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enomis86

Se Il Reality Scopre Le Rockstar Di Domani

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Se il reality scopre le rockstar di domani

Noi italiani continuiamo a lamentarci della inamovibilità del Festival di Sanremo, lo chiamiamo vecchio e bacucco per la sua formula di gara fra cantanti/canzoni: in realtà, il Resto-del-mondo si è in qualche modo ultimamente impadronito della meccanica del format già nazional-popolare; gli hanno tolto la sacralità e la prosopopea che sono tutte italiane, e hanno trasformato la gara in un programma tv di grandissimo successo in tutte le culture, dalla Cornovaglia fino alle Ande. E’ in fondo buffo che l’«inventore» sia un discografico (collega di Enzo Mazza presidente della Fimi, che recentemente ha pronosticato per Sanremo non più di 5 anni di vita): è inglese, si chiama Simon Cowell, ha 49 anni, ed è diventato celeberrimo (e s’immagina pure ricco) costruendo 2 show sulle gare musicali; uno di questi, X Factor, sta per arrivare pure in Italia, con la Magnolia di Giorgio Gori, su Raidue: per la data d’inizio si parla di marzo, per la conduzione di Simona Ventura con Francesco Facchinetti; le audizioni cominceranno il 23 gennaio a Roma. (Info www.xfactor.rai.it; 0423.73.30.60).

Ma la più celebre delle creature di Cowell è, negli Stati Uniti, American Idol, che dal 2001 mette in fila giovani sconosciuti più o meno talentuosi in una contesa all’ultima nota nella quale lo stesso discografico è giudice supremo, insieme con Paula Abdul e Randy Jackson. La settima edizione di American Idol comincia stasera e i media americani da giorni ne parlano ampiamente, proprio come succede da noi con Sanremo. Il tutto per la gioia della tv Fox che ospita il «pop-culture phenomenon» come lo chiamano qui, collezionando una media di trenta milioni di audience. Lo show del martedì ha costruito la fortuna di alcune star arrivate dal nulla e approdate in un amen in cima alle hitparades (Kelly Clarkson e Carrie Underwood viaggiano intorno ai 10 milioni di cd venduti), ha collezionato premi Grammy, l’anno scorso è arrivato persino agli Oscar per Dreamgirls, grazie alla vittoria come attrice non protagonista dell’ex contendente Jennifer Hudson; inoltre il tour dei concorrenti è una delle glorie imperdibili dell’estate più popolare degli americani.

Gli analisti del fenomeno, raccontando la crisi del sesto anno (ascolti scesi dell’1 %, mancata consacrazione di una vera star) sono pronti a scommettere che pure la lunga protesta degli sceneggiatori finirà per dare un aiutino agli "Idols", essendoci ben pochi altri programmi leggeri in questo periodo. Spiega però Cowell: «L’arma segreta del programma sono le audizioni pre-show: l’emozione dei contendenti, la tensione, la follia, sono diventati il miglior spettacolo d’America».

Come si vede, c’è ancora il reality che mette fuori il naso, un po’ come accadeva con Music Farm di Raidue, giubilato dopo il 2006 per scarsità di ascolti. Cavalcando comunque l’onda di American Idol, per la sua Inghilterra Cowell ha cambiato un po’ gli ingredienti e si è inventato tre anni fa X Factor: ci sono tre squadre capitanate da altrettanti giudici, che sono pure star conosciute ai più. Squadre e capisquadra si combattono a colpi di canzoni. La formula è dilagata, ormai si gareggia pure in Arabia Saudita, Australia, Marocco, Islanda, Germania, Russia, Spagna; all’elenco si aggiungerà l’Italia da marzo, quando sarà passata l’onda lunga di Sanremo che si porta sempre dietro una certa non riluttanza a parlar di musica in tv.Info: www.xfactor.rai.it. Non si sa mai.

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