Il Senso Di Taragoni Per La Macchia

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Una mostra per celebrare un collezionista genovese piuttosto singolare. Mario Taragoni, finanziere, economista, fra gli anni 30 e 70 del ‘900 ha raccolto un buon numero di opere, qui una settantina, dipinte dai Macchiaioli. Comprava per passione e gusto, selezionando in modo del tutto personale. Ecco allora che i numerosi Fattori non appartengono in genere al periodo della «macchia» bensì al momento successivo, quello della riflessione sulla tecnica, sull’esistenza, dei ritratti e del lavoro nella Toscana arsa dal sole, come in Strada di paese con contadini dell’89-’90, o nel superbo Mandriano trascinato da un bove infuriato, più tardo, dalle pennellate vibranti, spezzettate. Sono in genere minuscoli, tranne il vitalissimo Marcatura di torelli in Maremma, dell’87, che si afferma per qualità.

Poi Silvestro Lega, il più angosciato, melanconico, febbrile, nei ritratti femminili di eleganti signore o contadine segnate dalla fatica, sino allo splendido Donna con scialle rosa del ’93-94, dove la giovane dagli occhi tristi è avvolta da un turbinio di rosa. Né mancano un giovane Boldini prima di Parigi, Cecioni, Telemaco Signorini e il Piccio. Molto spazio è offerto a Spadini nei ritratti della sua famiglia, e compaiono altri come Furini e Puccini. Insomma una raccolta - fra le poche dell’800 pressoché intatte sino a ora - che si impone come ritratto d’un personaggio sensibile, che seppe guardare con i propri occhi a un fenomeno nuovo quale fu quello dei Macchiaioli. La mostra è curata da Silvestra Bietoletti, promossa da Arthemisia, e si vale di un comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci che in catalogo (ed. Skira) rivisita il fenomeno toscano e la figura del collezionista fissato in un certo periodo del ’900.

I MACCHIAIOLI, CAPOLAVORI DELLA COLLEZIONE MARIO TARAGONI

VENEZIA, ISTITUTO DI SCIENZE, LETTERE E ARTI, PALAZZO CAVALLI FRANCHETTI

FINO AL 27 LUGLIO

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