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Ray Bradbury:«i Marziani Ci Evitano»

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La sua prossima storia è su una balena che si trasforma in cometa

Ray Bradbury:«I marziani ci evitano»

Intervista esclusiva di Newton all'autore di Cronache Marziane e Fahrenheit 451 che a 86 anni continua a scrivere

Sul numero di Newton di luglio Ray Bradbury «si confessa» in eslcusiva. E spiega che i marziani ci sono, ma si guardano bene dal frequentarci...

Le sue Cronache Marziane ci hanno fatto capire quanto possa essere brutale e ottusa un'umanità spinta solo dalla brama di colonizzare altre terre. Il suo Fahrenheit 451 quanto sia importante la libertà di espressione. La sua Estate Incantata ci ha ricordato che l'adolescenza è l'età più entusiasmante e infausta: si scopre la vita ma anche la morte, il bene e il male. La lunga carriera di scrittore di Ray Bradbury si è svolta tutta intorno alla decifrazione delle due facce dell'esistenza, il bene e il male, e dei loro intrecci. Ma non come nella fantascienza più banale, dove il bene è tutto da una parte e il male tutto dall'altra. Piuttosto, nella ricerca continua del lato oscuro di ogni essere umano e dei cambiamenti che ciascuno può fare, in un verso o in quello opposto. Non a caso i suoi personaggi preferiti sono Macbeth, lo Scrooge di Dickens, Moby **** e Pinocchio, solo apparentemente eterogenei: buoni che diventano cattivi, cattivi che diventano buoni, o esseri in cui le due anime convivono ed emergono ora l'una ora l'altra, soprattutto in base al punto di vista di chi li osserva.

Mr. Bradbury, si considera uno scrittore di fantascienza? No. In tutta la mia vita ho scritto solo un romanzo di fantascienza, Fahrenheit 451. È fantascienza perché questa è l'arte del possibile. Sono storie di cose che possono realmente accadere, laddove le mie Cronache Marziane sono fantasy, non fantascienza. Il mio Marte non è un luogo reale, il mio Marte è pura fantasia, è epica mitologica. I marziani del mio libro sono assolutamente impossibili, per questo non fanno parte della fantascienza.

Pensa che la fantascienza oggi stia languendo, per la carenza di grandi scrittori, pari a quelli dell'epoca d'oro degli anni '40 e '50 (Asimov, Clarke, Heinlein)? Non hai bisogno di grandi scrittori per fare della buona fantascienza. Hai solo bisogno di scrittori che siano innamorati del genere e oggi ce ne sono tanti. Ogni anno compaiono tremila nuovi romanzi e trecento nuovi scrittori. E ci sono giovani come Greg Bear, che negli ultimi 20 anni ha scritto bellissimi romanzi [per esempio Il risveglio di Erode e I figli di Erode – ndr].

Bear scrive fantascienza biologica ed evoluzionistica. Pensa allora che la fantascienza stia cambiando i suoi temi, dato che le missioni spaziali non impressionano più come una volta, e si stia spostando sul terreno che più affascina e incute timore oggi, la biologia e la genetica? Penso che i romanzi di fantascienza del futuro si dovranno occupare sempre più di biologia ma ancor di più di soggetti filosofici e religiosi. Più la scienza si addentra nello spazio cosmico e più ci sentiamo circondati dall'impossibilità di definire l'universo, il miracolo della creazione. Sembra sempre più difficile tentare di rispondere a domande quali «Da dove veniamo?» e «Come siamo arrivati fin qui?». Io stesso scrivo sempre più romanzi che hanno a che fare con temi filosofici o religiosi. Questo è il nuovo indirizzo della fantascienza.

Tornando a Cronache Marziane. Quando lei ha visto in televisione le prime immagini del «suo» Marte e poi i filmati della Nasa trasmessi dal Pianeta Rosso che cosa ha provato? Mi sono sentito come se avessi di nuovo 12 anni e soprattutto molto eccitato. Non avrei mai pensato all'epoca [era il 1932 – ndr] che sarei vissuto abbastanza per vedere questo genere di cose accadere nella realtà: le sonde spaziali atterrare su Marte, i rover che girano in lungo e in largo sul pianeta. Ho anche pensato di essere personalmente responsabile di tutto ciò.

Dopo aver visto il vero Marte, se lei dovesse riscrivere oggi Cronache Marziane cambierebbe qualcosa? No, non cambierei nulla perché in realtà Marte non l'abbiamo ancora esplorato bene. Probabilmente i marziani sono ancora lì da qualche parte e non li abbiamo ancora incontrati.

Quindi lei pensa che i marziani esistano? Ci sono certamente! [ride]. E si tengono alla larga da noi.

In Cronache Marziane la conquista di Marte è compiuta da un branco di terrestri rozzi, stupidi e spinti solo dal desiderio di conquista. Pensa che i veri astronauti terrestri si comporterebbero davvero così? No no, lo dico perché ho conosciuto molti astronauti. Sono stato alla Nasa di Houston molti anni fa e ho incontrato una sessantina di astronauti. In realtà sono brava gente. Non sono stupidi, non sono ottusi. Gli astronauti che abbiamo mandato sulla Luna e quelli che manderemo su Marte sono di gran lunga superiori a quelli che sono atterrati nel mio romanzo. In realtà, Cronache Marziane parla d'altro. È come lei l'ha descritta. Rappresenta il tentativo di far capire come noi possiamo essere stupidi e brutali quando andiamo alla conquista di nuove terre. Pensi all'invasione del Sudamerica e del Messico [si riferisce ai Conquistadores spagnoli del '500 – ndr]. Nel mio libro ho cercato di duplicare questa stupidità, questa brutalità.

