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Il Matematico Dell’armonia

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Il matematico dell'armonia

"Ho la formula per accordare tutti gli strumenti"

PAOLO COLONNELLO

MILANO

Ci ha pensato per trent'anni, talvolta chinato tra le penombre delle tavole armoniche dei pianoforti, talvolta abbagliato dagli orizzonti del mare di Sicilia, raccogliendo nautilus sulla spiaggia dello Stretto. Dotato di rare capacità musicali e di quell'insofferenza ancor più rara per ciò che è scontato, cifra comune dei nostri giorni, Alfredo Capurso, maestro accordatore felice e sconosciuto, il giorno in cui ha compiuto 50 anni ha deciso fosse giunto il momento di scrivere e comunicare quello che i suoi sensi percepivano da tempo, pizzicando le corde dei pianoforti. E che nessuno prima d'ora aveva mai tentato di risolvere: la formula assoluta del temperamento armonico. Ovvero il sistema, matematicamente verificato, e dunque ripetibile e applicabile in qualunque ordine di grandezza, per raggiungere l'accordatura perfetta di ogni strumento musicale, con un ordinamento ad arco privo di approssimazione. Per colmare cioè i limiti del «temperamento equabile», ovvero quel compromesso armonico utilizzato convenzionalmente negli ultimi 300 anni in ambito solistico e orchestrale per dare alla musica d'insieme un'accettabile sonorità. Con il limite di far quadrare matematicamente i rapporti di una scala, ma approssimando tutti gli intervalli. E il conseguente effetto, per l'ascoltatore, di un insieme quasi completo ma mai pienamente raggiunto. Un enigma vecchio 2500 anni.

Quel «quasi» ha torturato Capurso e il suo orecchio raffinato per decenni. Finché, ispirato dalle accordature che la sua sensibilità musicale gli consentiva di ottenere (apprezzate tra l'altro da numerosi pianisti e maestri di fama internazionale), Capurso ha iniziato a trascorrere notti in bianco, a studiare testi di matematica e filosofia, a confrontarsi con fisici e compositori, consumato dalla necessità di trovare l'ordine e i valori costanti dell'esatta proporzione degli intervalli, che andassero al di là del rapporto numerico fisso che esiste nelle ottave utilizzate comunemente. «In altre parole, non è vero che un do basso sia la metà esatta del do dell'ottava superiore. È soltanto una arbitrarietà matematica. E il segreto per scoprire la vera relazione tra una nota e l'altra - racconta Capurso - sta nella sincronia tra i suoni e i loro "battimenti"». Una ricerca che lo ha teso come una delle sue corde, coinvolgendolo in una di quelle ossessioni che rivelano la genialità degli umili e il rigore dei professionisti.

Alfredo Capurso ha scoperto così quella che ritiene essere «la radice armonica di risonanza», ovvero l'equivalente della sezione aurea nella musica. Ma, questa volta, su un piano tridimensionale, che tiene conto anche del fattore tempo descritto dai periodi delle onde sonore. Un metodo per espandere l'ottava e ordinare i suoni della scala musicale nel modo più armonioso. Dice: «E' come l'andamento delle onde del mare...». In questa risacca che gli bagna i piedi affondati nella rena dello stretto di Messina, il maestro Capurso vibra come il vento attorno a lui. Come le onde del mare e delle sue costanti armoniche che vanno al di là di una semplice accordatura, ma interessano tutti i sistemi «vibrazionali». «Noi - dice - siamo immersi in un mondo vibrante, da quello elettromagnetico a quello fluidodinamico. E la musica vibra con noi». Il nautilus, che è una piccola conchiglia a sezioni spirali, o meglio ancora il corno ebraico, lo Shofàr, con la sua forma ritorta, è tra le immagini che meglio rappresentano la sua scoperta che ha voluto chiamare «c.ha.s - sistema formale circolare armonico».

Presentato la settimana scorsa all'Università di Messina e consegnato nelle mani del «Signore dei frattali», il professor Benoit Mandelbrot, considerato fra i più grandi matematici viventi, il sistema di Capurso, secondo il suo autore, potrebbe avere applicazioni che andrebbero ben al di là del campo musicale. La formula è semplice, anche se non facile e il suo vero desiderio è diffonderla. Dunque eccola: (3-delta fc 19) uguale (4+delta fc 24). Questioni infinitesimali, che spalancano però le porte sui vertiginosi abissi del suono. Gli stessi che nelle leggende omeriche separavano i mostri di Scilla e Cariddi. Ed è qui, in un minuscolo paesino di pescatori affacciato sullo Stretto di Messina, proprio di fronte a Scilla, che forse è nata la formula per ritrovare l'armonia assoluta.

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