento proprio ed il successivo ci devono essere almeno altri tre utenti che scrivano una parte della storia :)

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Peccato perchè stava venendo su una storiella strampalata, lavoro di 1 anno :)

ma infatti non dico di cancellare tutto assolutamente. dico solo se si puo mettere una parola al posto di quattro. poi alla fin fine è lo stesso.. :P

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io ancora non ho capito la storia dove inizia e dove finisce :):P

Invece che scrivere semplicemente la parola, bisognerebbe copiare e incollare almeno l'ultimo periodo... Altrimenti un si deve rileggere tutto da capo ogni volta.... e poi sta cosa dei 3 utenti :giu:

Poi fate voi... io suggerisco .. sempre IMHO! :P

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Regole:

Ognuno scrive 4 parole che devono essere in qualche modo legate alle 4 scritte da chi lo ha preceduto in modo da creare un racconto in continua evoluzione.

Chiunque puo replicare anche più volte purché tra i suoi interventi ce ne siano almeno tre di altre persone.

Ecco l'intera storia:

L'urlo squarciò il silenzio di quella maledetta notte piena di grida, mentre la luna osservava, pallida e silenziosa cosa, chiedendosi se a volte anche gli uomini pensano a quello che sarà.

La madre si voltò lasciando cadere il gelato sul tappeto di colore avorio e in silenzio raccolse le gocce di pistacchio, fragola e puffo.

Trovandosi di fronte ad un tizio mai visto, che piano piano ansimava l'unica parola che lei non avrebbe voluto sentire uscire dalla sua bocca, per un attimo si fermò, chiedendosi se stesse sognando. Tese una mano verso l'uomo, mano che gocciolava gelato: non era gelato, ma un ricordo lontano perso nei sentieri della felicità, riparato dalla brezza della vita... così cara al cuore tornò l'immagine di quell'urlo di quella maledetta notte fredda buia e poi improvvisamente si svegliò.

Turbata da quel sogno, mentre cercava di svincolarsi dalle catene che la tenevano legata a un camioncino trasportante frutta che scendeva giù per la discesa a gran velocità, perchè aveva molta fretta di finire dentro un burrone, lei guardò nel sole che si girò schifato e d'improvviso fu buio, le catene si dissolsero.

Quando riaprì gli occhi si guardò intorno per cercare indizi che rievocassero il suo passato, ma vide solo un gatto che aveva tanta fame, fino al punto che gli versò del latte sul quale si avventò senza fare troppi complimenti, perché quella vita di gatto gli andava stretta, proprio come quando si comprano dei pantaloni che hanno il cavallo stretto, e vorresti urlare per liberarti dal tuo dolore, ma la stretta è possente e non riesci neanche a fare la minima mossa.

All'improvviso si alzò e cominciò a camminare verso quel rigagnolo di fiume morente, trasportata dalla brezza della notte piena di ricordi.

Marco ormai non era più una semplice donna. Identificarsi per lui era un'ardua impresa, poiché non lo sapeva neanche che lo avrebbe fatto.

Eppure lo aveva voluto, era stato lui a invidiare Luca per il modo in cui si destreggiava con lo zucchero filato, e poi non ebbe il coraggio di rinunciare a quell'incarico. Di conseguenza Marco, rimandato l'appuntamento con il dentista, decise di andare a fare compere con il dente dolente e prese a schiaffi il suo bel visino per ridestarsi dal torpore.

Incamminandosi per il sentiero tortuoso che portava nel cuore di un dirupo, vide arrivare da lontano l'elicottero con cui sarebbe dovuto andare in Madagascar a pescare tonni e del pregiatissimo corallo, per farsi una bella collana da indossare per sottolineare il viso e lo sguardo da uomo allupato.

C'era una festa nella propria lussuosa villa, dove la polvere bianca gli scatenò l'allergia e quindi gridò: "Allegriaaaaaaa!!!!!" Ma arrivò Mike Buongiorno, scatenato in una tarantella, chiedendo: "Vuoi la uno, la due o la treeeeeee?"

