nickca

Facciamo Un Gioco

1,141 messaggi in questa discussione

fatica riuscì ad andarci :)

:P:P:wub::P

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decise di andare a fare compere, con fatica riuscì ad andarci :P:P:wub::P;):(;)

cosa c'e' Enrico? :)

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ah, ok.

però invece di , mettici ;

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fatica riuscì ad andarci :)

:P:P:wub:

guarda che la virgola non c'è.. ce l'hai messa tu.. quindi "con" seguito dal complemento oggetto

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Io veramente volevo che qualcuno facesse compagnia a Marco nelle sue compere... :):P:P:wub:

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il dente gli doleva

e prese a schiaffi

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Io veramente volevo che qualcuno facesse compagnia a Marco nelle sue compere... :):P:P:wub:
:P;):(

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mi sa che quello di mary è da annullare....

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purtroppo sì.. quindi

a fare compere con il dente dolente e prese a schiaffi

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mi sa che quello di mary è da annullare....
Annulla pure :)

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L'urlo squarciò il silenzio di quella maledetta notte piena di grida, mentre la luna osservava, pallida e silenziosa cosa, chiedendosi se a volte anche gli uomini pensano a quello che sarà.

La madre si voltò lasciando cadere il gelato sul tappeto di colore avorio e in silenzio raccolse le gocce di pistacchio, fragola e puffo.

Trovandosi di fronte ad un tizio mai visto, che piano piano ansimava l'unica parola che lei non avrebbe voluto sentire uscire dalla sua bocca, per un attimo si fermò, chiedendosi se stesse sognando. Tese una mano verso l'uomo, mano che gocciolava gelato, non era gelato, ma un ricordo lontano perso nei sentieri della felicità, riparato dalla brezza della vita...così cara al cuore tornò l'immagine di quell'urlo di quella maledetta notte fredda buia e poi improvvisamente si svegliò.

Turbata da quel sogno mentre cercava di svincolarsi dalle catene che la tenevano legata a un camioncino trasportante frutta che scendeva giù per la discesa a gran velocità perchè aveva molta fretta di finire dentro un burrone, lei guardò nel sole che si girò schifato e d'improvviso fu buio, le catene si dissolsero.

Quando riaprì gli occhi si guardò intorno per cercare indizi che rievocassero il suo passato, ma vide solo un gatto che aveva tanta fame fino al punto che gli versò del latte sul quale si avventò senza fare troppi complimenti, perchè quella vita di gatto gli andava stretta proprio come quando si comprano dei pantaloni che hanno il cavallo stretto, e vorresti urlare per liberarti dal tuo dolore, ma la stretta è possente e non riesci neanche a fare la minima mossa. All'improvviso si alzò e cominciò a camminare verso quel rigagnolo di fiume morente, trasportata dalla brezza della notte piena di ricordi.

Marco ormai non era più una semplice donna. Identificarsi per lui era un'ardua impresa, poiché non lo sapeva neanche che lo avrebbe fatto.

Eppure lo aveva voluto, era stato lui a invidiare Luca per il modo in cui si destreggiava con lo zucchero filato, e poi non ebbe il coraggio di rinunciare a quell'incarico. Di conseguenza Marco, rimandato l'appuntamento con il dentista, decise di andare

a fare compere con il dente dolente e prese a schiaffi il suo bel visino

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suo di chi ?

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e alla sua mente................... :giu:

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luccaro un po' di logica sù.. il viso di chi?!

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L'urlo squarciò il silenzio di quella maledetta notte piena di grida, mentre la luna osservava, pallida e silenziosa cosa, chiedendosi se a volte anche gli uomini pensano a quello che sarà.

La madre si voltò lasciando cadere il gelato sul tappeto di colore avorio e in silenzio raccolse le gocce di pistacchio, fragola e puffo.

Trovandosi di fronte ad un tizio mai visto, che piano piano ansimava l'unica parola che lei non avrebbe voluto sentire uscire dalla sua bocca, per un attimo si fermò, chiedendosi se stesse sognando. Tese una mano verso l'uomo, mano che gocciolava gelato, non era gelato, ma un ricordo lontano perso nei sentieri della felicità, riparato dalla brezza della vita...così cara al cuore tornò l'immagine di quell'urlo di quella maledetta notte fredda buia e poi improvvisamente si svegliò.

