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L'annunciazione Di Leonardo: Tokyo Ringrazia, Gli Uffizi Meno

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L'Annunciazione di Leonardo: Tokyo ringrazia, gli Uffizi meno

di Rodolfo Vasari

Pensate a un viaggiatore sprovveduto verso le cose dell'attualità, ma immerso in quelle dell'arte e della cultura. Solo per questo demodée. Magari viene dal Canada, o dagli USA, erede di quella stagione dei gran tour che, a sentire tante dichiarazioni di intenti, si vorrebbe blandire a discapito del turismo mordi e fuggi. Eccolo che raggiunge la meta agognata chissà da quanto, varca il portone degli Uffizi di Firenze, cerca le sue opere di rifermento, che sono i più grandi capolavori tra i tanti capolavori racchiusi in quelle sale. Patrimonio universale inquantificabile da qualsiasi parametro economico. E intangibile. Insomma, quelle opere che l'ex sovrintendente ed ex direttore della Galleria Antonio Paolucci definisce "opere identitarie di un museo". Cerca l'Annunciazione di Leonardo da Vinci e trova l'Adorazione dei pastori di Cosimo Rosselli. Roba da Scherzi a parte (con tutto il rispetto per Cosimo Rosselli). Per fortuna il nostro visitatore non guarda la TV. Cerca (se siamo dopo il 31 marzo) il dittico di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza di Piero della Francesca. Non c'è: in prestito alla mostra di Arezzo. Cerca la Giuditta di Botticelli. Non c'è: in prestito alla mostra di Verona. Cerca l'autoritratto di Raffaello. Non c'è: in prestito alla mostra di Venezia.

Cristina Acidini, sovrintendente al Polo museale fiorentino, appena rientrata dal Giappone, riferisce alla stampa l'accoglienza che Tokyo ha riservato all'Annunciazione di Leonardo: «Stupore, gratitudine e deferenza». Stupore, in realtà, non solo giapponese. 300 personalità della cultura avevano firmato un documento contrario alla trasferta. Il senatore di Forza Italia Paolo Amato si era incatenato per protesta alle porte degli Uffizi nel giorno del trasbordo. Magari dimenticando che il progetto fu deciso quando era ministro Buttiglione. Con gli atti definitivi messi a punto sotto Rutelli, in una sorta di armonia bipartisan che piacerebbe sperimentare in altri campi. Scavalcando il dato tecnico. La decisione è stata politica e la commissione per la valutazione tecnica è stata costituita successivamente, par di capire dalle parole dei funzionari che hanno accompagnato il capolavoro in Sol Levante. In realtà un parere tecnico c'è stato, la decisa opposizione del direttore degli Uffizi, Antonio Natali. Inascoltato.

Stupore e preoccupazione è lo stato d'animo del team dei tecnici del Museo Nazionale di Tokyo, dove la grande tavola (98x217 cm) dipinta da Leonardo nel 1475 circa, è esposta fino al 15 giugno, ad introdurre la mostra "Il genio di Leonardo". Nella stessa sala che ospitò 33 anni fa la Gioconda. Almeno dalle parole di Antonio Godoli, l'architetto della Sovrintendenza che ha seguito con Acidini e Roberto Boddi dell'Opificio delle Pietre Dure il viaggo dell'Annunciazione: «I colleghi giapponesi erano fin in imbarazzo per il peso della responsabilità», ci dice. Una trasferta finanziata integralmente dai giapponesi e un'assicurazione di 100 milioni di euro che non potrà mai ripagare un eventuale danno. Perché i rischi, se pur ridotti ai minimi termini, ci sono. Una sofisticata teca a fibre ottiche racchiude l'Annunciazione e gestisce i parametri di luce e umidità affinchè la tavola, sensibile alle variazioni climatiche come tutto il legno, e il colore, non abbiano a soffrire. E poi c'è il lungo viaggio aereo. Le operazioni per il rientro inizieranno il 15 giugno in una camera blindata, un caveau interamente rivestito di legno.

L'ambasciatore italiano a Tokyo Mario Bova è stato uno dei principali fautori del clamoroso prestito. «La "reciprocità" che è stata tanto invocata nelle polemiche che in Italia hanno accompagnato la notizia del prestito è, secondo Bova, già ampliamente raggiunta -riferisce Cristina Acidini- attraverso l'attivazione di un circuito di patnership dalle molteplici e rilevanti ricadute economiche ed imprenditoriali. E spero proprio che a conclusione della manifestazione Bova mi faccia avere l'elenco». L'Annunciazione è infatti la star della "Primavera italiana in Giappone", una serie di manifestazioni che spaziano dalla cultura al made in Italy, con moda, enogastronomia e design in primo piano. Resta la questione di fondo: è lecito far interpretare a un bene universale la parte del testimonial? Quella sorta di debito morale che i giapponesi pare sentano aver contratto nei nostri confronti, quell'insitenza sulla gratitudine e la commozione con cui si avvicinano al capolavoro di Leonardo, fa quasi sospettare che siano più coscienti loro di noi del valore di civiltà con cui si confrontano. Intanto Natali resta saldo sulle sue posizioni: «Abbiamo tante opere importanti e tanti prestiti. Ma le opere che costituiscono degli apici non devono partire, e non sono poi tante. Ritengo la mia una condizione privilegiata, in cui posso operare secondo legge e secondo coscienza». Per la cronaca, i prestiti citati all'inizio dell'articolo erano già stati autorizzati all'atto della nomina di Natali alla direzione degli Uffizi, nel giugno 2006.

Una piccola nota finale: l'art.66 del Codice dei Beni Culturali, al comma 2, lettera b, recita: "non possono comunque uscire …i beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica sezione di un museo". E l'Annunciazione, lavoro giovanile del genio di Vinci, è fondamentale per comprendere la maturazione del suo percorso stilistico, posta accanto, nella sezione della Galleria dedicata a Leonardo, al "Battesimo di Cristo", opera del Verrocchio a cui Leonardo collaborò quando era allievo alla sua bottega (la sua mano è riconoscibile nella testa di un angelo e nel paesaggio di sfondo) e a quella complessa "Adorazione dei Magi" rimasta incompiuta per la partenza dell'artista per Milano.

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