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Diablo

"con Questo Ritorno: Ho Sconfitto La Paura Della Morte"

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Il film del regista spagnolo sarà presentato il 18 a Cannes

Candidato alla Palma d'oro con Moretti e Sofia Coppola

Almodovar: "Con questo ritorno

ho sconfitto la paura della morte"

di MARIA PIA FUSCO

ROMA - - Arriva Cannes, edizione 59. Le cronache delle vigilia sono occupate in gran parte dalle infocate polemiche sul film scelto per l'inaugurazione del festival, Il codice da Vinci, che turba e divide il mondo cattolico e che, dopo l'anteprima del 17, esce in contemporanea in tutto il mondo il 19 maggio, in Italia con 800 copie. Ma Cannes 2006 è soprattutto un concorso che, con nomi emergenti, come Sofia Coppola (Marie Antoinette) o Paolo Sorrentino (L'amico di famiglia) ospita autori amatissimi: Almodovar con Volver, Ken Loach con The wind that shakes The Barley, Nanni Moretti con Il caimano.

Secondo le previsioni è tra questi che dovrebbe giocarsi la Palma d'oro, con un occhio di riguardo alla Rivoluzione Francese vista dalla Coppola. Ma è parere diffuso che la giuria presieduta da Wong Kar Wai (c'è Monica Bellucci) il 28 maggio potrebbe scegliere tra Moretti e Almodovar, il primo Palma d'oro per La stanza del figlio o Almodovar, premio per la regia per Tutto su mia madre. Da una parte un film "politico", dall'altra una storia che viene dal privato, da suggestioni che Almodovar racconta nel libro della sceneggiatura appena pubblicato in Spagna.

La famiglia. "Volver è un film sulla famiglia, girato in famiglia. Le mie sorelle sono state le consulenti per tutto ciò che succedeva sia nella regione della Mancha, sia a Madrid... Anche se ha avuto più fortuna, la mia è una famiglia "transumante", che va dal paese alla grande città in cerca di prosperità. Per fortuna le mie sorelle hanno continuato a coltivare la cultura dell'infanzia, conservano intatto il patrimonio ricevuto da mia madre. Io invece mi sono reso indipendente presto, sono diventato un cittadino impenitente".

Confessione. "Volver è un titolo che comprende diversi miei ritorni. Sono tornato ancora alla commedia. Sono tornato all'universo femminile, alla Mancha. Sono tornato a lavorare con Carmen Maura, con Penelope Cruz, con Lola Duenas. Sono tornato alla maternità, come origine della vita e della finzione. E naturalmente sono tornato a mia madre. Durante la scrittura della sceneggiatura e durante le riprese, mia madre è sempre stata presente e molto vicina. Non so se questo è un buon film, ma so che mi ha fatto molto bene girarlo".

La morte. "Ho l'impressione di essere riuscito a mettere a posto un "pezzo" della mia vita. Il non averlo fatto prima mi ha causato, negli anni, molta sofferenza e ansia, direi persino che negli ultimi tempi aveva deteriorato la mia esistenza rendendola drammatica, più di quanto non lo fosse nella realtà. Il "pezzo" a cui mi riferisco è la "morte", non soltanto la mia e quella delle persone care, ma la scomparsa implacabile di tutto ciò che è vivo. Non l'ho mai accettata né capita. Per la prima volta credo di poterla guardare senza paura, anche se continuo a non capirla e a non accettarla. Comincio ad abituarmi all'idea che esiste".

Il fantasma. "Il ritorno più importante è quello del fantasma di una madre che appare alle proprie figlie. Nel mio paese queste cose accadono (sono cresciuto ascoltando storie di apparizioni di persone decedute), tuttavia, personalmente, non credo alle apparizioni. Ci credo soltanto quando succedono agli altri o nella finzione. E la finzione del mio film mi ha provocato una serenità che da tempo non provavo. In realtà, serenità è una parola il cui significato per me resta misterioso".

Il fiume. "I ricordi più belli della mia infanzia sono associati al fiume. Mia madre mi portava con sé quando andava a lavare al fiume perché ero molto piccolo e non aveva con chi lasciarmi. C'erano sempre diverse donne che lavavano e stendevano la biancheria sull'erba. Io mi mettevo accanto a mia madre e infilavo le mani nell'acqua, cercando di accarezzare i pesci che accorrevano alla chiamata del sapone, casualmente ecologico, che usavano le donne dell'epoca e che fabbricavano loro stesse. Il fiume, i fiumi, erano sempre una festa. È stato poi nelle acque di un fiume che ho scoperto, anni dopo, la sensualità. Indubbiamente il fiume è ciò che più mi manca della mia infanzia e pubertà".

Genere e tono. "Suppongo che Volver sia una commedia drammatica. Ha sequenze divertenti e sequenze drammatiche. Il suo tono imita la "vita stessa", appartiene ad un naturalismo surreale, se così si può dire. Ho sempre mescolato i generi e continuo a farlo, per me è un'operazione del tutto naturale. Ciò non vuol dire che nel farlo non mi esponga a rischi, il grottesco e il grand guignol rappresentano sempre un rischio concreto. Quando nel giro di pochi secondi si passa da un tono al suo opposto, la soluzione migliore consiste nell'adottare un'interpretazione naturalistica che riesca a rendere verosimile la situazione più assurda. L'unica arma a disposizione, oltre alla messinscena, è rappresentata dagli attori. Dalle attrici in questo caso. Ho avuto la fortuna che si trovassero tutte in uno stato di grazia. Il grande spettacolo di Volver sono loro".

(15 maggio 2006)

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