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A Verona La Modernità Della Malinconia

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A Verona la modernità della malinconia

di Pino Fondati

Il giovane uomo lancia lo sguardo dritto davanti a sé, mostrando allo stesso tempo disponibilità e fierezza solitaria, e rimandando una sorta di languore malinconico. Ci si ferma assorti a studiare quel volto, e ci si sente pervasi da un benessere lieve. Il dipinto di Boecklin "Malinconia" potrebbe a buon diritto essere il manifesto di una mostra che si annuncia tra le più interesssanti della stagione, "Il settimo splendore", sottotitolo "la modernità della malinconia". Titolo e sottotitolo si richiamano da una parte alla annosa ricerca che il curatore della mostra, Giorgio Cortenova, ha compiuto sui temi della modernità, e dall'altra, a Dante. Una modernità contrassegnata da un intreccio di amore ideale, malinconia e meditativa riflessione caratterizzanti il cielo dantesco, il settimo cielo o, meglio ancora, "il settimo splendore" del paradiso dell'Alighieri, che accoglie appunto i malinconici e i riflessivi. Uno stato d'animo, quello della malinconia, né cupo né triste, ma positivo, che predispone alla creatività. Le sei sezioni in cui è strutturata la mostra costituiscono un impianto storico (dal quattrocento al novecento, fino a giorni nostri) e teorico (una summa della storia dell'arte e, perché no, dell'uomo) articolato, frutto della collaborazione (e dei prestiti, invero straordinari) con collezioni private e coi maggiori musei italiani ed europei. Duecento le opere; presenti, tra gli altri, Botticelli, Michelangelo (uno studio di testa per la Cappella Sistina), Giorgione, Rosso Fiorentino, Lotto, Tiziano, Tintoretto, Caravaggio, Guercino, El Greco, Canova, Piranesi, Modigliani, De Chirico, e molti altri.

Con "Il settimo splendore", Verona riprende un discorso sugli stati d'animo delle epoche moderne già intrapreso quattro anni fa con l'esposizione "Creazione ansiosa". La mostra parte dall'assunto che ravvisa nei temi della riflessione malinconica i principi stessi della sensibilità moderna; e per certi versi ne sottolinea (rivendica?) le origini italiane e mediterranee, andando contro ogni luogo comune. Il percorso tenta di dare all'assunto consistenza storico-teorica, passando da quelle "sale fiorentine" medicee dove si sarebbero inizialmente mostrate, all'inquietitudine di Lorenzo Lotto, alle ansie cromatiche di Savoldo che, in qualche modo, preludono al Caravaggio, alla seicentesca consapevolezza della vanità, all'analitico approccio all'inconscio e alla psiche umane propri dell'arte moderna e contemporanea.

Le sei sezioni hanno, anch'essi titoli eloquenti. La prima è dedicata ai conflitti della forma e alla crisi dell'umanesimo (tra gli altri il Botticelli de "Il ritorno di Giuditta a Betulla", 1472, Durer, Michelangelo, Rosso Fiorentino, Tintoretto) e al ritorno all'origine (Modigliani, Carrà, Melotti, e altri). La seconda agli enigmi dell'anima, attraverso l'incantesimo dello sguardo (tra gli altri, Giorgione, Lotto, Tiziano, Moretto, Savoldo), e il tempo sospeso (qui Boecklin, De Chirico, Funi, Casorati, ecc.). La terza, a visioni e visionarietà, attraverso i fantasmi della forma (El Greco, Beccafumi) e i fantasmi della psiche (Fussli, Blacke, Watts, Dorè, Cremona, Pellizza da Volpedo, Moreau, Previati, Balla, Bonnard, Delvaux, e altri). La quarta sezione, al teatro della storia e della vita, attraverso stupore e commozione (Cambiaso, Caravaggio, Guercino, Mola, Maestro della Candela, Bernini, Murillo, De Ribera, e altri), e tensioni e frammenti (Piranesi, Savinio, De Pisis, Mafai, Fausto Pirandello, Salvo, Pistoletto, Carroll, e altri). La quinta sezione è dedicata allo spazio tra contemplazione e spaesamento, con gli scenari della natura (Carracci, Pussin, Salvator Rosa, Ricci, ecc.) e il naufragio della spazio (Friedrich, Ruskin, Fontanesi, Fattori, Mattiacci, e altri). Infine, la sesta sezione, che analizza il brivido dell'ideale, con opere, tra gli altri, di Antonio Canova, Flaxman, Ingres, Hayez, Maillol.

Il settimo splendore la modernità della malinconia

a cura di Giorgio Cortenova

Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti, Verona

Verona, Palazzo della Ragione, Piazza dei Signori,

dal 25 marzo al 29 luglio 2007

Orari: dal lunedì al venerdì 9.30-19.30; sabato e domenica 9.30-21.30

Prenotazioni: 199.199.111

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