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Pajitnov: Il Free Software Distrugge Il Mercato

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Alexey Leonidovich Pajitnov, classe 1956, non la manda certo a dire: "Il free software è il parto di uno stato mentale di ribellione adolescenziale nichilista, e non porta da nessuna parte". All'inventore di uno dei più importanti giochi della storia, il mitico Tetris, il concetto di software libero non piace per nulla: una posizione che, provenendo da un ex-cittadino sovietico ed ex-dipendente Microsoft, può a seconda dei punti di vista stupire o suonare ovvia.

In una intervista rilasciata ad un periodico spagnolo, Pajitnov racconta l'evoluzione del mondo IT vista da dietro la cortina di ferro: "(Nell'URSS, ndr) non eravamo neanche lontanamente vicini al progresso occidentale. C'erano i grossi supercomputer, quelli delle agenzie governative, che erano di un certo livello: ma i personal computer erano una specie di cloni ibridi messi assieme con pezzi provenienti dall'Ungheria". Niente interfacce grafiche, solo schermi monocromatici: "E questo in istituti tecnologici di prim'ordine". Come dire che altrove andava anche peggio.

Ma è quando l'intervistatore tenta un parallelo tra l'esperienza utopica del socialismo sovietico e la spinta capitalistica di Microsoft che Pajitnov si lascia andare: "Secondo me, il free software non dovrebbe esistere", sentenzia. Il perché è presto detto: "Mentre ci sono gruppi di persone che cercano di creare un mercato che generi ricchezza e prosperità, arrivano degli irresponsabili che affossano queste aziende".

Per Pajitnov non c'è alcun aspetto positivo nel software libero: "Non fa bene né allo sviluppo né alla tecnologia: non crea benessere, è solo una dimostrazione di sterile ribellione". E Red Hat, che vende servizi di assistenza per Linux? "Un caso isolato". E Richard Stallman, paladino del movimento? "Le idee di Stallman appartengono ad una era tramontata: durante gli anni settanta e ottanta era diverso il clima, non c'erano possibilità di business e dunque sembrava logico condividere tra studiosi per crescere insieme".

Oggi, invece, c'è un mercato: "Bisogna crescere, maturare e accettarlo", conclude Pajitnov. Il mondo è cambiato, e noi con lui.

Fonte: Punto Informatico

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