Accedi per seguire   
Seguaci 0
ctrl-alt-canc

«la Canzone D'amore Che Mi Scrisse Clapton»

1 messaggio in questa discussione

«La canzone d'amore che mi scrisse Clapton»

Lory Del Santo: ho ritrovato il nastro e «Lady of Verona» è piena di segreti

Ascolta

Il 23 agosto di quest'anno Conor Clapton, il figlio di Eric e Lory Del Santo, avrebbe compiuto 20 anni. Invece il 20 marzo del 1991 una tragica catena di imprudenze lo fece precipitare da una finestra al 53˚piano del grattacielo in cui abitava il padre. Proprio nel giugno di 20 anni fa Eric Clapton aveva registrato a Los Angeles un album intitolato «August», agosto, come il mese in cui doveva nascere il piccolo. La tredicesima traccia s'intitolava «Lady of Verona» ed era dedicata a Lory. Una dichiarazione d'amore che in realtà non è mai stata pubblicata su disco e che è quindi nota ai fan e non al grande pubblico; un testo commovente su un bellissimo tappeto di chitarre che finiva così: «Ciò che lei mi ha dato / Non lo avrei ricevuto da nessun altro / E ne farò tesoro fino alla morte». Clapton regalò a Lory la cassetta pochi giorni prima del parto. «L'unico regalo che mi ha fatto — ricorda oggi lei —. Non gli ho mai chiesto perché "Lady of Verona" non venne inserita nel disco "August", è molto bella. Forse perché Eric non aveva ancora ufficialmente divorziato dalla moglie e non sapeva se rendere pubblica la notizia. Ha sempre cercato di mantenere questo amore e il suo frutto nell'ombra. «Portai con me quella cassetta a Milano — continua il racconto —.

A 4 anni Conor era diventato maniaco di questa canzone, che ascoltava in continuazione. Tanto che una volta, quando cercai di prendergliela, la cassetta si rovinò e venne riparata in qualche modo, tanto che a metà manca un passaggio di chitarra. Ne avevo perso le tracce nei vari traslochi. Ma di recente è saltata fuori da un sacchetto; evidentemente era un ricordo che non doveva andar perduto. «Girano tante leggende su di me — confessa Lory —, ma la storia che sto per raccontarvi è tutta vera...». Dunque l'incontro casuale a un dopocena milanese tra lei e il celebre chitarrista, prima telefonata, primo pranzo, colpo di fulmine, Torino, Roma... Lì riappare la moglie e Lory pensa che sia finita. «Io non avevo messo a fuoco che lui fosse già un divo del rock. Mi sembrava dolce e sincero, non il solito playboy. Un giorno mi chiama: sono qui a Milano perché ti amo». Clapton rimase con lei per due o tre giorni. «Poi partimmo per Londra, dove lui aveva preso un appartamento per me in centro e dove siamo rimasti insieme fino al Natale dell'85 quando io cominciai ad avere nausee. Pensai a un virus, un'intossicazione. E invece ero incinta». Clapton la prende malissimo. Dice che la cosa non lo interessa più. Arriva a «ordinare» a Lory di rientrare in Italia, lei si rifiuta perché sta troppo male. «Allora lui ha fatto la valigia e se ne è andato; io sono rimasta lì da sola, era il Natale 1985. Un giorno, sento suonare il campanello: era lui. Diceva che era angosciato e non poteva stare lontano... mi avrebbe assistito fino a quando partorivo. E tutto è ripreso come se niente fosse. «Partita per Milano, non l'ho più sentito. Una gravidanza in assoluta solitudine. Amavo in silenzio e aspettavo. Ma l'unica telefonata che arrivò fu quella di Forrester, il suo agente, che lavorava soltanto per Clapton e pensava solo al denaro.

Mi chiese quanto e/o che cosa volevo per... risolvere il problema. Era gennaio. Risposi: questa è la mia vita...». Tempo dopo, una lettera d'amore di Clapton. «Bellissima. Ho pianto. Ero al sesto mese di gravidanza». Poi mi chiama da Antigua e annuncia di volermi vedere. Replico: non so se ti piacerò con questa pancia... A Milano è stato carino. Mi propose di tornare a vivere insieme. Ma nella notte rubò dal cassetto del comodino la sua lettera d'amore. Forse perché era l'unica prova in cui riconosceva tutto, figlio compreso. Mi sono arrabbiata e non l'ho più contattato». Ma il tira e molla continuò. E in agosto, a Londra, Clapton andò in sala parto. Poi ci furono vacanze e Natali assieme, come una vera famigliola. «E nel marzo del '91 — racconta ancora Lory — stavamo davvero per tornare assieme. In quei giorni a New York l'avvicinamento di Eric a suo figlio era stato totale. Aveva scoperto il bambino, lo aveva portato da solo allo zoo, al circo. Mancavano solo poche ore alla fine».

Mario Luzzatto Fegiz

FONTE

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per partecipare

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!


Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.


Accedi Ora
Accedi per seguire   
Seguaci 0