Turbata da quel sogno mentre cercava di svincolarsi dalle catene che la tenevano legata a un camioncino trasportante frutta che scendeva giù per la discesa a gran velocità perchè aveva molta fretta di finire dentro un burrone, lei guardò nel sole che si girò schifato e d'improvviso fu buio, le catene si dissolsero.

Quando riaprì gli occhi si guardò intorno per cercare indizi che rievocassero il suo passato, ma vide solo un gatto che aveva tanta fame fino al punto che gli versò del latte sul quale si avventò senza fare troppi complimenti, perchè quella vita di gatto gli andava stretta proprio come quando si comprano dei pantaloni che hanno il cavallo stretto, e vorresti urlare per liberarti dal tuo dolore, ma la stretta è possente e non riesci neanche a fare la minima mossa. All'improvviso si alzò e cominciò a camminare verso quel rigagnolo di fiume morente, trasportata dalla brezza della notte piena di ricordi.

Marco ormai non era più una semplice donna. Identificarsi per lui era un'ardua impresa, poiché non lo sapeva neanche che lo avrebbe fatto.

Eppure lo aveva voluto, era stato lui a invidiare Luca per il modo in cui si destreggiava con lo zucchero filato, e poi non ebbe il coraggio di rinunciare a quell'incarico. Di conseguenza Marco, rimandato l'appuntamento con il dentista, decise di andare

a fare compere con il dente dolente e prese a schiaffi il suo bel visino per ridestarsi dal torpore.

... procediamo ...

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Mbyte ha inteso bene: intendevo il suo proprio viso, il viso di Marco.

scusate l'inesattezza... e il ritardo del chiarimento... :)

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Incamminandosi per il sentiero

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tortuoso che portava nel

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cuore di un dirupo

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L'urlo squarciò il silenzio di quella maledetta notte piena di grida, mentre la luna osservava, pallida e silenziosa cosa, chiedendosi se a volte anche gli uomini pensano a quello che sarà.

La madre si voltò lasciando cadere il gelato sul tappeto di colore avorio e in silenzio raccolse le gocce di pistacchio, fragola e puffo.

Trovandosi di fronte ad un tizio mai visto, che piano piano ansimava l'unica parola che lei non avrebbe voluto sentire uscire dalla sua bocca, per un attimo si fermò, chiedendosi se stesse sognando. Tese una mano verso l'uomo, mano che gocciolava gelato, non era gelato, ma un ricordo lontano perso nei sentieri della felicità, riparato dalla brezza della vita...così cara al cuore tornò l'immagine di quell'urlo di quella maledetta notte fredda buia e poi improvvisamente si svegliò.

Turbata da quel sogno mentre cercava di svincolarsi dalle catene che la tenevano legata a un camioncino trasportante frutta che scendeva giù per la discesa a gran velocità perchè aveva molta fretta di finire dentro un burrone, lei guardò nel sole che si girò schifato e d'improvviso fu buio, le catene si dissolsero.

Quando riaprì gli occhi si guardò intorno per cercare indizi che rievocassero il suo passato, ma vide solo un gatto che aveva tanta fame fino al punto che gli versò del latte sul quale si avventò senza fare troppi complimenti, perchè quella vita di gatto gli andava stretta proprio come quando si comprano dei pantaloni che hanno il cavallo stretto, e vorresti urlare per liberarti dal tuo dolore, ma la stretta è possente e non riesci neanche a fare la minima mossa. All'improvviso si alzò e cominciò a camminare verso quel rigagnolo di fiume morente, trasportata dalla brezza della notte piena di ricordi.

Marco ormai non era più una semplice donna. Identificarsi per lui era un'ardua impresa, poiché non lo sapeva neanche che lo avrebbe fatto.

Eppure lo aveva voluto, era stato lui a invidiare Luca per il modo in cui si destreggiava con lo zucchero filato, e poi non ebbe il coraggio di rinunciare a quell'incarico. Di conseguenza Marco, rimandato l'appuntamento con il dentista, decise di andare

a fare compere con il dente dolente e prese a schiaffi il suo bel visino per ridestarsi dal torpore.

Incamminandosi per il sentiero tortuoso che portava nel cuore di un dirupo, vide arivare da lontano

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avrebbe dovuto andare in

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Madagascar a pescare tonni

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