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Tenero E Violento Il Barbaro Vlaminck

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PARIGI

Il mio ardore mi permetteva ogni audacia, ogni imprudenza per trascurare le convenzioni del mestiere. Volevo far nascere una rivoluzione nei costumi, nella vita di quel momento, mostrare la natura in libertà, liberarla dalle antiche teorie, dall'autorità del classicismo che io detestavo come detesto l'autorità del generale o del colonnello. Non provavo né gelosia né odio, ma una smania di ricreare un mondo nuovo. Rinforzavo tutti i toni, trasponevo in un'orchestrazione di colori puri tutti i sentimenti percepiti. Ero un barbaro tenero e pieno di violenza».

Queste righe si leggono nel libro Tournant dangereux del 1929, dove Maurice Vlaminck (1876-1958) descrive se stesso, all'inizio della sua straordinaria e controversa ricerca creativa, come un giovane bohémien anarcoide, carico di pulsioni vitali e insofferente a ogni costrizione, ma anche impegnato in una appassionata ricerca, cosciente di essere tra i protagonisti di una fase cruciale di rinnovamento dell'arte. Prima di diventare pittore a tempo pieno, Vlaminck corre in bicicletta (vincendo anche molte gare) e soprattutto, per vivere, dà lezioni di violino e suona in orchestre di cabaret. Scrive anche romanzi abbastanza licenziosi.

L'esigenza dei giovani più innovatori, a Parigi, era di uscire dalla ormai stanca maniera impressionista, e andare al di là delle rigidità neoimpressioniste, per non parlare delle fughe simboliste dalla realtà. E Vlaminck, insieme all'amico Derain (con cui crea uno stretto sodalizio a partire dal 1900) entra ben presto in rapporto con Matisse, capofila riconosciuto di una rivoluzionaria concezione pittorica, dando vita (anche con altri come Marquet, Friez, Mauguin, Van Dongen, Dufy, Braque) all'esplosivo gruppo che, a partire dalla famosa esposizione nel 1905 al Salon d'Automne, prenderà il nome di Fauves, secondo una definizione divulgata dal critico Vauxelles (che a suo dire l'aveva sentita pronunciare come un insulto da uno spettatore scandalizzato).

Tra questi artisti Vlaminck è il «fauve» più istintivo, per il suo carattere e per la foga espressionista della pennellate a stesure piatte con colori puri caratterizzate da violente accensioni cromatiche rosse, arancioni, blu e gialle, e anche per le deformazioni impresse agli elementi dei paesaggi, alle nature morte e alle figure. Non stupisce che il suo punto di riferimento principale sia soprattutto Van Gogh, che può conoscere in modo approfondito nel 1901 visitando una mostra di suoi dipinti alla Galerie Bernheim.

La svolta fondamentale della sua carriera avviene nel 1906, quando Ambroise Vollard (il grande mercante di Cézanne, Gauguin, Picasso e Matisse) decide di comprargli la maggior parte dei dipinti prodotti per 1200 franchi (una cifra che l'artista considerava allora enorme) assicurandogli regolari acquisti futuri. Da quel momento potrà vivere solo di pittura. Successivamente anche Kahnweiler lavorerà con lui, fino alla guerra. Grazie anche a questi forti agganci nel sistema dell'arte nuova, le sue opere saranno esposte a livello internazionale, in mostre fondamentali come quella del Blaue Reiter nel 1912 a Monaco e come l'Armory Show a New York nel 1913.

La grande retrospettiva che si è ora inaugurata al Musée du Luxembourg documenta molto bene i primi 15 folgoranti anni dell'avventura artistica di Vlaminck (dal 1900 al 1915), mettendo in scena 69 quadri, 19 ceramiche e alcune sculture africane raccolti dal pittore. Il gruppo più consistente di tele è quello dei paesaggi dipinti lungo la Senna soprattutto a Chatou (qui aveva un atelier assieme a Derain), Pecq e Rueil, dove emerge con evidenza lo scarto espressivo con l'impressionismo e il neoimpressionismo, determinato dall'intensità cromatica antinaturalistica e dal fluire libero delle pennellate. Ancora più interessante in senso espressionistico è la serie dei ritratti, a partire dalle contorte fisionomie della donna al bistrot (Sur le zinc) e dell’Homme à la pipe del 1900, fino ad arrivare alle figure di ragazze di vita come La fille du Rat Mort e la «femme au chien» del 1905-6.

Nel 1907, come Derain, Vlaminck è influenzato da Cézanne, e si interessa in modo particolare all'elaborazione spaziale e volumetrica dello spazio compositivo, dipingendo molte nature morte e paesaggi che si avvicinano alle soluzioni formali elaborate in quel momento da Braque e Picasso, ma senza arrivare mai al vero cubismo. La mostra è anche un'occasione per vedere una parte poco nota dell'attività dell'artista, e cioè la produzione di vasi e piatti di ceramica dipinti, iniziata (su sollecitazione di Vollard) già nel 1906 e proseguita per tutta la vita.

VLAMINCK. UN INSTINCT FAUVE

PARIGI, MUSÉE DU LUXEMBOURG

FINO AL 20 LUGLIO

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