La Carica Delle Spagnole

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PENELOPE CRUZ GUIDA UNA GENERAZIONE DI CANTANTI E ATTRICI INDIPENDENTI E DETERMINATE

La carica delle Spagnole

19/6/2006 di Laura Cardia

MADRID. Una figlia vittima della violenza paterna, una madre fantasma da gestire, una serie di vicine inquiete e complici, come solo le donne sanno essere. Non si può dire che in «Volver» Raimunda-Penélope Cruz abbia una vita noiosa. «Ho letto la sceneggiatura in aereo e me ne sono innamorata subito» ha detto l'attrice. E si capisce, Almodóvar l'ha scritta pensando a lei. Sempre più sicura di sé, bella, orgogliosa, Penélope poteva diventare una delle grandi dame di Hollywood grazie agli amori celebri, ma ha preferito la libertà alle sette religiose di Tom Cruise, ha preferito «un'agenda piena di impegni» a Matthew McConaughey. Forse adesso flirta con Adrien Brody sul set di «Manolete», ma intanto si gode i trionfi di «Volver».

A 32 anni l'attrice madrilena è il volto più famoso di una nuova generazione di donne spagnole, nate in democrazia, cresciute sotto Aznar, favorevoli all'allargamento dei diritti di Zapatero. Dietro di lei ci sono ragazze toste, impegnate, indomabili. Come la ventisettenne Bebe, che rischia di trasformare in tormentone estivo «Malo», canzone denuncia contro la violenza domestica, in corsa per il Festivalbar. «Non è un tema che ci riguarda perché va in televisione. Ci tocca perché fa parte della società che noi stiamo creando» ha spiegato ai fans in una chat. Con il suo primo Cd, «Pa' fuera telarañas», è diventata un modello e una bandiera per molte ragazze. Nelle sue canzoni parla di autonomia, indipendenza e, perché no?, di sano egoismo. Come nell'hit «Ella» in cui la protagonista, stufa di vivere una vita non sua, scende in strada per scoprire che il mondo è lì per lei, e al diavolo il resto. «Sono impegnata, ma non voglio portare una bandiera, sono cose che dovremmo sentire tutti» ha detto. Sono temi insoliti per una cantante latina, per di più accompagnati da un rock aggressivo, mescolato alla rabbia dell'hip hop e all'energia del flamenco. Ma evidentemente incuriosiscono: ai Latin Grammy ha ottenuto, ineguagliata, 5 nominations.

Stesso spirito indipendente e stesso look sbarazzino, con minigonna d'ordinanza, per un'altra spagnola di riferimento in forte ascesa, la ventiquattrenne Raquel del Rosario, vocalist di El sueño de Morfeo, miglior gruppo rivelazione ai Premi della Musica. Espressione dolce e volontà di ferro, a 18 anni ha lasciato le Canarie per andare a cantare nelle Asturie. «Ancora oggi non so come i miei mi abbiano lasciato». Il successo è arrivato dopo qualche apparizione ne «Los Serranos», popolare serial di Tele5. Il primo CD, «El sueño de Morfeo» parla d'amore e di attese con un originale rock dai tocchi celtici, tipici delle Asturie. Nelle canzoni Raquel, «maniaca dei testi» assicura di non preoccuparsi per i commenti su di lei. E adesso ne sente tanti, dato che è la fidanzata di Fernando Alonso. «A nessuno piacerebbe essere perseguitato per strada dai paparazzi» dice sulla sua nuova situazione. Ma poi si districa abilmente tra un privato felice e le trappole della popolarità.

Piacerebbe ad Almodóvar per complessità e contraddizioni anche Estrella Morente, la voce più intensa del nuovo flamenco. In «Volver» interpreta per Penélope Cruz una versione flamenca del magnifico tango di Carlos Gardel. Volontà d'acciaio dietro il volto di madonna andalusa e il glamour da star hollywoodiana, è sposata con un torero, secondo il cliché spagnolo più classico, ma ha voluto riprendere la carriera dopo due maternità. Lo ha fatto con un disco, «Mujeres», in cui rende omaggio alle grandi signore della musica latina, da Chávela Vargas all'appena scomparsa Rocío Jurado. Senza la cui energia non potrebbero esserci le volitive ragazze della Spagna di Zapatero, da Penélope a Bebe.

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