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Axum, Odissea Di Un Simbolo L'obelisco è Ancora In Pezzi

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Le autorità etiopiche: "L'Italia si era impegnata a rimetterlo al suo posto"

I Beni culturali: "L'Unesco coordina i lavori, a noi la direzione scientifica"

Axum, odissea di un simbolo l'obelisco è ancora in pezzi

A due anni dalla restituzione mancano i fondi per erigere la stele trafugata nel 1937

Difficoltà per l'invio dei macchinari, appena arrivati gli ultimi finanziamenti

dal nostro inviato di CRISTINA NADOTTI

AXUM - L'obelisco è in terra d'Etiopia. Peccato che sia ancora imbragato, diviso in tre pezzi e sistemato in modo provvisorio sotto delle tettoie ai margini del parco delle stele di Axum. Il simbolo dell'indipendenza etiopica, che con grande pompa fu riportato, nel marzo-aprile 2005, al luogo da cui l'aveva trafugato Mussolini nel 1937, sembra un macchinario in un cantiere abbandonato, con i lavori a metà.

I turisti gli passano vicino senza guardarlo, le macchine fotografiche già puntate sulla stele principale del parco e sul gemello dell'obelisco delle polemiche. Anche questo giace a terra, spezzato in tre tronconi, da quando gli axumiti cercarono di erigerlo circa 1700 anni fa. Qualche italiano si guarda intorno, se non altro perché in tutti gli aeroporti dell'Etiopia grandi cartelloni voluti dalla linea aerea nazionale, Ethiopian Airlines, celebrano "il ritorno a casa e la ri-erezione dell'obelisco di Axum", con profusione di bandierine etiopi e italiane incrociate.

Le bandiere ci sono anche qui: quella nazionale sventola all'ingresso del parco, quella italiana, tutta scolorita, è un foglio in un raccoglitore di plastica trasparente su uno dei tre tronconi dell'obelisco. Con un sorriso sdentato un uomo guarda divertito gli stranieri che scattano foto alla bandierina sbiadita: approfittando della tettoia che protegge l'obelisco, ha messo su quattro pareti di lamiera e si è costruito un rifugio di fortuna. A lui il ritorno a casa dell'obelisco ha fatto comodo.

La maggioranza degli etiopi solleva le spalle se si chiede perché l'obelisco sia ancora lì dove fu sistemato provvisoriamente due anni fa. Le guide del posto e il responsabile dell'ufficio turistico di Axum mettono insieme spiegazioni confuse su ritrovamenti di necropoli che hanno ritardato la ricollocazione, infiltrazioni d'acqua che renderebbero insicura la posa e concludono con "non ci sono i soldi". Il ministro del Turismo e per le celebrazioni del Millennio, Seyoum Bereded-Samuel, sulla questione taglia corto: "Gli italiani si erano impegnati a rimetterlo al suo posto. Ci dicono che i lavori sono a buon punto e che tutto è nelle mani dell'Unesco. Speriamo di riaverlo in piedi entro il settembre del 2008, quando si concluderanno i festeggiamenti del secondo millennio della chiesa copta".

In Italia c'è chi aveva annunciato che l'obelisco sarebbe stato di nuovo a posto questa primavera. Lo scorso 28 ottobre Giuseppe Proietti, capo del Dipartimento per la ricerca e l'organizzazione del ministero per i Beni culturali, aveva detto che la prima fase dell'analisi archeologica dell'area dove sorgerà la stele era finita e che entro pochi giorni sarebbero partiti i lavori per rimettere a dimora l'obelisco. Forse contava sugli angeli che si dice abbiano costruito le chiese del sito vicino, a Lalibela. Ieri ha dichiarato: "È l'Unesco che coordina i lavori, a loro spettava bandire la gara di appalto, che si è conclusa, per avviare i lavori per la ricollocazione. Speravamo che le loro procedure fossero più snelle, il ruolo dell'Italia continua per quanto riguarda la direzione scientifica".

Francesco Bandarin, direttore del centro del patrimonio mondiale dell'Unesco risponde: "Il ritorno dell'obelisco prevedeva due fasi e due finanziamenti. La prima era quella del trasporto fino all'Etiopia, la seconda quella per il riposizionamento. Diciamo che c'è stato un problema di "montaggio finanziario", per l'arrivo dei soldi, solo lo scorso ottobre è stato perfezionato lo stanziamento del milione e mezzo di euro che servirà a rimettere in piedi la stele".

Un problema di soldi, insomma, ma non solo, perché fonti dell'ambasciata italiana ad Addis Abeba sostengono che il governo etiope si dovrà far carico delle operazioni di sdoganamento dei macchinari, in arrivo a Djibuti, per rialzare la stele. "È un progetto complicato - sottolinea Bandarin - non si può passare dal porto eritreo di Massaua, Djibuti è molto lontano e Axum si trova a 2000 metri di altezza, collegata su strade sulle quali i carichi eccezionali come i macchinari procedono a 10 chilometri all'ora".

Per ora di pronto c'è solo il buco nel quale dovrebbero essere sistemate le fondamenta, un lavoro difficile perché c'è anche da assicurarsi che le vibrazioni non danneggino le altre stele del parco. Era stato tutto più facile per Mussolini, che non si era posto problemi nel frantumare la base dell'obelisco. Quella, anche con i soldi e la tecnica italiana, non si recupererà più, sarà rifatta di cemento armato. Si spera entro il 2008.

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