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Provenzano, Il Film Delle Polemiche

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ROMA - Il ministro della Giustizia Clemente Mastella forse non gradirà L'ultimo padrino, miniserie in due puntate, su Canale 5 il 13 e 14 gennaio, dedicata alla cattura di Bernardo Provenzano. Il Male vicino al Bene, Michele Placido che del boss fa "un Padre Pio di Cosa nostra", il latitante convinto di "stare dalla parte giusta", quel vecchietto mite che mangiava cicoria come un pastore qualunque. Ma Provenzano "resta pur sempre un criminale che ha ammazzato un sacco di gente" e se c'è un personaggio positivo nel film, "il pubblico capisce che è l'uomo che lo cattura".

Questi gli argomenti - chiariti e rettificati - dell'incontro con la stampa dopo la polemica agitata da Mastella, che ha affidato a Tv Sorrisi e Canzoni il suo giudizio sulle fiction che parlano di mafia: "Sono contrario, non trovo giusto che figure negative come Totò Riina prima (poche settimane fa protagonista di Il capo dei capi, sempre su Canale 5, ndr), e Bernardo Provenzano ora, vengano elevate a mito. Il rischio è l'effetto emulativo e non giova ai giovani. Ma la fiction è già stata girata e non mi resta che vederla".

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L'ultimo padrino è diretto da Marco Risi, che a diciott'anni da Mery per sempre torna a lavorare con Michele Placido e la Taodue di Pietro Valsecchi. Non "la storia" di Provenzano, ma quella degli uomini che lo hanno trovato. Fra ritardi, intuizioni, sacrifici. "Mi interessava il confronto psicologico fra due solitudini", spiega Risi, quella del boss e quella del vicequestore che gli dà la caccia, Roberto Sanna, ispirato alla figura del dirigente dello Sco Renato Cortese e interpretato da Daniele Pecci.

Un approccio prudente alla vicenda, come spiegano gli autori (Stefano Bises e Leonardo Fasoli, con la collaborazione di Giovanni Bianconi, e Stefano Rulli come editor Taodue). I nomi non sono quelli veri, il boss è chiamato Iddu, O' Zio, "perché è fiction - dice Bianconi - e molte cose, come l'incontro fra Provenzano e la moglie, l'irruzione nella clinica di Marsiglia, sono rielaborate. Era più corretto usare nomi di fantasia".

Le polemiche sul rischio emulazione "mi lasciano interdetto - dice Risi - volevamo mostrare in che modo il Male può avvicinarsi al Bene. Penso al rapporto di Provenzano con la Bibbia, al suo lavoro, che dal suo punto di vista è sempre stato quello di mettere pace. Come disse al momento della cattura, 'non sapete cosa state facendo': lui era decisivo nella stabilità di Cosa nostra. Noi raccontiamo di un vicequestore, uno che sta 'sotto', quei giovani ai quali bisognerebbe dare opportunità. Mica è Mastella, che lo cattura. E' un nessuno".

Quanto al "misticismo" del personaggio, Placido vede "analogie fra Provenzano e Padre Pio, poi uno è andato verso il Male e l'altro verso il Bene. E' come se il boss abbia fatto un ritiro spirituale di venticinque anni - osserva l'attore - che gli ha permesso di perfezionare la sua intelligenza, superiore a quella di almeno il cinquanta per cento dei nostri parlamentari, e di tenere in scacco politici, magistrati, poliziotti. Un fascino sinistro ma attenzione - precisa Placido - perché resta un criminale".

Nessuno parla "di un personaggio positivo - precisa Risi - ma di un uomo che a un certo punto ha pensato che doveva diventare 'buono', anche se in realtà non si è mai sentito cattivo. Era convinto di stare dalla parte giusta ma costretto, ogni tanto, a commettere delitti. Il Male rientrava in una strategia necessaria a rimettere le cose a posto. Ma da parte nostra non c'è benevolenza". Nel rapporto con la fede Provenzano "si considerava autentico - aggiunge Rulli - un atteggiamento strumentale alla costruzione di carisma e potere. Questo ha reso la sua mafia più pericolosa di quella di Riina, perché sommersa. Faceva affari con tutti, destra e sinistra. Un elemento di modernità perché in passato la mafia, i comunisti, non li poteva vedere".

Non si chiude con Il capo dei capi e L'ultimo padrino il filone sulla criminalità organizzata, fra i più floridi della tv italiana. Fra i progetti attesi per il 2008 c'è La vita rubata, la storia di Graziella Campagna, 17enne del messinese uccisa dalla mafia nel 1985. Dopo lo stop di Mastella e le successive polemiche, dovrebbe andare in onda il 24 febbraio su RaiUno.

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