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Patti Smith, La Sua Vita In Un Film

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BERLINO - Undici anni di immagini, di concerti, di parole, undici anni di vita pubblica e privata di Patti Smith. E Dream of life, il film del fotografo Steven Sebring, che, dopo i Rolling Stones e Neil Young ha portato alla Berlinale un altro mito del rock.

"Rock? Punk? E solo la pigrizia dei giornalisti che ha bisogno di mettermi addosso un'etichetta, io sono sempre stata indipendente, fuori dagli schemi, scrivo e canto solo quello che sento. Canto, ma sono anche una madre, dipingo, scrivo poesie, a casa ascolto Wagner", reagisce Patti Smith, protagonista di un incontro stampa vivace e veemente, durante il quale rivendica l'importanza della musica, anche se, dice "il mondo è cambiato, la musica può ancora ispirare, ma c'è bisogno dell'azione della gente, delle marce, delle contestazioni, dei boicottaggi, del voto". Quanto al suo di voto "sto ancora studiando i candidati, ma questa campagna elettorale è positiva, è energetica, risveglia gli animi di tanti americani delusi".

Tra i momenti più toccanti del film ci sono le visite alla tomba del marito Fred - "Mi piace visitare le tombe di amici o di grandi che non ho conosciuto. Non sento la morte, ma lo spirito della loro vita. A mio marito parlo delle cose che gli piacciono, gli lascio le sue sigarette, il suo cognac" - e il concerto del '99 a Gerusalemme, durante il quale lesse brani della Torah, del Nuovo Testamento, dell'Islam. "Fu una delle serate che non dimenticherò mai, tra il pubblico c'era gente delle tre religioni, era un momento in cui era viva la speranza della pace. Durante il concerto mi arrivò la notizia che mio padre stava morendo, e la serata diventò straordinaria, vivevo una forte emozione sociale e nello stesso tempo una sentimento profondamente personale".

Per esprimere il suo parere sulla situazione attuale in Medio Oriente, lascia da parte le parole, si alza e canta "Because the night" che scrisse con Springsteen, accolta dall'applauso commosso della stampa internazionale che affolla la sala. "Le notizie dal Medio Oriente mi strappano il cuore. Si uccidono civili, si uccidono bambini, si armano bambini indotti ad uccidere. Nessuna logica al mondo può giustificare una tragedia come questa. Ma forse non ho il diritto di parlare, sono americana e, come tutti gli americani, sono anch'io colpevole di quello che Bush sta facendo in Iraq".

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