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L’uomo Che Tramuta Gli Stradivari In Oro

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L’uomo che tramuta gli Stradivari in oro

Dietmar Machold divenne ricco a cinquant’anni, praticamente dalla mattina alla sera. Gli era capitato di piazzare contemporaneamente quattro violini: tre Stradivari e un Guarneri del Gesù. Valevano parecchi milioni di euro e la sua commissione era del trenta per cento. Decise dunque di offrirsi qualcosa all’altezza del guadagno e si comprò il castello di Eichbül, non lontano da Vienna. Una fortezza malmessa ma carica di storia - ci avevano vissuto anche una figlia di Maria Antonietta e una sorella di Napoleone - e con un numero sufficiente di sale (diciassette, per la precisione) da poter essere residenza e quartier generale dei suoi affari.

Tutto questo accadeva dieci anni fa. Nel frattempo è entrata in casa, nel ruolo di giovane compagna e anfitriona, una maestra di violino austriaca e Machold, cavalcando la globalizzazione, ha allargato il mercato a Giappone, Cina e Corea, facendo lievitare le cifre e dunque le commissioni, ma collezionando anche un buon numero di affari dubbi e ovviamente di nemici. Oggi si fa chiamare «Herr Professor», titolo non del tutto ineccepibile, che gli ha fatto avere - tramite una laurea honoris causa - il ministro della Cultura austriaca, grato perché la più bella collezione di violini al mondo è stata venduta alla Banca nazionale austriaca e non a un oscuro tycoon cinese.

Se si guarda ai suoi studi, Machold è un violinista mancato. Cresciuto nella liuteria del padre a Brema - cinque generazioni di artigiani che in Germania si sono fatti un nome - un po’ tirando l’arco al violino, un po’ tirando calci al pallone, aveva capito abbastanza presto che non sarebbe diventato un solista né sulla scena né sul campo e aveva deciso di mettere a frutto diversamente le sue conoscenze in materia di legni e corde. La sua fortuna è stata quella di intercettare quel filone di follia che, con la globalizzazione, si è creato intorno ad alcune icone della cultura occidentale, come i quadri di van Gogh e, appunto, i violini della scuola di Cremona.

Machold ha venduto il suo primo Stradivari nel 1985 per 285 mila dollari a un certo Mr Kow, un cerimonioso coreano che gli aveva dato appuntamento al Checkpoint Charlie di Berlino, portato al di là del Muro all’ambasciata del Nord Corea, tenuto in sospeso per tutto il tempo che era servito a verificare l’autenticità dello strumento, poi congedato con una borsa di biglietti da mille marchi. Fu allora che Machold capì che quello che fino all’800 era stato un commercio limitato e nel ’900 si era aperto solo ai danarosi americani con il mal d’Europa, poteva riservare ben altre soddisfazioni, se solo si fosse puntato più sul business che sull’arte.

Quattro anni dopo apriva un ufficio a Zurigo, nel 1995 una filiale a New York, quindi Seattle, Tokyo, Seul. Il suo marchio - Machold Violini Rari - oggi è tra i più importanti nel mondo dei collezionisti e degli investitori. Del migliaio di archi fabbricati da Antonio Stradivari oggi restano 600 violini, 60 violoncelli e 12 viole. I violini Guarneri del Gesù - suo diretto concorrente in vita come in morte - sono 140. Sul mercato ogni anno ne arrivano fra i dieci e venti. Questa penuria spiega la follia che si scatena a ogni vendita e la crescita dei valori: nel 1971 il «Lady Blunt» - quasi tutti gli Stradivari hanno un nome e una biografia - fu venduto da Sotheby’s per duecentomila dollari. Nel 1998 il «Kreutzer» - appartenuto al violinista cui Beethoven dedicò la sua celebre sonata - fu affidato a Christie’s, che spuntò un milione e mezzo di dollari. Due anni fa è stato battuto lo «Hammer» - così chiamato dal collezionista svedese che lo possedeva nell’800 - per tre e mezzo. Alla prossima asta, dicono gli esperti, si arriverà a sei milioni di dollari.

Chi suona questi gioielli che valgono cinquecento volte il loro peso in oro? I grandi solisti, ovviamente. Ma anche le giovani promesse. Istituzioni come la Banca austriaca o la Fondazione tedesca per la vita musicale li comprano per mecenatismo e li danno in prestito gratuito a chi considerano degno di suonarli. Difficilmente li rimetteranno sul mercato. Per questo prosperano i falsi, i contenziosi, gli scandali. E Herr Professor Machold.

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