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Robbie Williams: Io Re Del Pop Sul Tetto Del Mondo

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Sul numero di Magazine in edicola giovedì

Io re del pop sul tetto del mondo

Già tutto esaurito lo stadio San Siro di Milano dove, il 22 luglio, la star inglese Robbie Williams terrà l'unico concerto italiano. In dieci anni «Robbo» ha conquistato il pianeta, America esclusa, grazie a un mix di alto e basso che l'ha trasformato in un'icona, anche gay, dei nostri tempi. Al punto da dare il suo nome a un telefonino di ultima generazione

Su eBay, l'asta elettronica di Internet, i due biglietti di terzo anello blu, distante dal palco quanto la Terra da Orione, che «stockmicky 84» ha messo in vendita a due mesi dal concerto, hanno raggiunto la quotazione, in rialzo, di 256 euro («stockmiky84» li ha pagati 38 euro più prevendita l'uno, come si legge sui preziosi tagliandi fotografati in digitale per testimoniarne l'esistenza). Qualche partecipante all'asta deve aver protestato per il prezzo dei biglietti e la qualità dei posti. Il venditore ammonisce: «Storcete il naso per il posto? La sera del concerto rischiate di pagarli 500 euro dai bagarini!».

Sold out, tutto esaurito lo stadio San Siro di Milano dove, il 22 luglio, Robbie Williams terrà il suo unico concerto nel nostro Paese, con l'esibizione di Madonna il 6 agosto a Roma (vedi box a pagina 44), l'evento dell'estate musicale italiana. Polverizzati i 70 mila biglietti milanesi, al pari del milione e mezzo di ticket venduti in un solo giorno all'apertura dei botteghini per il tour mondiale 2006 di Robbie: 44 date in 14 paesi, per un totale di 2,6 milioni di spettatori. Un sabba che rende omaggio alla popstar più star del momento. Come ha scritto un critico, «un mix tra la grinta di Freddie Mercury, la riservatezza di George Michael e la passione autodistruttiva di Elton John». Robbie Williams piace perché è contemporaneamente alto (alcune delle sue migliori canzoni hanno un'indiscutibile classe melodica e interpretativa) e basso (ha fatto della canotta uno stile di vita). Fisicità punk (nel 2000, a Imola chiuse la sua performance con una cover dei Sex Pistols), e fare piacione da moderno Frank Sinatra. Non un artista di culto, ma un personaggio largamente popolare, al punto da dare il suo nome a un telefonino di ultima generazione.

A scuola era una schiappa

Nove anni fa, era il 1997, la stampa italiana fu invitata in un grande albergo milanese per la promozione del primo album solista di Robbie Williams. I Take That, la boy band di cui Robbie faceva parte, si erano da poco sciolti all'apice del successo. Williams ne era uscito in malo modo, anche se non si è mai capito se fu lui ad andarsene o se furono i suoi compagni a farlo fuori. Non era un gran bel periodo per lui. Cocaina e alcol, ingrassato di 18 chili, depresso. Pessime le sue apparizioni live, come l'ospitata al rock festival di Glastonbury, Inghilterra, strafatto sul palco degli Oasis, all'epoca amici fraterni poi rivali tra risse e polemiche. Timido e impacciato, palleggiando con un pallone da calcio all'interno di una saletta per riunioni di informatori farmaceutici, Robbie Williams rispondeva svogliatamente alle domande dei cronisti. Nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di lui. Per il debutto solista aveva scelto un pezzo di George Michael, Freedom. Tutti a dire: facile con le canzoni degli altri. Tra i Take That aveva la fama del più mattacchione, non certo del più talentuoso. Nella boy band le attenzioni le aveva sempre catalizzate il bel Mark Owen, adorato dalle fan e di cui si diceva un gran bene. Mark Owen oggi è un morto di fama, che ha partecipato al Grande Fratello inglese. Williams, il mattacchione, in dieci anni da solista ha pubblicato 8 album, ha venduto più di 50 milioni di copie, ha firmato con la Emi un ricco contratto discografico da 75 milioni di euro. Angel, una delle sue canzoni più celebri, è il brano più richiesto ai funerali e nelle dediche radiofoniche degli innamorati. Robert Peter Williams è nato in Inghilterra, a Stoke-On-Trent il 13 febbraio 1974. Da bambino sognava di diventare Superman e gli amici lo chiamavano «Robbo», all'incirca «testa grossa»: «Non perché fossi un genio, ma perché ce l'avevo proprio grossa». A scuola lo ricordano come una mezza schiappa. Il suo primo impiego fu presso un fiorista, poi rappresentante. La mamma, la prima a credere nel suo talento artistico, rispose a un annuncio sul giornale: «Cercasi giovani cantanti-ballerini per nuova boyband». Da quell'inserzione nacquero i Take That.

Nel suo letto anche le Spice Girls

Robbie Williams si considera un «dolce seduttore». Nell'autobiografia Feel racconta di aver fatto sesso con migliaia di ragazze. La prima, di Liverpool quando aveva 15 anni. Tra i flirt accreditati, una travolgente passione con Naomi Campell quando lei era impegnata con Flavio Briatore. Con Nicole Appleton, della band femminile All Saints, ha avuto una lunga e intensa relazione. Avrebbe potuto diventare padre se la casa discografica della Appleton non l'avesse obbligata ad abortire perché il business prima di tutto. Courtney Love tentò di portarselo a letto ma lui rifiutò: «E troppo racchia per me». La leggenda vuole che tra le sue lenzuola siano finite anche le Spice Girls, pare non tutte e quattro contemporaneamente. Invece, non ama le fan, soprattutto le italiane : «Troppo moleste». E Robbie non fa salti di felicità quando viene da noi: «L'Italia è il mio paese preferito, dopo gli altri». In Internet pullulano blog di presunte ex partner che magnificano le sue capacità sessuali. Anche i gay lo desiderano. Dopo David Beckham, c'è Robbie Williams come icona gay. Voci sulla sua presunta omosessualità sono sempre circolate. Ha vinto una causa contro alcuni giornali britannici che gli hanno attribuito relazioni omosessuali. Intanto, si dice che stia ultimando un album dance, «secondo lo stile di Kylie Minogue», proprio per venire incontro al suo numeroso pubblico gay. E l'ultimo cd Intensive Care contiene un brano intitolato Your Gay Friend.

Ha paura del buio

Robbie Williams vive a Beverly Hills, Los Angeles, dove ha comprato due case. In California è un perfetto sconosciuto. Dopo aver tentato invano di sfondare nel mercato americano, si è messo il cuore in pace e si gode il suo dorato anonimato. Gran tifoso di calcio, Robbie possiede una quota della sua squadra del cuore, il Port Vale, club inglese di seconda divisione. Tra le fobie dell'artista c'è la paura del buio. Un tempo, per proteggersi, in camera da letto teneva un martello, una pistola, un barattolo di gas liquido e un accendino. Oggi si può permettere una security personale.

Roberto Rizzo

FONTE

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