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agnese83

Schwazer, Marcia Trionfale A Pechino

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impresa dell'altoatesino

Schwazer, marcia trionfale a Pechino

L'azzurro vince da dominatore la 50km di marcia con il nuovo primato olimpico. "Ho provato ad allungare, ho visto che non mi stavano dietro. E sono andato"

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PECHINO - "Se sto bene, non mi stanno dietro" aveva detto alla vigilia. Oggi Alex Schwazer stava bene, molto bene. E nessuno è riuscito a stargli dietro. Vince da dominatore la 50km di marcia. Quando entra nel sottopassaggio del "Nido" alza il braccio destro, l'indice teso, muovendolo ritmicamente al passo della sua marcia cui nessuno ha saputo e potuto resistere. L'ultimo avversario, il russo Nizhegorodov, gli è stato vicino 8 chilometri prima. Poi via da solo verso quel momento, verso il rettilineo, con il dito al cielo, in omaggio al nonno appena scomparso, per il quale sfida anche il Cio, portando una striscia nera sulla spallina destra. La smorfia, all'arrivo non è di fatica ma di gioia per un traguardo sognato e raggiunto. Si mette le mani al volto, s'inginocchia, bacia la pista e non trattiene le lacrime. Poi con il tricolore in mano saltella, corre, si rotola su un tappetino del salto: è il momento della gioia e del trionfo. Gli altri devono ancora mettere piede nello stadio.

LA GARA - La rabbia per il terzo posto di Osaka, al Mondiale, gli ha dato la forza di inseguire il risultato più importante con convinzione metodica, con la sua forza naturale educata ora anche a distribuire lo sforzo: tanta gamba, ma anche testa e psicologia. Faceva un po' paura, prima della gara, sentirlo dire: "So che sono il favorito. Non mi spaventa. Anzi. Se sto bene, voglio provare a vincere". Tanta convinzione non sempre si traduce in successi. Ma il carabiniere altoatesino non è uno che parla per darsi forza. Lo fa quando sa di avere i mezzi per esprimerla. Ha dominato la gara in modo quasi disarmante per gli avversari, dando la sensazione di poter disporre di tutti come e quando avesse voluto. Una gara di testa con un primo allungo dopo 5 chilometri poi in un gruppetto il russo Denis Nizhegorodov, il cinese Jianbo Li, l’australiano Jared Tallent, il francese Yohan Diniz. Uno dopo l'altro si arrenderanno. Dal 40esimo chilometro Schwazer aumenta il ritmo. L'ultimo a cedere è il russo, ma lo fa di schianto, tanto che poi sarà rimontato dall'australiano, che vince l'argento. Dietro di loro il vuoto. E negli ultimi cinque chilometri Alex marcia verso lo stadio assaporando ormai l'oro, facendo vedere con gesti anche inattesi la propria convinzione al pubblico, alle telecamere: mostra i muscoli, si avvicina gli spettatori. La sua mente è già lì, all'arrivo e a quel dito al cielo.

"MI SEMBRAVA DI STARE A LETTO" - Schwazer migliora il record olimpico di 1' 20'' (3 ore, 37'09'"). Tutti arrivano stremati dietro di lui, anche molti dopo minuti dopo. Il più vicino è Tallent a quasi 2 minuti, poi Nizhegorodov a 3'05''. Il quarto, lo spagnolo Garcia è a 7minuti. Ma Alex stupisce anche nel dopo gara: "Oggi ho faticato - dice - ma non tanto. Fino a tre ore di gara mi sembrava di stare a letto, non volevo neanche allungare, poi ho preso l’acqua, ho fatto 20 metri un po’ più forte e ho visto che si staccavano e allora ho allungato. Tutto qua Quando sei superiore è sempre facile, di tattica non bisogna neanche parlare. Io volevo aspettare un pochino a partire, so che ho il miglior finale di tutti e non avevo bisogno di andare avanti". La gioia, quella sì è grande: "Nell’ultimo giro non sapevo cosa fare, era talmente grande la mia gioia". Ricorda il nonno ("La dedica è per lui") e chi lo ha accompagnato nell'impresa. "Questa gara l’ho vinta durante tutto l’anno. Per farlo bisogna avere tanta gente che ti vuole bene. Senza Sandro Damilano non sarei arrivato in queste condizioni, lui è stato fondamentale. Poi devo anche ringraziare il gruppo di Saluzzo, perché non è che uno deve pensare solo ad allenarsi. Ogni tanto - aggiunge Schwazer - bisogna anche scherzare e noi siamo i numeri uno in questo". Inifine ci tiene a dire che la sua è e resterà una medaglia pulita: "Non so quello che farò nel futuro, magari arriverò decimo o ventesimo ma sono convinto che io sono forte perché sono forte, perché quando mi alleno riesco a esprimere la mia forza e non ho bisogno di fare certe cose"..

Fonte

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