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La Roma Imperiale Negli Argenti Di Pompei

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La Roma imperiale negli argenti di Pompei

di Francesco Prisco

Un viaggio indietro nel tempo attraverso le consuetudini giornaliere della Roma imperiale, uno sguardo sul gusto decorativo e sul senso di praticità degli antichi quando sedevano a tavola.

Il tutto partendo da un elemento nobile ma, soprattutto, essenziale. Può essere intesa così la mostra “Argenti a Pompei” che dall’1 aprile al 30 ottobre raccoglierà per la prima volta insieme, negli spazi del Museo archeologico nazionale di Napoli, le più ricche collezioni di utensili in argento rinvenute nell’area archeologica vesuviana.

Un viaggio indietro nel tempo attraversato da fortissime suggestioni culturali, perché pochi elementi come l’argento erano così cari alla romanità. Chi ne volesse una prova può rileggere il “Satyricon” di Petronio. «A me, a dire il vero, piace l’argento – spiegava infatti ai suoi ospiti Trimalchione, il più pittoresco personaggio del romanzo latino -. Ho cento orcioli o quasi, della misura di un’urna: in uno c’è scolpita Cassandra che uccide i figli, e i bimbi morti sono fatti in modo da sembrare proprio vivi. Ho poi un’anfora lasciata dal mio patrono, dove Dedalo chiude Niobe nel cavallo di tr**a. Su certe coppe ho i combattimenti di Emerite e Petraie, e come pesano!». Oltre cinquecento opere, molto simili a quelle magnificate da Petronio, troveranno eccezionalmente sede nel Museo archeologico partenopeo, utensili plasmati da artigiani esperti, lussuosi ma insieme “discreti”, veri e propri status symbol di una società che cercava, anche durante i banchetti, di autorappresentarsi. Nessun posto meglio dell’area vesuviana rende testimonianza dell’amore degli antichi per questo materiale, dal momento che praticamente la metà del vasellame in argento di età romana scoperto negli ultimi secoli proviene da quei siti, conservato in ottimo stato grazie alla lava del Vesuvio che nel 79 dC ha sepolto Pompei ed Ercolano. L’esposizione napoletana, curata dagli archeologi Pietro Giovanni Guzzo, Antonio d’Ambrosio, Mariarosaria Borriello, Stefano De Caro, Teresa Giove, Marisa Mastroroberto, Maria Luisa Nava e Grete Stefani, si articola su un inedito percorso in tre sezioni, che vuole da una parte proporre una ricostruzione del servizio tipico del banchetto in età romana, dall’altra presentare i numerosi ed eccezionali ritrovamenti che, a partire dai primi anni dell’Ottocento, si sono susseguiti in zona. L’ultimo, in ordine di tempo, mai esposto fino ad ora, costituito da 20 pezzi, è emerso nel 2000 da una gerla in vimini rinvenuta tra i reperti recuperati nel complesso dei triclini di Moregine, località poco distante da Pompei, nel corso del lavori per la terza corsia autostradale dell’autostrada Napoli-Salerno. Questa collezione si aggiunge agli altri grandi “tesori”, tra cui, quello più ricco quanto a numero di pezzi (ben 118) che fu ritrovato nel 1930 in una cassa di legno della casa del Menandro di Pompei. Conosciuta in precedenza solo da fonti di archivio e per lungo tempo dimenticata, tanto da non essere mai stata ricostruita ed esposta nella sua totalità, è poi la collezione della casa pompeiana di Inaco ed Io, un tesoro scoperto nel 1836 e costituito da 65 pezzi, articolati in set omogenei. Ben più note sono invece le argenterie del cosiddetto “tesoro di Boscoreale”, emerso nel 1895 nella cisterna per il vino della grande villa rustica della Pisanella: si tratta di 109 pezzi di oro e di argento che furono portati clandestinamente in Francia e oggi conservati al Louvre di Parigi. I quattro grandi tesori sono la degna conclusione di un percorso di mostra che presenta, nella sezione centrale, altre scoperte minori quanto a numero dei pezzi. Accanto ai reperti già noti delle case pompeiane del Fauno, dell’Argenteria, degli Epigrammi, di Epidio Primo e dei Quadretti teatrali, vengono presentati, per la prima volta ricostruiti, i contesti del Foro triangolare, della “Domus VIII 2, 23”, della “Villa B” di Oplontis e, non ultimo, il contesto oggi conservato presso l’Antiquarium Comunale di Boscoreale.

Al temine del percorso espositivo, il visitatore di buone letture e fervida fantasia riprenderà ancora una volta le parole del “Satyricon” a commento della mostra: «Potei così vedere dei piccoli pescatori di bronzo disposti sopra le lucerne, e mense di argento massiccio con tutto intorno coppe di argilla dorata, e il vino che scorreva a fiotti da un otre sotto i nostri occhi».

Argenti a Pompei”, Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Dall’1 aprile al 30 ottobre

Catalogo Electa

Info: 0815441494

FONTE

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