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Libri/ Khaled Hosseini: "mille Splendidi Soli"

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Il nuovo libro sulle donne afgane di Hosseini, l'autore del "Cacciatore di aquiloni"

l'Anatolia poetica e crudele di Zaimoglu e l'Iran dalla Persia a oggi di un grande viaggiatore

Libri, via dall'Occidente percorrendo le strade dell'est

di DARIO OLIVERO

AFGHANISTAN

Il primo libro di Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni, ha venduto sette milioni di copie nel mondo e continua a vendere. Un libro che parla di Afghanistan e diventa un bestseller è uno di quei casi che fanno saltare ogni statistica e previsione del mercato librario. Ora lo scrittore, nato a Kabul ma cittadino americano, che ha fatto il miracolo è atteso alla prova più difficile, la seconda. Si intitola Mille splendidi soli (tr. it. I. Vaj, Piemme, 18,50 euro). Inutile e dannoso fare previsioni su come andrà (intanto l'editore ha tirato 250 mila copie in prima edizione). Veniamo alla trama. Poiché esiste sempre qualcuno più in basso nella scala sociale, ecco l'insegnamento della madre di Miriam, donna afgana che deve crescere una figlia non riconosciuta dal padre: "Imparalo bene e imparalo adesso, figlia mia. Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna cui dare la colpa". Con un amore che ricorda Almodovar, Hosseini regala il suo libro alle donne afgane, e in particolare alle ultime delle ultime tra loro. Attraverso la vita di Miriam e di Laila, attraverso i racconti del padre di Miriam, che pur non avendola accolta nella sua casa, ogni giovedì la va a trovare, attraverso la rassegnazione della madre disposta a fare di tutto pur di non permettere alla figlia di avere quell'occasione di riscatto che a lei è sempre stata negata, attraverso i fratelli di Laila morti nella jihad prende forma un altro grande affresco dell'Afghanistan degli ultimi cinquant'anni. Dalla caduta di Zahir Shah, all'arrivo dei sovietici a segnare il paese da un'altra guerra.

ANATOLIA

Feridun Zaimoglu è un tipo sorprendente. Nato in Turchia, vive in Germania da trent'anni. Che sia per la forza dei ricordi o per la trasfigurazione del passato in opera d'arte che è il primo elemento della letteratura, ha scritto un libro altrettanto sorprendente, Leyla (tr. it. M. Belardetti, il Saggiatore, 16,50 euro). Una famiglia in Anatolia con la Turchia in guerra in Corea al fianco degli americani. Il capo famiglia è un ceceno feroce e pieno di odio. Con la moglie e i figli comunica solo a bastonate, odia la terra che lo ha accolto quanto il bolscevismo che l'ha privato di una patria. Il carburante continuo del suo odio è una lettura riga per riga del Corano che lo giustifica in ogni eccesso di violenza. Ma ecco che la piccola della famiglia, abituata come madre e fratelli ad abbassare lo sguardo, riesce a trovare la sua personale e illuminata via verso la salvezza. Uno stretto sentiero che corre tra la dolce saggezza delle donne di Anatolia che circondano Leyla e il rischio continuo che la saggezza diventi superstizione. E che la porta lontano, verso Istanbul e ancora più in là verso la Germania portandosi dietro soltanto la parte migliore di quella dolcezza.

IRAN

Con la forza, la curiosità e lo stile che soltanto gli inglesi hanno in queste cose, Jason Elliot rinnova la tradizione di grandi viaggiatori ed esploratori che lo hanno preceduto. Raccogliendo i taccuini di tre anni di viaggi, mette insieme un libro poderoso dal titolo Specchi dell'invisibile. Viaggio in Iran (tr. it. V. Mingiardi, Neri Pozza, 28 euro). Racconta la Persia, infinitamente prima del 1979 e prima anche di quando nell'Ottocento divenne meta di romantici dandy inglesi alla ricerca del fascino del passato perduto tra le rovine. Racconta la Persia degli astronomi e degli ottici, dei filosofi e dei sufi, degli imperatori e dei giardini, delle donne e degli eretici, dei matematici e degli alchimisti, di mongoli e moschee, di Erodoto e Byron, di Ciro e Dario, di Susa e Persepoli. Continue incursioni nel passato e ritorni al presente, lo scià e gli ayatollah, Soraya e Khomeini, le strade di Teheran, la difficile condizione di essere sciiti circondati da sunniti, il gusto millenario per la speculazione filosofica nascosto in una chiacchiera con un tassista. Ed evoca il fascino di quella terra di mezzo sospesa tra Occidente e Oriente.

FONTE

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