Accedi per seguire   
Seguaci 0
Guest Mr. HiTech

L'osce Smentisce I Discografici "il P2p Non è La

2 messaggi in questa discussione

Studio dell'organizzazione: "Il file sharing riduce gli acquisti di alcune fasce di consumatori, ma aumenta quelli di altre"

L'Osce smentisce i discografici "Il p2p non è la causa della crisi"

di MARCO DESERIIS

"Regole e innovazioni per il mercato della musica on line"

ROMA - L'Ocse smentisce i discografici smontando alcune convinzioni sul rapporto causa-effetto tra la diffusione del file-sharing e la crisi di vendita dei cd musicali. Lo scambio dei file in rete non determina la crisi, almeno non da solo. Quest'ultima è piuttosto il frutto di un insieme di fattori. E' quanto si legge sul nuovo rapporto sulla musica digitale, appena pubblicato dall'Ocse (organismo intergovernativo che comprende 30 paesi industrializzati), Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Di sicuro, annota l'Osce, il mercato della musica on line è un grande volano per lo sviluppo mondiale dell'information technology. E per questo - suggerisce - va regolato in modo efficace e innovativo, se si vuole evitare che l'industria discografica entri in conflitto con i nuovi servizi per la musica on line, con i produttori dei nuovi strumenti portatili per la riproduzione musicale (come i telefonini e i player Mp3), e con gli stessi utenti.

Il rapporto, articolato in 132 pagine ricchissime di informazioni, è stato completato a dicembre 2004 e dipinge un quadro non privo di sorprese. Innanzitutto l'Ocse afferma che è difficile stabilire una relazione certa di causa-effetto tra diffusione del file sharing e il calo delle vendite dei cd musicali. Troppi sono, secondo il rapporto, i fattori che influenzano le vendite per poterli ricondurre al solo file sharing: "La stessa industria musicale ha sottolineato che l'impatto del file sharing non è direttamente quantificabile e ha evidenziato altri fattori come la performance dell'industria (il repertorio, il marketing, la promozione e la distribuzuone), la pirateria commerciale, la competizione subita da altri settori dell'economia per le spese dei consumatori nell'intrattenimento."

Comparando diversi studi, il rapporto evidenzia come il file sharing riduca la propensione all'acquisto di alcune fasce di consumatori, ma aumenti quella di altri. E soprattutto produca nuovi stili di consumo, rendendoli più vari, meno legati ai supporti fisici come il vinile o il cd e meno dominati da un numero ristretto di star. La diversificazione andrebbe di pari passo con una crescita dell'accesso spontaneo al mercato di nuovi artisti e con il proliferare delle comunità dei fans attorno alla singole band. Il che favorirebbe la relativa crescita "dell'interesse degli utenti per i servizi a valore aggiunto (chat, date dei tour, classifiche, ecc)" su cui i fornitori sono chiamati a competere.

Insomma, ben lontana dal demonizzare la musica on line, l'Ocse suggerisce che siano il mercato e il legislatore a doversi adeguare, trovando gli strumenti adatti a legalizzare progressivamente il file sharing.

Su questa strada, si frappongono però una serie di ostacoli, come la concessione delle licenze da parte dei detentori dei diritti di sfruttamento. I Digital Rights Management - la gestione modulare dei diritti di copia di un brano incorporata direttamente nei file musicali - vengono indicati come una possibile strada, ma allo stesso tempo l'Ocse si preoccupa che essi non limitino eccessivamente il diritto di copia degli utenti a scopo privato.

I possibili accordi tra produttori e distributori sul modello del "compulsory licensing" - una ricompensa degli autori forfettaria simile a quella usata dalle radio - o le tasse su cd vergini, masterizzatori o player Mp3, non vengono discussi nel dettaglio, ma generalmente considerati poco efficaci sia sul piano della giustizia sociale, che su quello dell'armonizzazione con la legislazione internazionale.

Tra gli altri ostacoli a un pieno sviluppo di questo mercato, l'Ocse individua la scarsa diffusione dei sistemi di micro-pagamento on line e la posizione dominante delle organizzazioni nazionali per la gestione dei contenuti (Cmo), le società degli autori come la nostra Siae, che non avendo concorrenza, rispondono poco agli autori e finiscono per imporre dei regolamenti nazionali che impediscono un'effettiva armonizzazione dei mercati.

(15 giugno 2005)

Fonte

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ormai credo che sia ACCLARATO , che la diffusione del file sharing

non è un problema per il mercato del cinema e della musica

Più FONTI(LIBERE)affermano già da molto tempo che il peer to peer

non rappresenta nessuna minaccia per il mercato musicale e cinematografico

se ci sono delle crisi queste non sono inputabili al file sharing,ma bensi ad altre

strategie di mercato sbagliate, uno esempio è il caro prezzi dei cd-dvd(musica film)

Chiaramente i problemi (se è vero che ci sono) sono moltleplici ,io ho solo elencato

uno dei più vistosi,ritornando all' 3d postato da Mr.Hitech volevo esprimere la mia

opinione che a mio avviso e il parere di molte persone

coloro che dicono che il file sharing è un mercato illegale e spregiudicato sanno

che questo non corrisponde a verità,la verità è che molti potenti hanno capito

la forza di comunicazione(LIBERA DA QUALSIASI COMPROMESSO) del file shairng

in cui qualsiasi cittadino puoi attraverso questo dire, pubblicare, scambiare qualsiasi

idea,e questo come è presumibile intuire non è mai andato a genio a nessuno

dei potenti della terra.

Anni fa la liberta non aveva prezzo

oggi la liberta ha un prezzo.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per partecipare

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!


Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.


Accedi Ora
Accedi per seguire   
Seguaci 0