L'altro libro per cui lei è più famoso, Fahrenheit 451, è solo una metafora del potere contro la parola scritta? No, nel romanzo ho voluto presentare, in generale, i danni dei regimi totalitari nel mondo. In particolare del comunismo, così come Orwell aveva fatto nel suo 1984. Le ricordo che il comunismo è ancora esistente nel mondo: è in Cina, a Cuba e in alcuni Paesi dell'America Latina. Fino a nove anni fa era in vigore anche in Messico, dove per decenni un partito unico governava per tutti.

Se lei fosse un personaggio di Fahrenheit 451 e dovesse quindi imparare a memoria un libro per sottrarlo alla distruzione, quale sceglierebbe? Non ho dubbi: Canto di Natale (A Christmas Carol) di Charles Dickens. È un libro che ha svolto un ruolo importantissimo nella mia vita, a partire da quando avevo 10 anni. L'ho letto, l'ho riletto, l'ho ascoltato alla radio. Mi ha influenzato profondamente perché in questo racconto c'è tutto ciò che bisogna sapere sulla vita, sulla morte, sull'amore per il prossimo. Ma spiega anche come si possa perdere l'amore degli altri e nello stesso tempo come le persone riescano a cambiare, ad avere una possibilità di tornare indietro nella vita. Molti miei libri parlano di vita e di morte, di trasformazioni, e di questa possibilità di cambiare.

È in seguito a questo libro che ha deciso di diventare scrittore? No, sono state le opere di George Bernard Shaw, il commediografo più famoso dei tempi moderni. Shaw si è occupato di tutti i tipi di problemi sociali e psicologici; ho imparato moltissimo da lui.

Lei è sempre stato molto bravo a raccontare l'adolescenza. Da cosa deriva questa abilità? È un dono di Dio. Non è qualcosa che ho imparato. Sono nato curioso e fortemente emotivo; fin da piccolo ho avuto grandissime passioni. A tre anni ho avuto la passione per i film, soprattutto quelli di Lon Chaney, a cinque anni per i film di avventure e di fantasia; a dieci ho visto un film sui dinosauri, The lost world, dopo di che i dinosauri sono diventati il centro della mia esistenza, e lo sarebbero rimasti per sempre. A dodici anni ho visto King Kong e anche lì c'erano altri dinosauri. E se nel 1950 sono riuscito a scrivere la sceneggiatura del film Moby ****, tratto dal romanzo di Melville e diretto da John Huston, è perché da piccolo ero circondato da modellini di dinosauri.

Nel suo studio lei ha infatti alcuni dinosauri di peluche e, accanto, un grande Pinocchio di legno. Cosa è per lei questo burattino? Penso che Pinocchio rappresenti la gioia di vivere, la gioia di un pupazzo che si rende conto di essere vivo, con l'entusiasmo e le passioni di un ragazzo. Ma rappresenta anche il primo confronto che ha un giovane con il male, con la vita, con la morte. Pinocchio ha avuto una parte molto importante nella mia vita quando avevo 8, 9 anni.

Vede la televisione? E quali programmi in particolare le interessano? Qui negli Stati Uniti abbiamo innumerevoli stazioni televisive. Ma vedo quasi esclusivamente la Cnn e la stazione Cspan, un'emittente pubblica che informa sulle attività dei due rami del Congresso [il nostro Parlamento – ndr]; così posso avere della vera informazione sui punti di vista di liberali e conservatori in merito a quanto accade nel Paese e nel resto del mondo. Le altre emittenti trasmettono in realtà Tv spazzatura. Se ti sintonizzi su una stazione qualunque non puoi che ricevere stupidaggini, non vera informazione.

Qual è il suo metodo di lavoro? L'unica cosa di cui ho bisogno è un'ora al giorno. La mattina presto me ne sto a letto e mi vengono le idee. Allora salto giù, corro verso la macchina per scrivere e un'ora dopo il lavoro è finito. Non ho bisogno di molto tempo e prima termino il lavoro della giornata e meglio è. In genere alle 9 mi alzo dal letto e alle 10 ho finito di scrivere per quel giorno.

Cosa pensa della scienza oggi? Deve essere controllata dai governi o gli scienziati devono essere lasciati liberi di condurre le loro ricerche, indipendentemente dall'uso che se ne potrebbe fare? La scienza e la medicina negli ultimi 100 anni sono state miracolose; hanno salvato la vita di miliardi e miliardi di persone. Non ci dovrebbe essere alcun controllo sulla maggior parte delle invenzioni, a parte alcune applicazioni come l'energia nucleare, che dovrebbero essere invece controllate. In realtà, le preoccupazioni maggiori per il mondo sono di tipo politico. Penso all'energia nucleare; ai problemi che sta provocando con l'Iran, con la Corea del Nord, con questi pazzi che vogliono dominare il mondo. Sono questi i problemi veramente importanti, altro che clonare pecore.

A quali libri sta lavorando attualmente? Sto per finire un paio di nuovi romanzi. Uno l'ho già completato e spedito all'editore. Si chiama Farewell Summer ed è il seguito dell'Estate Incantata, cinquant'anni dopo. Sarà pubblicato il primo ottobre. Un altro si chiama Leviathan 99 ed è un Moby **** trasferito nello spazio interplanetario. Al posto della Grande Balena Bianca c'è la Grande Cometa Bianca, che minaccia la Terra. Il capitano Ahab del romanzo di Melville è ora un astronauta che deve intercettare la cometa con un razzo e distruggerla. Lo finirò fra qualche settimana.

Grazie, Mr. Bradbury, per questa intervista. Che Dio ti benedica, figliolo.

Giorgio Rivieccio

FONTE

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Ray Bradbury, semplicemente un mito!! :):P:P:wub::P;):(

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