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Libri/ L'amore Di Sabbia Di Amos Oz

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Libri/ L'amore di sabbia di Amos Oz

di Pino Fondati

"Questo è il deserto nelle notti d'estate: antico. Indifferente. Vitreo: Né morto né vivo. Presente". Amos Oz, il deserto lo conosce bene. Vive ad Arad, che sembra la copia perfetta del luogo immaginario, Tel Kedar, che fa da sfondo alla vicenda narrata in "Non dire notte", un romanzo abbozzato in anni lontani, poi ripreso e portato a compimento, e oggi, finalmente, tradotto in italiano. In questo avamposto di una nazione che è "una specie di impresa memoriale", vivono Theo e Noa, coppia in crisi. Lui sessantenne urbanista con un passato di successi alle spalle, ma ormai in disarmo (il deserto del Negev non è diventato un giardino fiorito, come lo immaginava Ben Gurion), l'amore per la solitudine, insonne che passa la notte in balcone, aspettando il momento più bello del deserto. Lei, molto più giovane, bella, frenetica e discontinua, insegnante di letteratura inglese. Un rapporto costantemente in equilibrio precario, narrato in prima persona dai due, vissuto in un luogo anch'esso precario, dove l'esistenza è un breve intervallo di tempo tra un silenzio e il successivo. L'armonia tra i due viene messa a dura prova dalle condizioni estreme di vita, dall'isolamento, dalla morsa dell'afa, dall'ululare del vento che rimanda refoli di sabbia, e dalle tensioni militari mai esplicitate eppure evidenti (Tel Kedar è protetta dal filo spinato e dalle guardie). Eppure, i due si amano, o meglio sarebbe dire "si saldano assieme", e Theo pensa che Noa sia la persona giusta accanto a cui invecchiare, un'anima bella da proteggere amorosamente dalle offese dell'esistenza. Noa però non si rassegna alla disillusione, anzi..L'occasione per risvegliarsi dal torpore arriva, seppure in circostanze tragiche. Un suo allievo muore per overdose (o suicidio?). Era un ragazzo silenzioso, indecifrabile, che in tutto l'anno scolastico aveva posto a Noa una sola domanda: "Quel che il poeta voleva o non voleva dire, ostacola la poesia?" Chiaramente, un dubbio e una riflessione che Oz rinvia al lettore (il dibattito è aperto..). Il padre del ragazzo, ricchissimo, convince Noa ad aprire in quel paese sperduto un centro per giovani tossicodipendenti intitolato al figlio. Da qui, lo scontro di Noa con la comunità (nessuno vuole drogati sotto casa..) e con il suo Theo rassegnato e fatalista, muto e impassibile, ma soprattutto stupito dalla ricerca di autonomia rivendicata da Noa. A questo punto, l'amore, la complicità, l'attrazione fisica che da sette anni li legano sembrano non essere più sufficienti a sostenere il loro rapporto, di fronte alle continue tensioni e alle tentazioni di compromessi politici. Lei non vuole mostrare le sue debolezze e chiedere l'aiuto di Theo, e lui non vuole interferire se non è richiesto. I due alla fine, contrapponendo con forza le loro personalità, scopriranno le autentiche ragioni che "li costringono" a stare insieme. La pace è possibile, secondo Amos Oz, se riesce a conquistare anzitutto i cuori degli individui: Theo e Noa riusciranno nell'impresa. Come già detto, la storia è narrata dai due protagonisti in prima persona, raccontando gli stessi episodi visti da occhi diversi, descrivendo non solo le loro vite, ma anche quella di vari abitanti di Tel Kedar, vecchi e nuovi immigrati, drammi immani e situazioni buffe. "Non dire notte", scritto con stile essenziale e crudo, illuminato da fulminanti passaggi poetici, è un romanzo che indaga i limiti e le grandi risorse dell'amore e della tolleranza, il valore dei sogni, le bizzarrie dei sentimenti. Al centro, la famiglia, "il soggetto più interessante, misterioso, paradossale, surreale, comico e tragico che esista", come lo stesso Oz l'ha definita in una recente intervista.

Non dire notte

di Amos Oz,

Feltrinelli, 2007

traduzione di Elena Loewenthal

pagine 248, euro 15,00

FONTE

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