Si iscrisse a Genius, per illustrare le sue capacità intellettuali: la prima non era proprio una televendita della Rovagnati, ma la cosa più pazzesca si sarebbe rivelata essere la più rivoluzionaria, il campo della nanoelettronica. ... controlli, calcoli, verifiche, test e... segretarie, le famose nanosegretarie, anche un po' nanosexy, però ha rischiato grosso, una non era così sexy come faceva supporre la sua pianta del piede destro, allungando cosi quel suo brodo di gallina caldo nel piatto natalizio, per ricordare quella festa quando comparve improvvisamente lei, Genoveffa, sulla gamba destra una cicatrice vecchia di almeno 20 anni, per cui restava solo un grosso e massiccio corpo immobile grande e potente; l'ossatura di un bradipo tatuata faceva da cornice a un'anima candida, dolce.

Tra suoni d'immenso bagliore percepì quello che credette di capire che sorta di noia avesse provato, guardando quel ridicolo film con quella mora mozzafiato.

Ora però non c'era più nulla da vedere, e, spenta la tv, disintossicandosi dal calcio delle polemiche, si gustò un ghiacciolo al tamarindo, fresco, ma ecco che vide un elefante rosa, ubriaco.

Non appena fece un passo si accorse di lei. Era Lucia, la nonna di cappuccetto rosso, quella che entrò all'istante. "Che bocca grande hai...", le disse ghignando famelico, sentendosi come il lupo; non resistette alla tentazione di urlare il suo orrore per il pelo che gli usciva fuori dal naso. Ululò con tutta la voce che aveva tante volte immaginato e non era mai riuscito ad esprimere pienamente. Nel suo cuore sapeva che tutto ciò non avrebbe prodotto risultati, se non spaccare i timpani degli accaniti oppressori di quella specie canina. Il suono produsse un'onda anomala su un tratto di mare tra le città dell'emisfero opposto alla Patagonia. L'onda crebbe un pendulo azzurro baldacchino di schiuma, si infranse, costringendolo finalmente a concludere la sua corsa. Lucia forse si è arresa ora pensa al lavoro con il caldo che le trapassa i vestiti e l'umidità che non la lascia respirare doveva comunque continuare a

@Orsetta: le quattro parole servono per dare più organicità al racconto che si sviluppa anche in modo più rapido e divertente :)

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ok, tutto chiaro :P

però quella dell'elefante rosa è bellissima, la metterò nell firma :):P:P:P:P

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il bello di questo racconto è che ci sono cose assurde! :)

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Lucia forse si è arresa ora pensa al lavoro con il caldo che le trapassa i vestiti e l'umidità che non la lascia respirare doveva comunque continuare a

pensare ai suoi figli

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attesi e mai nati

è il procedimento giusto?

:)

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Yep. Giusto Bishop. Le cose fondamentali sono: la connessione grammaticale con le 4 parole precedenti, e soprattutto il non dimenticarsi la punteggiatura (che non viene contata come parola)

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L'urlo squarciò il silenzio di quella maledetta notte piena di grida, mentre la luna osservava, pallida e silenziosa cosa, chiedendosi se a volte anche gli uomini pensano a quello che sarà.

La madre si voltò lasciando cadere il gelato sul tappeto di colore avorio e in silenzio raccolse le gocce di pistacchio, fragola e puffo.

Trovandosi di fronte ad un tizio mai visto, che piano piano ansimava l'unica parola che lei non avrebbe voluto sentire uscire dalla sua bocca, per un attimo si fermò, chiedendosi se stesse sognando. Tese una mano verso l'uomo, mano che gocciolava gelato: non era gelato, ma un ricordo lontano perso nei sentieri della felicità, riparato dalla brezza della vita... così cara al cuore tornò l'immagine di quell'urlo di quella maledetta notte fredda buia e poi improvvisamente si svegliò.

Turbata da quel sogno, mentre cercava di svincolarsi dalle catene che la tenevano legata a un camioncino trasportante frutta che scendeva giù per la discesa a gran velocità, perchè aveva molta fretta di finire dentro un burrone, lei guardò nel sole che si girò schifato e d'improvviso fu buio, le catene si dissolsero.

Quando riaprì gli occhi si guardò intorno per cercare indizi che rievocassero il suo passato, ma vide solo un gatto che aveva tanta fame, fino al punto che gli versò del latte sul quale si avventò senza fare troppi complimenti, perché quella vita di gatto gli andava stretta, proprio come quando si comprano dei pantaloni che hanno il cavallo stretto, e vorresti urlare per liberarti dal tuo dolore, ma la stretta è possente e non riesci neanche a fare la minima mossa.

All'improvviso si alzò e cominciò a camminare verso quel rigagnolo di fiume morente, trasportata dalla brezza della notte piena di ricordi.

Marco ormai non era più una semplice donna. Identificarsi per lui era un'ardua impresa, poiché non lo sapeva neanche che lo avrebbe fatto.

Eppure lo aveva voluto, era stato lui a invidiare Luca per il modo in cui si destreggiava con lo zucchero filato, e poi non ebbe il coraggio di rinunciare a quell'incarico. Di conseguenza Marco, rimandato l'appuntamento con il dentista, decise di andare a fare compere con il dente dolente e prese a schiaffi il suo bel visino per ridestarsi dal torpore.

Incamminandosi per il sentiero tortuoso che portava nel cuore di un dirupo, vide arrivare da lontano l'elicottero con cui sarebbe dovuto andare in Madagascar a pescare tonni e del pregiatissimo corallo, per farsi una bella collana da indossare per sottolineare il viso e lo sguardo da uomo allupato.

C'era una festa nella propria lussuosa villa, dove la polvere bianca gli scatenò l'allergia e quindi gridò: "Allegriaaaaaaa!!!!!" Ma arrivò Mike Buongiorno, scatenato in una tarantella, chiedendo: "Vuoi la uno, la due o la treeeeeee?"

Si iscrisse a Genius, per illustrare le sue capacità intellettuali: la prima non era proprio una televendita della Rovagnati, ma la cosa più pazzesca si sarebbe rivelata essere la più rivoluzionaria, il campo della nanoelettronica. ... controlli, calcoli, verifiche, test e... segretarie, le famose nanosegretarie, anche un po' nanosexy, però ha rischiato grosso, una non era così sexy come faceva supporre la sua pianta del piede destro, allungando cosi quel suo brodo di gallina caldo nel piatto natalizio, per ricordare quella festa quando comparve improvvisamente lei, Genoveffa, sulla gamba destra una cicatrice vecchia di almeno 20 anni, per cui restava solo un grosso e massiccio corpo immobile grande e potente; l'ossatura di un bradipo tatuata faceva da cornice a un'anima candida, dolce.

Tra suoni d'immenso bagliore percepì quello che credette di capire che sorta di noia avesse provato, guardando quel ridicolo film con quella mora mozzafiato.

Ora però non c'era più nulla da vedere, e, spenta la tv, disintossicandosi dal calcio delle polemiche, si gustò un ghiacciolo al tamarindo, fresco, ma ecco che vide un elefante rosa, ubriaco.

Non appena fece un passo si accorse di lei. Era Lucia, la nonna di cappuccetto rosso, quella che entrò all'istante. "Che bocca grande hai...", le disse ghignando famelico, sentendosi come il lupo; non resistette alla tentazione di urlare il suo orrore per il pelo che gli usciva fuori dal naso. Ululò con tutta la voce che aveva tante volte immaginato e non era mai riuscito ad esprimere pienamente. Nel suo cuore sapeva che tutto ciò non avrebbe prodotto risultati, se non spaccare i timpani degli accaniti oppressori di quella specie canina. Il suono produsse un'onda anomala su un tratto di mare tra le città dell'emisfero opposto alla Patagonia. L'onda crebbe un pendulo azzurro baldacchino di schiuma, si infranse, costringendolo finalmente a concludere la sua corsa. Lucia forse si è arresa ora pensa al lavoro con il caldo che le trapassa i vestiti e l'umidità che non la lascia respirare doveva comunque continuare a pensare ai suoi figli attesi e mai nati

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Lucia forse si è arresa, ora pensa al lavoro, con il caldo che le trapassa i vestiti e l'umidità che non la lascia respirare doveva comunque continuare a pensare ai suoi figli attesi e mai nati, una ferita nel cuore

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Lucia forse si è arresa ora pensa al lavoro con il caldo che le trapassa i vestiti e l'umidità che non la lascia respirare doveva comunque continuare a pensare ai suoi figli attesi e mai nati, una ferita nel cuore che la lacera nel

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